Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 20/12/2007 19:07:12 DUNE --- di Frank Herbert Da tempo conosco i dettagli dell’universo fantascientifico di Frank Herbert, poiché il suo romanzo Dune è stato sfruttato per realizzare un film e numerosi videogiochi. Di questi mi ha sempre colpito l’ambientazione originale ed avulsa dai canoni del genere, oltre alla buona qualità che li accomuna, per cui a lungo mi sono chiesto come potesse essere il libro che ha stimolato altri autori a sviluppare lavori così pregevoli. Non sono stato deluso, perché Dune è un racconto affascinante, mistico ed introspettivo, che non poteva essere svelato completamente né dal film di David Lynch, né dai videogiochi della Westwood. In un ipotetico futuro il pianeta sabbioso Arrakis, noto anche come Dune, diventa lo scenario dove si giocano le sorti dell’universo. Il motivo è la presenza della spezia melange, una droga dagli strani poteri che consente a chi ne fa uso di rompere le barriere dello spazio e del tempo. La spezia è la chiave del viaggio interstellare, perciò chi controlla Dune detiene il potere assoluto sul commercio e sulla vita dell’Impero. L’equilibrio di potere tra la Gilda dei Mercanti, le Grandi Case nobiliari e l’Imperatore Shaddam IV è molto fragile, perciò la crescente influenza di un leader come il Duca Leto Atreides deve essere fermata. In combutta con gli acerrimi rivali di Leto, la Casa degli Harkonnen, l’Imperatore concede al Duca il feudo di Arrakis e poi lo assale alle spalle per cancellare la sua discendenza. La concubina del Duca, Lady Jessica, e il giovane figlio Paul riescono a fuggire nel deserto, dove sono accolti dai nativi di Arrakis, gli indomiti Fremen. Il consumo di spezia incrementa le capacità di Paul e lo rivela all’universo come lo Kwisatz Haderach, l’essere superiore che da novanta generazioni le streghe Bene Gesserit avevano tentato di creare. Divenuto capo incontrastato dei Fremen, Paul Atreides guida il suo nuovo popolo contro gli Harkonnen e l’Imperatore, in una guerra che deciderà il destino del cosmo. Dune sorprende per forza espressiva, per la facilità con cui il lettore viene trasportato in un universo retto da strane leggi e nonostante tutto riesce ad immedesimarsi. Herbert non ha bisogno di prolisse descrizioni o di una prosa ampollosa: il testo è prevalentemente in discorso diretto, sia i pensieri che le frasi pronunciate, perciò le 500 pagine scorrono via veloci. Ciascun riferimento è puntuale ed aggiunge una nota di colore in più a questa storia di tradimenti, faide e giochi di potere. L’universo proposto non ha le classiche connotazioni ipertecnologiche. Al contrario, pare di assistere ad una trasposizione nel futuro di un’epoca come il tardo Seicento, dove i casati nobiliari contavano ancora ma erano già istituzioni decadenti. I combattimenti sono dominati da pugnali e veleni, tanto che ci si chiede dove siano le armi da fuoco, la cui presenza è appena percepibile sullo sfondo. Per non parlare dei poteri mentali di alcuni individui, più simili a magia che ad abilità acquisite con l’allenamento, o dell’improbabile società dei Fremen, gente permeata di religione e rigide consuetudini che possiede una tecnologia in grado di permettere la sopravvivenza sul’inospitale Arrakis. L’accostamento di tanti elementi di diversa ispirazione dà vita ad un quadro caotico e sbilanciato, ma proprio per questo forte e convincente. Non ci sono figure di secondo piano o momenti morti in questo romanzo, anzi, questi vengono sistematicamente eliminati da cesure temporali. L’autore racconta solo ciò che merita attenzione, perciò il risultato è molto avvincente. Non si tratta però di un romanzo denso di azione: quasi tutto si svolge nella mente dei vari personaggi e deriva dalle loro percezioni, normali od extrasensoriali. Dune è un viaggio alla scoperta di un mondo fantascientifico e delle sue insolite consuetudini, narrato in modo chiaro e diretto, anche se Herbert sa essere inquietante ed ermetico, soprattutto nella parte finale. Un libro che consiglio soprattutto a chi non ama la fantascienza, poiché riesce a toccare le corde emotive in misura superiore a quanto solletica l’immaginazione. |