Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 9:42:53 EUGENIO ONEGHIN --- di Aleksandr Sergeevic Puškin Per amare quest’opera di Puškin mi è bastato vedere che è scritta in poesia. L’unico mio rammarico è non conoscere la lingua russa, per poter apprezzare veramente la musicalità e la ricercatezza del Evgenij Onegin, che lo stesso autore considera la sua opera più importante. Mi sono perciò affidato ad una traduzione e spero che Ettore Lo Gatto sia riuscito a conservare il sapore dell’originale. Evgenij Onegin è un “romanzo in versi”, una specie di adattamento del testo poetico alla moda ottocentesca, che richiedeva con forza questo tipo di testo letterario. È suddiviso in 8 capitoli, costituiti da una cinquantina di strofe da 14 versi, più i frammenti di un nono capitolo che fu presentato e poi ritirato dall’autore. I capitoli furono pubblicati uno alla volta, tra il 1823 e il 1832; in quest’arco di tempo Puškin passò attraverso nuove esperienze personali, che sono puntualmente riportate nell’opera. Infatti, sebbene il racconto sia perfettamente indipendente, la vita e i pensieri dello scrittore si intrecciano con quelli dei suoi personaggi, o sotto forma di digressioni ispirate dai luoghi, oppure trasferiti direttamente nei protagonisti. La vicenda è molto semplice e del tutto secondaria rispetto alla poetica e all’introspezione compiute dall’autore. Eugenio Oneghin è un nobile russo, che trascorre a Pietroburgo una vita agiata che lo sprofonda nell’inerzia e nella malinconia. L’inattesa morte di uno zio lo rende proprietario di una vasta tenuta rurale, dove decide di stabilirsi. Per molto tempo vive da misantropo, evitando di mescolarsi con la gente del posto; poi conosce il poeta Lenskij, che lo introduce alle sorelle Larin, Olga e Tatiana. Lenskij è perdutamente innamorato della prima, mentre Tatiana resta folgorata da Eugenio. La ragazza confessa il suo amore ad Eugenio, ma questi le rivela di non poter più nutrire tale sentimento. Tatiana è addolorata, ma conserva la speranza a lungo, finché ad una festa Eugenio si comporta galantemente con Olga e scatena la gelosia di Lenskij. I due amici si sfidano a duello e il poeta muore. Eugenio è assalito dal rimorso per l’inutile fine dell’amico e decide di lasciare la campagna. I suoi viaggi avrebbero dovuto essere descritti nel capitolo rimasto incompleto. Nel frattempo, la memoria di Lenskij è subito dimenticata: Olga si sposa, mentre Tatiana visita la casa vuota di Eugenio e impara a conoscerlo attraverso i libri della sua biblioteca. Compreso finalmente l’animo dell’amato, Tatiana si lascia persuadere dalla madre a trasferirsi a Mosca, dove trova ben presto un buon partito. Il capitolo finale narra il ritorno di Oneghin e l’incontro con Tatiana, divenuta cittadina. Il ritorno di fiamma del protagonista è respinto dalla donna, benché conservi l’antico sentimento. C’è molto materiale autobiografico in queste pagine, che risultano realistiche e coinvolgenti proprio per questo motivo. Anche se imbevuto di concetti romantici, assorbiti da Byron e altri autori (prontamente citati nell’opera), Puškin riesce a superare il Romanticismo perché intesse una storia credibile e forte dell’autenticità delle emozioni. Da parte mia, credo che le migliori opere letterarie siano quelle dove lo scrittore infonde una parte di sé, trasformando l’esercizio di un’arte in una rappresentazione del proprio spirito. L’autore offre molto su cui riflettere, ma non si limita a questo. Una poetica piana e senza fronzoli gli permette di tracciare quadri di rara bellezza, senza distrarre il lettore con difficili stilemi e citazioni incomprensibili. Inoltre, la società russa del XIX secolo trova una chiara rappresentazione, che abbraccia le usanze, le contaminazioni straniere, i pregi e i difetti di un modo di vivere che ci è perlopiù ignoto. Leggere Evgenij Onegin può essere un modo alternativo per informarsi. Consigliato a tutti gli amanti della poesia, anche se come me preferiscono i classici italiani. Sono tentato di suggerirlo anche a chi la poesia non la legge volentieri, perché sa comporre la semplicità con la raffinatezza, unendo proficuamente i pregi del romanzo a quelli del componimento in versi. |