Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 9:08:20 1984 --- di George Orwell In mezzo a letture voluminose ed antiche, ho accolto un invito a dedicarmi ad un romanzo contemporaneo. Prendendo in mano 1984 sapevo già a cosa andavo incontro e cosa avrei trovato in quelle 325 pagine unte e bisunte (la copia che ho trovato è stata stampata proprio nel 1984); ciononostante la sorpresa e le emozioni provate sono state forti e vivissime. Scritto nel 1948 da un Orwell che si stava già spegnendo (morirà entro un anno dalla pubblicazione), 1984 è un prezioso esempio di letteratura utopistica, o meglio, anti-utopistica. La storia ci precipita in un’epoca dove la società umana è stata completamente soggiogata dal totalitarismo partitico, dalla propaganda, dalle mistificazioni e dall’oppressione più invasiva. In questo tragico futuro, il protagonista Winston Smith sente che qualcosa non va, che la realtà come è mostrata dal “teleschermo” non è quella vera e che la situazione attuale non è quel tripudio di gioia e felicità che il Partito vorrebbe dare a intendere. La sua ribellione interiore comincia a palesarsi quando avvia la scrittura di un diario, atto eversivo in quanto deliberata manifestazione di volontà individualistica. Un po’ alla volta Winston cerca di evadere i controlli, prima acquistando merci dal mercato nero, poi avviando una relazione amorosa clandestina con una ragazza di nome Julia. Assieme giungono perfino a contattare un cospiratore, un membro di una Fratellanza segreta che lotta contro il regime, e gli offrono la loro collaborazione. Verranno poi arrestati e Winston subirà un terribile lavaggio del cervello, che lo porterà ad accettare con devozione tutto ciò che aveva rinnegato, prima dell’inevitabile fucilazione. Il suo odio per il Gran Fratello, il fantomatico capo del Partito, alla fine sarà trasformato in sincero amore. Anche se oggi ha perso il fascino della funesta profezia, questo libro non manca di toccare e in certi tratti perfino di terrorizzare. Orwell possedeva una conoscenza assai chiara dei metodi e delle pratiche usate dai totalitarismi, altrimenti certe sue congetture sarebbero apparse ridicole. È stupefacente scoprire, invece, come l’autore prenda alcune idee vigenti nelle dittature europee (sopratutto quella stalinista) e costruisca con lucidità la loro evoluzione fino alle estreme conseguenze. Oggi siamo in grado di tirare un sospiro di sollievo, ma ai lettori dell’epoca certi sviluppi debbono essere apparsi più che plausibili. Alcune parti di 1984, soprattutto il saggio finale sulla “neolingua” e il famigerato “libro di Goldstein”, sono dissertazioni di notevole profondità e sagacia, straordinarie per un uomo che viveva in tempi dove l’informazione non era certo così ricca come quella odierna. 1984 è capace di incatenare il lettore, sa tenere viva l’attenzione e smuove i recessi dell’animo. È un romanzo contemporaneo nel vero senso della parola, sia perché ricco di spunti di riflessione, sia perché si legge tutto d’un fiato. Certe parti, soprattutto la prigionia e il terribile trattamento subito da Winston Smith, sono di un’efficacia visiva incredibile. Confesso che ad un certo punto mi si sono inumiditi gli occhi, leggendo questa frase sbattuta in faccia ad un Winston sfinito: “Noi sappiamo benissimo che nessuno s’impadronisce del potere con l’intenzione di abbandonarlo in seguito. Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere. Cominci a capirmi, adesso?”. Un’opera inquietante, di pregevole scrittura e traduzione, che non mancherà di appassionare e, soprattutto, inviterà ad una profonda riflessione sul passato e sul presente. |