Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 9/6/2007 23:03:11 FIGLI DELL’ARMAGEDDON (I) --- di Terry Brooks Io non disprezzo Terry Brooks, perché è grazie ai suoi romanzi che ho scoperto il genere fantasy. Ciononostante ho gradualmente perso ogni interesse per i suoi scritti, incentrati ognora sulle medesime tematiche e sullo sfruttamento permanente di uno stile narrativo di successo. Se non lo avessi ricevuto in regalo, non avrei mai preso in mano I figli dell’Armageddon, primo romanzo dell’ennesima trilogia del fortunato scrittore americano. Non nego che i primi paragrafi hanno solleticato le mie corde. Il libro è ambientato in una terra post-apocalittica, devastata dalle guerre batteriologiche e dalla comparsa di una razza di esseri superiori, chiamati Demoni. Il pianeta è ecologicamente sconvolto, assieme alla civiltà come noi la conosciamo. I pochi sopravvissuti vivono asserragliati nelle cosiddette fortezze, grandi edifici facilmente difendibili, bersagliati dai continui attacchi dei demoni e degli umani da loro asserviti. Coloro che non accettano di vivere nelle fortezze sono emarginati ed isolati. Questo è il destino degli Spettri, una banda di ragazzini capeggiati dall’intraprendente Falco. Che speranza resta agli uomini, in questo mondo terribile? Esistono i Cavalieri del Verbo, cui è stato conferito uno speciale potere magico per combattere i Demoni. Il libro riesce appena ad abbozzare le storie di due Cavalieri: Angela Perez, partita in cerca del popolo degli Elfi, e Logan Tom, il cui compito è trovare il Variante, una creatura chiave nella lotta contro i Demoni. In 340 pagine si conoscono a malapena i personaggi principali e viene presentata la nuova ambientazione, se di novità possiamo parlare. Gli Elfi sono ancora intenti a preservare l’Ellcrys (più nota al grande pubblico come l’Eterea), la magia è un dono di natura conferito a chi risolverà la questione (il Variante), mentre gli altri la posseggono sotto forma di oggetti (i bastoni dei Cavalieri del Verbo). Stesso stile narrativo di sempre, con continui flashback sul burrascoso passato dei protagonisti e decine di pagine riempite con riflessioni, domande e considerazioni fini a se stesse. Nulla da eccepire su questo. È ben scritto, è scorrevole e non scade mai di tono. Solo che non è interessante ed è uguale a qualsiasi altro libro di Terry Brooks, salvo il contesto. I figli dell’Armageddon è una semplice introduzione alla nuova saga, perché in quanto a fatti ha poco da offrire. Almeno ciascun romanzo del Ciclo di Shannara esauriva una storia, pur lasciando mille percorsi aperti per sfruttare (commercialmente) la trama. Questo libro, invece, interrompe la narrazione d’un sol botto, senza che sia accaduto un accidente di niente. Non è una questione di pregiudizio. Dopo i primi capitoli sembrava promettere bene, se non altro una collocazione diversa avrebbe permesso allo scrittore di spaziare su campi ed argomenti mai trattati. Al contrario, la missione consiste nel ricercare i perduti Elfi (nell’Oregon invece che a Morrowindl) e salvare un fantomatico Variante (che stranamente non si chiama Ohmsford), mentre un essere malvagio chiamato Delloreen (=Mietitore) è stato inviato sulle tracce della protagonista da un altro demone di nome Findo Gask (=Dagda Mor). Come in passato, i nomi scelti da Brooks suonano ancora in modo orribile. Poca azione, dialoghi stringati e tanti, tantissimi pensieri. Sinceramente non mi intriga leggere i dubbi e le difficoltà dei personaggi letterari, quando restano confinate nel contesto del libro senza assumere valore universale. Purtroppo con Brooks si sa che è così e che non c’è alcuna speranza di evoluzione. La maturità lo porta ad esasperare le caratteristiche che hanno fatto la sua fortuna, come è tipico degli odierni autori di best-seller. Non posso biasimarlo: in fondo quando si vive stabilmente alle Hawaii e si incassano milioni di dollari l’anno scrivendo libri sempre uguali, perché mai rischiare di rovinarsi la festa e la fama solo per il gusto di cambiare? |