Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 10:43:14 IVANHOE --- di Walter Scott Il mio primo contatto con questo romanzo risale alla tenera età di 11 anni, quando fui attratto da una versione “alleggerita”, impreziosita da un bel cavaliere in copertina. Di tale lettura rammentavo poco, nulla più di qualche personaggio, perciò ho ritenuto fosse il caso di rimpolpare la conoscenza di Ivanhoe, che è pur sempre un romanzo famoso della letteratura anglosassone. Walter Scott pubblicò la sua opera più nota nel 1820, che segnalò un deciso cambio di rotta rispetto al precedente ciclo di novelle, ambientato nella familiare Scozia (Scott è nato ad Edimburgo). Ivanhoe si colloca in Inghilterra, durante il regno di Riccardo Cuor di Leone, forse il periodo più gettonato per i racconti epici di un Medioevo più mitico che storico. Infatti, se da un lato l’autore mostra grande accuratezza nel descrivere usi, costumi, mentalità e luoghi dell’epoca, dall’altro si concede un ampio ventaglio di infiorettature ed espedienti volti a rendere il romanzo più colorito. Ad ogni modo, la storia narra il ritorno a casa di Wilfred di Ivanhoe, figlio del nobile sassone Cedric, rimasto per lunghi anni in Terrasanta al fianco di re Riccardo. Come si sa, nel frattempo la nobiltà normanna si è coalizzata attorno al fratello di Riccardo, il principe Giovanni, con l’intento di usurpare il trono del sovrano assente. D’altra parte, gli oppressi Sassoni vorrebbero approfittare dell’occasione per ribellarsi e ristabilire una dinastia autoctona sul trono. Il cavaliere di Ivanhoe rientra in patria sotto mentite spoglie, perché caduto in disgrazia per aver disubbidito al severo padre; l’agnizione avviene al torneo di Ashby-de-la-Zouche, dove Wilfred si distingue per il suo valore. Gravemente ferito, egli viene assistito dall’ebreo Isacco di York e da sua figlia Rebecca, abile guaritrice, che si innamora di lui. Il cuore di Ivanhoe appartiene però alla sassone Rowena, e non potrà mai rivolgere il proprio amore verso una disprezzata ebrea. Nel frattempo, alcuni nobili normanni assaliscono e catturano Ivanhoe, Rebecca ed altri personaggi, tenendoli prigionieri in un maniero. Ciascun nemico è mosso da diverse intenzioni, ma il più deciso di tutti è il templare Brian de Bois-Guilbert, infatuato della bella Rebecca. Il porcaio Gurth e il buffone Wamba, fedeli servitori di Cedric, trovano aiuto presso i fuorilegge guidati da Robin Hood, che pongono il castello sotto assedio. Il templare riesce a fuggire con Rebecca, ma al precettorio, i due sono scoperti dal Gran Maestro, che accusa l’ebrea di aver plagiato il templare con la magia. Rebecca chiede un combattimento per testimoniare la propria innocenza ed è Wilfred a scendere in lizza contro Bois-Guilbert; l’infido templare è così tormentato dalle proprie passioni contrastanti che cade fulminato dalla sella. Il romanzo si conclude con il ritorno di Re Riccardo e le nozze di Ivanhoe e Rowena. Lo scontro tra le etnie normanna e sassone è il primo nucleo del racconto; lo scontro tra cristianesimo dominante ed ebraismo sottomesso è il secondo. In entrambi i casi, Scott prende nettamente le parti degli oppressi, siano essi i Sassoni, rozzi ma puri nei sentimenti, al contrario dei crudeli e sleali Normanni, oppure gli Ebrei, gli unici depositari di qualche principio etico, laddove i Cristiani danno sfoggio di intolleranza, intemperanza e superstizione. Su questi punti fermi viene costruita una storia semplice eppur appassionante, con qualche moderato colpo di scena e una miriade di dialoghi, che spaziano dal drammatico al comico. I personaggi di Scott sono numerosi ma è facile affezionarsi a loro, perché ben descritti e caratterizzati; tra tutti non posso che adorare il giullare Wamba, il gaudente Frate Tuck e la drammatica figura di Bois-Guilbert. La prosa del romanzo è agile, descrittiva quel tanto che basta, la struttura narrativa è lineare e si spezza occasionalmente per generare un minimo di suspence. Per il resto, le principali attrattive del libro risiedono nel naturale corso degli eventi e nella scorrevolezza della lettura. Trovo che Ivanhoe sia un ottimo romanzo di intrattenimento, con un pizzico di accuratezza storica capace di renderlo credibile, tuttavia si concentra eccessivamente sugli stereotipi per affrancarsi dalla condizione fiabesca. Una bella immersione in un Medioevo fantastico, sede di potenti passioni, dame, cavalieri, banditi gentiluomini ed eroici buffoni, ma un po’ troppo sbilanciato verso la fantasia per essere un romanzo storico. |