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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 5/1/2008 9:51:09

GARGANTUA E PANTAGRUELE --- di François Rabelais

Ora che ci penso, non ricordo cosa mi ha invogliato a leggere quest’opera. Forse è stato il Morgante, con le sue storie comiche di giganti, oppure il desiderio di sapere perché gli inglesi sono più affezionati al personaggio di Gargantua (l’aggettivo “gargantuan” è comunemente usato per definire qualcosa di sproporzionatamente grande) mentre gli italiani ricordano più suo figlio Pantagruele (si suole dire “pantagruelico” un banchetto abbondante). Non ho trovato questa risposta: in compenso ho apprezzato un’opera poliedrica, monumentale, raffinata ed enciclopedica.

Gargantua e Pantagruele è una raccolta di cinque libri, pubblicati tra il 1534 e il 1562, divisi in mini capitoli di poche pagine, per un totale di 858. Il primo libro parla del gigante Gargantua, ed è la nuova stesura di un libercolo burlesco dal quale Rabelais aveva tratto ispirazione, per il suo primo libro di Pantagruele. Ottenuto un discreto successo, l’autore decise di riscrivere le avventure di Gargantua. Il primo volume è il più immediato, divertente e genuinamente comico; quelli successivi tendono ad una maggiore raffinatezza, sia intellettuale che lessicale, ma non sono per questo meno coinvolgenti e privi di pagine esilaranti. Per riassumere l’intreccio, si tratta in breve di un racconto favoloso, dove il mondo reale e quello fantastico si uniscono in un affresco multicolore. In questa ambientazione si muovono pochi personaggi principali, tra cui cito Gargantua, suo figlio Pantagruele, gli amici Panurge e Fra Giovanni Fracassatutto, altri che fungono da spalle intellettuali ed una miriade di personaggi allegorici, mitologici o reali, ciascuno dei quali fornisce a Rabelais lo spunto per una battuta sarcastica, per un’osservazione pungente o per una digressione scientifica, politica, filosofica, filologica o pedagogica. La storia vera e propria è in secondo piano e non è nulla di eccezionale, se si eccettuano alcune descrizioni davvero pittoresche

Abbiamo di fronte un libro frivolo solo nell’aspetto. In realtà, è un quadro preciso e totale di un’epoca di contrasti come il Rinascimento, come lo è l’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, che peraltro fu amico di Rabelais. L’autore ha compiuto un’indagine acutissima, fulminea e spregiudicata del suo tempo, per cui ogni tratto dei personaggi, anche una semplice inflessione di voce, rivela un carattere e il tipo di mondo da esso rappresentato. Troviamo perciò satire contro la Chiesa cattolica (siamo in epoca di Riforma protestante), le istituzioni pubbliche, i giuristi, gli usurai, i monaci, i frati e mille figure tipiche del Rinascimento, nascoste spesso da nomi fantasiosi ma perfettamente comprensibili per un uomo dell’epoca.

Nell’ultima frase si cela la nota dolente: certe allusioni sono del tutto impossibili da cogliere per un lettore odierno, anche per il continuo ricorso a greco, latino e dialetto popolare (in italiano tradotto con dialetti italiani del tempo)ed a figure mitologiche e fantastiche ormai caduti nel dimenticatoio. La scarsità di note esplicative nella versione da me reperita ha acuito il problema. È un grande documento storico, frutto di una mente brillante e coltissima, che sa fornire un’immagine completa, fedele e critica di un’epoca, però troppo ricco di sottintesi per essere facilmente fruibile. Laddove non c’è comprensione del testo ma solo un muro di parole belle ma inarrivabili, confesso che ho avuto seri cali d’attenzione. D’altro canto, nelle parti in cui ho potuto afferrare la satira (in particolare quella della Chiesa, dei frati, degli avvocati e dei legulei) la soddisfazione provata è stata grande.

Una lettura che non mi sento di consigliare, se non per alcune parti selezionate (i primi due libri e frammenti degli altri) a coloro che non sono grandi appassionati del Rinascimento e dei problemi di quell’epoca. Al contrario, chi ama le letture che documentano periodi storici in maniera allegorica e satirica, come la più seria Divina Commedia di Dante, troverà in Gargantua e Pantagruele un testo scorrevole, brillante e capace di entusiasmare.
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