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Indice principale : Librogame Stranieri : Fighting Fantasy : 

Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
Titolo: 23 - Masks of Mayhem  Piu' letteValutazione: 7.00  Letture:1425
Descrizione   Robin Waterfield
Descrizione   Morgana, la perfida strega di Krill Garnash, ha intenzione di scatenare i suoi spaventosi Golem, a cui niente e nessuno potrà resistere, perché sono equipaggiati con le Maschere del Caos, che conferiscono potere su ogni cosa. Solo TU puoi porre fine ai suoi malvagi disegni, ma attento: pericoli e tradimenti ti attendono ad ogni passo, e sarà difficile trovare aiuto.
Valutazione media: (1) (10)
Data pubblicazione 28/11/2007
Inviata da: EGO il 17/12/2007
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 7 7
Descrizione
     La trama che fa da sfondo a Masks of Mayhem è una delle peggio spiegate che io abbia mai letto in un librogioco. Il protagonista è un re, un grande re, regnante giusto e saggio e superguerriero, insomma una megacombo irresistibile, un mix tra Conan e Re Artù, e stranamente nel libro queste sue caratteristiche traspaiono pure. Il suo attuale cruccio è una strega di nome Morgana (qualcuno ha detto Re Artù? Ah sì, io), che si è procurata dodici Golem che dovrebbero seminare caos, morte, panico et distrutione su tutto il continente… no, non da soli, perché sono dei Golem generici che li ammazzerebbe anche il paggio di corte, però Morgana li vuole rendere invincibili dotandoli ciascuno di una maschera che infonde in sé l’essenza di un potere naturale. Ecco, io la storia di che cosa sia esattamente questo potere racchiuso in ogni maschera non l’ho proprio capita, è un tantino troppo vicina alle filosofie greche dell’arché e Waterfield, anche dai nomi che mette nei suoi libri, mi sembra uno che nella Grecia antica ci sguazza. Mi chiedo se abbia letto anche la serie di librogame.
Comunque, so che vi state chiedendo come mai il fikissimo mago di corte che ci viene a dire tutto questo non organizza un bel conclave di maghi per sigillare Morgana in una dimensione alternativa; nei racconti fantasy succede sempre, e Fighting Fantasy stesso è pieno di storiacce simili (ne avremo la dimostrazione tra qualche volume). Be’, vede Sire, il fatto è che le forze magiche scatenate in un simile conflitto creerebbero altrettanto danno quanto i Golem equipaggiati con le dodici maschere. Invece è meglio prevenire che curare, e dato che Morgana deve ancora creare l’ultima maschera, tanto vale che il re si improvvisi pure medico ed estirpi il Male prima che non sia più curabile.

Anche se mi viene da buttarla sul ridicolo, Masks of Mayhem mi è discretamente piaciuto, senz’altro più di Rebel Planet. Lo stile di scrittura è abbastanza buono e la storia contiene un elemento di mistero che compare dal primo paragrafo e si accumula fino alla fine, dove i nodi vengono al pettine (letteralmente però, perché il finale è davvero tirato per i capelli, veloce e sintetico come in un libro di Andrew Chapman). Trovo che i punti cruciali della trama siano stati sviluppati bene, e alcune ambientazioni e situazioni sono suggestive. Se invece parliamo del gioco, be’, i vizietti di Robin non sono stati certo redenti, e quindi in Masks of Mayhem ritroviamo quella bastardaggine del libro precedente: se odiate i libri di Ian Livingstone per via del true path che ti fa credere che esistano diverse strade quando ce n’è poi una sola, o per via dei Tenta la fortuna sparsi dappertutto in stringhe apparentemente infinite, o ancora per gli instant-death senza preavviso, spietati, brutali, generati da lanci di dado dalle probabilità impensabili, allora non toccate questo libro, perché è strutturato esattamente così (e anzi, sembra che lo stesso Livingstone lo abbia usato come manuale per introdurre alcune “simpaticissime” trovate nel suo prossimo libro). Davvero, le probabilità di morire in Masks of Mayhem superano di molto la soglia del ridicolo: sei nella nebbia, giri nella direzione “sbagliata”… e sparisci dalla faccia del pianeta. Ti fermi a esaminare un luogo… e vieni ammazzato alle spalle. Procedi a tentoni nel buio, Tenta la fortuna: sei sfortunato? Allora cadi in un burrone. Sei fortunato? Allora incontri dei mostri, che hanno una lanterna. Li batti, devi tornare indietro; Tenta la fortuna. Sei sfortunato? Nel buio cadi in quel burrone di prima. Eh ma cazzo, prendere quella lanterna no?
Il punto dell’avventura che tutti odieranno senz’altro è quello dell’incendio sulla pianura, perché è uno spettacolare collo di bottiglia palesemente ispirato a Steve Jackson: quasi tutte le opzioni riconducono prima o poi a un paragrafo di morte, e peggio ancora, la sopravvivenza dipende soltanto dal risultato di un dado: se ti va bene ne vieni fuori, se ti va male, anche se hai fatto le scelte giuste, vai arrosto.
Ora, forse potrà sembrare strano, ma a parte l’incendio, non ho trovato troppo pesanti le morti istantanee del libro; la maggior parte si trova comunque abbastanza precocemente, mentre più avanti nel libro alcuni paragrafi mortali si riciclano e si possono evitare abbastanza facilmente; inoltre, dopo l’incendio quasi tutte le situazioni letali si possono evitare trovando qualcuno che ci svela come evitarle, perciò la cosa si fa meno disonesta. In realtà, infatti, ciò che fa veramente imbestialire in Masks of Mayhem è il fatto che, per trovare un oggetto indispensabile, si è in completa balìa della fortuna. Prima di tutto devi trovare il paragrafo che potrebbe portarti a quell’oggetto, e poi devi tirare due dadi: ebbene, se fai da 4 a 10 NON troverai l’oggetto, e quindi non potrai finire il libro. Ed ecco che, grazie a questo singolo evento, le probabilità di poter finire con successo l’avventura, anche sapendo tutto e avendo buoni punteggi, è inferiore al 50%; aggiungiamoci la probabilità di uscire vivi dall’incendio, e la riuscita di tutti i Tenta la fortuna obbligatori, e… be’, mi sembra ovvio che Masks of Mayhem è uno di quei libri in cui l’onestà non paga. Io sono stato onesto finché ho potuto, ma una volta venuta fuori questa cosa mi sono concesso di far finta che quel tiro di dadi non esista. E’ veramente chiedere troppo.

Ad ogni modo, ripeto, Masks of Mayhem non è affatto un libro malvagio, anzi. L’ho trovato più giusto e sopportabile di Rebel Planet, oltre che naturalmente molto più interessante. E in ogni caso varrebbe la pena di metterci le mani sopra solo per i disegni di Russ Nicholson, che qui ha prodotto delle tavole come non gliene avevo mai viste fare, tanto che questo è uno dei gamebook meglio illustrati di sempre.

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