Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 9:45:05 LA FIGLIA DEL CAPITANO --- di Aleksàndr Sergéevic Puškin Come ho già avuto modo di sottolineare, uno dei pregi maggiori di Puškin è la capacità di ottenere risultati strepitosi impiegando una mole di carta ridottissima, soprattutto in paragone a molti compatrioti che lo venerano come un maestro. Con La figlia del capitano l’autore sperimenta il romanzo storico, genere esploso nel XIX secolo e destinato ad un grande successo di pubblico e critica. Le differenze con i più famosi Manzoni e Scott saltano subito all’occhio: a Puškin bastano circa 150 pagine per avviare e concludere la vicenda; inoltre, lo scrittore tenta di descrivere fatti piuttosto recenti, ancora vivi nella memoria della gente della sua epoca. Lo scenario è la grande sollevazione popolare del 1773 (il romanzo è del 1836), che vide l’impostore Pugačëv alla testa di grandi forze di sediziosi. Il fantomatico capopopolo si era spacciato per il redivivo Pietro III, lo scomparso marito della zarina Caterina II, ed era stato capace di radunare attorno alla sua persona una torma di dissidenti, briganti e traditori. In questo contesto si muove il protagonista, l’ufficiale Pëtr Andrejc Grinëv, destinato dal severo padre ad una rigida vita militare. Entrato a far parte della guarnigione di Belogorsk, il nostro eroe si innamora della figlia del capitano, Marja Ivanovna, ma i suoi teneri propositi sono tormentati da un altro ufficiale, l’infido Švabrin. Tutto sembra perduto quando il fortino è travolto dai ribelli di Pugačëv: i genitori di Marja sono trucidati e così tutti gli ufficiali fedeli all’Imperatrice. Per una serie di fortunate circostanze, Pëtr è risparmiato e si attira le simpatie di Pugačëv, nonostante rifiuti di mettersi al suo servizio. Il protagonista riesce a raggiungere Orenburg, la città che i ribelli intendono assediare, ma i potenti del luogo non seguono i suoi consigli e si rinserrano dentro le mura. Mentre la fame e le epidemie affliggono la città, Pëtr scopre che Švabrin, passato dalla parte dei ribelli, tiene prigioniera Marja Ivanovna, affinché acconsenta a sposarlo. Egli lascia Orenburg e, con l’aiuto di Pugačëv, libera l’amata. I due dovranno attendere ancora molti mesi per coronare i propri sogni, perché il loro destino è ormai legato a quello di Pugačëv. In questo romanzo, Puškin inserisce una storia di fantasia in uno scenario reale, a lui ben noto perché due anni prima aveva pubblicato un saggio, la Storia della rivolta di Pugačëv. Gli eventi principali del libro hanno così il sapore del vero, anche se l’interesse è catalizzato dai personaggi. Sono tutti eccellentemente delineati, senza ricorrere a colossali retrospettive od introspezioni. Ciò che mi stupisce di questo autore è proprio l’impareggiabile sinteticità, unita all’efficacia. Le sue figure non sono mai stereotipi, come si potrebbe presumere dalla brevità del testo; al contrario sono caratteri imprevedibili, in grado di stupire pur rimanendo coerenti col loro modo d’essere. Al di là dei personaggi principali, l’eroe Pëtr, il vile Švabrin e il feroce ma leale Pugačëv, troviamo una schiera di personalità minori eppur vitali per la trama, come il servitore Savel’ic, il capitano Mironòv e sua moglie Vasilisa. Solo la lettura può chiarire la profondità e il peso di tali individui, nonostante il poco spazio a loro disposizione. Si tratta di una breve ma intensa riflessione su un tema sempre vivo: il contrasto tra il proprio dovere e le proprie aspirazioni. A parer mio, il protagonista de La figlia del capitano non è mai abbandonato dalla sua buona stella, tuttavia la sua condotta idealistica e visceralmente romantica conquista ben presto la simpatia del lettore. Da raccomandare a chi cerca una lettura rapida che non sia né troppo impegnata (ed impegnativa), né priva di stimoli ed attrattive. |