In questo sito il protagonista sei tu.
Registrati ne Il Mondo Dei Librogames  
Login
Nome utente:

Password:

Ricordami

Hai perso la password?

Registrati ora!
Ricerca
Menu principale
Statistiche Utenti
Membri:
Oggi: 0
Ieri: 0
Totale: 1330
Ultimi: Cucciola78

Utenti Online:
Guests : 0
Membri : 69
Totale: 69
Lista utenti Online [Popup]
Utenti più attivi
1
lonewolf79
3954
2
FalcoDellaRuna
3427
3
Gurgaz
2622
4
Xion_Aritel
1734
5
=Dr.Scherzo=
1452
6
MetalDave
1262
7
Devil_Arhangel
1228
8
Skarn
1174
9
UomodiAnaland
1090
10
Federico
1025
Nuovi utenti
Cucciola78 12/11/2021
Alexthelord 20/5/2021
il_regno_di_Ozz 27/4/2021
riki25 11/4/2021
RangerDelSommerund 5/4/2021
Mirsea 28/3/2021
Marco 27/1/2021
Rinaldo 8/12/2020
giuseppe95 24/11/2020
Spymode 23/11/2020

Indice principale : Librogame Stranieri : Fighting Fantasy : 

Categoria: Librogame Stranieri Fighting Fantasy
Titolo: 34 - Stealer of Souls  Piu' letteValutazione: 8.00  Letture:1216
Descrizione   Keith Martin
Descrizione   Il nome di Mordraneth insinua il terrore nel cuore di ogni abitante di Titan. Ora egli ha trovato il modo di scatenare una terrificante armata magica su tutte le terre. Il mago Alsander è stato rapito, e tu dovrai liberarlo dall'Isola della Disperazione. Ma riuscirai anche ad entrare nell'Impero delle Illusioni, ad affrontare Mordraneth e a salvare Titan?
Valutazione media: (1) (10)
Data pubblicazione 7/12/2007
Inviata da: EGO il 16/9/2008
Valutazione generale: Valutazioni di categoria: 8 8
Descrizione
     Ancora una new entry tra gli autori di Fighting Fantasy: stavolta si tratta di Keith Martin, noto al pubblico italiano per il suo secondo libro, La cripta del vampiro. E c’è da dire che quello di Martin è forse l’esordio più lodevole di tutta la collana, perché al primo tentativo questo autore riesce ad azzeccare la formula giusta. Rinunciando alle velleità narrative esibite per esempio da Robin Waterfield o dalla coppia Mason-Williams, Martin sembra rifarsi direttamente al capostipite della serie, e confeziona un’avventura in pieno stile Dungeons & Dragons. Perfino lo spunto non ha niente di diverso da quello di una normalissima avventura di D&D: il mago oscuro Mordraneth ha rapito il mago Alsander per carpirgli segreti da sfruttare per la conquista di Allansia. Gli altri maghi sanno che Alsander è rinchiuso sull’Isola della Disperazione, ma fingono un attacco al covo di Mordraneth come diversivo: in realtà la liberazione del mago verrà affidata ad un avventuriero solitario, il nostro avventuriero! E noi non accetteremo la missione per nessun altro motivo se non il denaro e la gloria che ne deriveranno!

Non sembra una missione molto nobile, e in effetti non lo sarà mai, nemmeno dopo il prevedibile “cambio programma” che si verifica dopo aver salvato Alsander. Questo però non è importante finché il gioco è molto divertente, e se non è divertente Stealer of Souls si farà meglio a lasciar perdere i librogame! L’avventura è in sostanza un grande dungeon, diviso in tre parti distinte: l’isola, le Cripte e il luogo finale, che non vi svelo. Proprio come nella Cripta del vampiro, l’esplorazione degli ambienti deve avvenire in sequenza precisa, perché se si oltrepassa un certo punto Martin provvede a chiudere tutte le altre strade che prima ci offriva. Quindi se, per esempio, arriviamo ad un trivio nord-sud-ovest e prendiamo la strada a nord, possiamo ancora visitare le altre due; se prendiamo invece quella a sud ci viene preclusa quella nord, e se prendiamo quella ovest, che procede nell’avventura, non potremo più esplorare nessuna delle altre due.

Tuttavia per questo libro non si può parlare di true path, perché in realtà il giocatore potrebbe tirare un personaggio di Abilità da 10 a 12 (di meno è sconsigliato) e procedere dritto senza mai imboccare una singola stanza o corridoio laterale, e riuscire lo stesso a vincere. Quello che si ottiene esplorando gli altri ambienti nella giusta sequenza è una serie impressionante di oggetti, più di venti e quasi tutti utili o per sbloccarne altri, o per facilitare gli scontri con i mostri. Complice la relativa facilità della missione principale, va da sé che frugare tutto il dungeon è la principale attrattiva del gioco, ma è un’attrattiva seducente: pur finendolo al terzo tentativo, ho rigiocato il libro altre due volte per provare tutti i corridoi e disegnarne la mappa, e posso assicurare che è un’esperienza soddisfacente che purtroppo Fighting Fantasy non offre spesso, a causa di complicazioni astruse e tonnellate di morti istantanee. Per questo mando un grosso abbraccio a Martin, che ha inserito nel libro la grande cifra di 8 (otto!!!) paragrafi di morte, quasi tutti raggiungibili fallendo un Tenta la Fortuna; uno solo è una morte istantanea vera e propria, ed è anche prevedibile se si parla con la persona giusta. Qualcuno vuole ancora farmi credere che l’unico modo per rendere interessante e difficile un librogame è quello di riempirlo di nemici con Abilità 12, di checkpoint assurdi e di morti imprevedibili? Con un colpo solo, il primo, Keith Martin fa spazza via queste leggende e ci ricorda che la vera soddisfazione in questi libri si ha dall’esplorazione e dalla scoperta, che lui offre a piene mani.

Certo, magari la trama non ha l’impatto e le sofisticatezze di un Creature of Havoc o di un Crypt of the Sorcerer, ma se si gioca molto meglio, chi ci fa caso? Oltretutto lo stile di Martin non è per niente piatto o sintetico: le descrizioni sono molto efficaci e i dialoghi frizzanti e curiosi, grazie al tipico sistema di promuovere l’interazione con tutto ciò che non attacca per primo. Il libro non manca dunque di atmosfera e di interesse per quanto riguarda il testo, e per i disegni, be’, basta un nome: Russ Nicholson! Ogni volta che questo artista illustra un librogame sembra aver raggiunto il massimo, eppure continuo a vederlo migliorare: Stealer of Souls è sicuramente il migliore dei suoi lavori che abbia visto finora, con 30 illustrazioni favolose tra cui un drago come non se ne erano mai visti.

Non ci sono proprio dubbi, Stealer of Souls è un ottimo librogame. Il voto è limitato solo dal fatto che il lavoro di Martin è squisitamente “tecnico”, un dungeon nudo e crudo senza finestre e senza pretese narrative. Quando il risultato è di così alta qualità, però, simili pretese possiamo tranquillamente lasciarle ad altri.

Informa un amico | Segnala link interrotto

Pubblicità Recensioni
copyright (c) 2006-2007 IMDL All right reserved