Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 9:30:12 I DEMONI --- di Fëdor Dostoevskij Devo ammettere una mia curiosa tendenza, quella di leggere i cicli letterari all’incontrario. Era accaduto con i poemi cavallereschi e si è puntualmente ripetuto con i romanzi di Dostoevskij. Il grande scrittore russo aveva infatti concepito i suoi ultimi romanzi, quelli più pregni di significato, come un continuum, non tanto a livello narrativo, quanto contenutistico. Dopo I fratelli Karamazov ho preso in mano I demoni, uscito a puntate su un giornale tra il 1871 e il 1872. Chi ha letto ed apprezzato Dostoevskij si è certamente accorto di quanto forte sia la sua matrice ideologica, nient’affatto velata, al contrario ribadita con assiduità nelle opere. Con I demoni, l’autore ha mosso una critica aspra ed accorata all’attivismo rivoluzionario. Nella Russia ancora dominata dall’ortodossia e dalle tradizioni si annidavano piccoli gruppi di fanatici, divenuti seguaci devoti di ideologie di matrice europea, imbevute di ateismo e nichilismo. Dostoevskij trasse ispirazione dalla vicenda del sovversivo Nečàev: costui aveva creato una rete di cellule segrete, in comunicazione tra loro, con lo scopo di creare malcontento e porre le basi per una rivolta di massa. Nel 1869 un membro decise di ritirarsi dall’organizzazione, ma fu assassinato da Nečàev, che temeva una denuncia. I demoni narra una storia molto simile, arricchendo a dismisura le figure dei protagonisti e tracciando un ricco quadro delle loro personalità. Più di metà del libro, che consta di 715 pagine, è sfruttata per approfondire i personaggi, tra i quali spiccano Pjotr Verchovjenskij, il rivoluzionario, alter ego di Nečàev; suo padre Stepan, l’intellettuale vecchio stampo, progressista eppur incapace di azione; e Nikolaj Stavrogin, uomo tenebroso ed enigmatico, al cui fascino nessuno può resistere e che alla fine soccombe alle proprie crisi di coscienza. L’autore utilizza una miriade di figure di contorno, appartenenti al popolo, all’aristocrazia cittadina oppure alla gioventù rivoluzionaria. La seconda parte del libro, quella dove l’azione prende il sopravvento sulla descrizione, è tesa all’inverosimile e si legge tutta d’un fiato. In certi punti lo stile di Dostoevskij tocca vette altissime, in particolare quando scava nei malesseri dell’animo umano e sviscera dubbi esistenziali di colossale portata. È difficile trattare certi argomenti senza scadere nel ridicolo, eppure i personaggi di questo autore appaiono sempre estremamente veri, nella loro indomita passionalità. A questa potenza narrativa ed evocativa, si contrappone una certa rigidità ideologica. Il romanzo è stato concepito per biasimare le società segrete rivoluzionarie e per mettere in luce i pericoli che si annidano in tali organizzazioni; di conseguenza, i membri sono personaggi equivoci, di dubbie qualità morali e profondamente esecrabili nei loro intenti. Non c’è riflessione sulle motivazioni, né possibilità di riscatto; solo una ferma e decisa condanna di questo modo di agire. L’eroe del racconto è Stavrogin, personaggio tutto sommato secondario, ma che assume un ruolo importantissimo quando rifiuta di collaborare con Verchovjenskij. Egli, incarnazione di tutte le possibili turpitudini, riconosce come assurde le velleità del rivoluzionario, negandogli un appoggio che, forse, avrebbe portato ad una diversa conclusione della vicenda. Stavrogin si lascia alla fine sopraffare dai rimorsi, tuttavia è riuscito a reprimere quei demoni che tormentavano la gioventù russa del XIX secolo, trovatasi improvvisamente protesa verso il futuro, laddove la società era ancorata saldamente al passato. Un’ottima lettura, un po’ pesante nelle prime 400 pagine, che sa infine premiare la pazienza e si rivela non solo feconda ma anche avvincente. Al termine del romanzo sarà chiara la ragione di certe allusioni, e solo allora si comprenderà la loro perfetta necessità. Dostoevskij chiede in qualche misura un atto di fede al lettore, per poi ripagarlo cento volte. Per ora, è il mio scrittore russo preferito. |