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Indice principale : Librogame Stranieri : Fighting Fantasy : 

Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
Titolo: 01 - The Warlock of Firetop Mountain  Piu' letteValutazione: 8.00  Letture:1605
Descrizione   Steve Jackson e Ian Livingstone
Descrizione   Armato di due dadi, una matita e una gomma, puoi intraprendere la pericolosa ricerca per trovare il tesoro dello Stregone. Sarai TU a dover decidere quale strada seguire, e quali mostri affrontare con l'elaborato sistema di combattimento offerto dal libro.
Forse non sopravviverai al tuo primo viaggio. Ma con esperienza, abilità e fortuna, ogni nuovo tentativo ti porterà più vicino al tuo grande obiettivo...
Valutazione media: (1) (10)
Data pubblicazione 27/11/2007
Inviata da: EGO il 28/11/2007
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 8 8
Descrizione
     Questo è lo storico volume che apre l’era dei librogame che fanno uso di dadi per determinare l’esito degli eventi. Fu scritto a quattro mani da Steve Jackson e Ian Livingstone nel 1982; l’avventura è divisa in due parti, di cui Livingstone scrisse la prima e Jackson la seconda (e si può vedere subito l’impostazione che ognuno dei due avrebbe dato ai suoi libri successivi, specialmente per quanto riguarda Livingstone). Per eliminare le differenze stilistiche, Jackson si incaricò poi di riscrivere tutto il testo, che quindi è interamente suo.

Inutile negare che Warlock sia un’avventura di Dungeons & Dragons per il giocatore singolo; non è niente di più e niente di meno. C’è il dungeon, c’è il dragon (bellissimo, un piccolo capolavoro di un Russ Nicholson presumibilmente giovane ma già abilissimo), c’è lo stregone bello e cattivo, c’è il tesoro da arraffare, e c’è tutto l’assortimento di corridoi, porte, chiavi, spade, archi, scheletri, vampiri, goblin, più qualche idea originale qua e là, ma non molte. L’obiettivo è naturalmente quello di esplorare il dungeon e di ammazzare lo Stregone, Zagor, per rubare il suo favoloso tesoro. Ma non sarà così facile: il forziere di Zagor ha ben tre serrature, nelle quali vanno inserite altrettante chiavi numerate i cui numeri, sommati, daranno la combinazione finale. E c’è una sola strada che permette di recuperare tutte le tre chiavi giuste, e come se non bastasse ci sono anche delle chiavi fasulle, in grado di attivare trappole mortali…

L’impostazione delle due parti del libro è completamente diversa: la prima è il classico dungeon di Livingstone, pieno di porte e di brillanti scelte del tipo “apri la porta o prosegui?”, e naturalmente non permette di tornare indietro a prendere qualcosa che potremmo aver dimenticato. La seconda parte, invece, è quasi tutta occupata dal famoso Labirinto di Zagor, un budello di corridoi pieni di crocevia e passaggi segreti che riportano regolarmente in sezioni già visitate, col risultato che ci si perde con meravigliosa facilità (ma basta farsi una mappa e tutto sarà più chiaro). E’ un labirinto che ricorda molto quello che Steve attribuirà a Zharradan Marr nel suo ultimo libro, e la stessa battaglia finale con Zagor, in quanto a opzioni disponibili, costituisce sicuramente la base di quella contro Balthus Dire nel volume successivo.
Stupisce soprattutto la quasi completa assenza dei famosi paragrafi di morte: sono soltanto tre, e non sono per niente istantanei, visto che vengono offerte numerose possibilità di non arrivarci. Sinceramente il libro è altamente rigiocabile anche così, per cui non è molto chiaro come mai in futuro questi paragrafi siano stati così abusati. Anzi, benché io abbia trovato le chiavi giuste al secondo tentativo, mi sono divertito a giocare ancora per esplorare tutti i passaggi.

Quello che manca a Warlock è quel colpo di genio che lo renda unico e indimenticabile. E’ un libro, come prevedibile, basato per la maggior parte sui combattimenti e sulla creazione di una mappa, e benché sia molto ben fatto ho l’impressione che all’epoca esistessero centinaia di migliaia di persone che, se solo avessero avuto l’idea, sarebbero state in grado di scrivere qualcosa di assolutamente analogo; bastava un’infarinatura di base di D&D. E’ un po’ anonimo, un po’ generico, e già dal secondo libro Jackson se ne sarebbe venuto fuori con qualcosa di molto più solido e originale con La Rocca del Male. Eppure, The Warlock of Firetop Mountain riesce a farsi amare e ricordare, per via di un fascino particolare e sottile, dovuto forse alla sua ingenuità, allo stretto legame con quei canoni del fantasy che ogni giocatore di ruolo ha conosciuto ai suoi esordi, alla sua atmosfera che riesce ad avvincere nonostante l’ambiente contenga tutto e il contrario di tutto, all’apparente libertà di scelta e di movimento, alla sensazione di essere costantemente guidati ed istruiti da un vero e proprio dungeon master. Nonostante i 25 anni, è un libro che ha ancora qualcosa da dire.

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