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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 5/1/2008 10:48:59

ORLANDO INNAMORATO --- di Matteo Maria Boiardo

La lettura dell’Orlando Furioso si è rivelata un’esperienza positiva ed affascinante, tuttavia la vicenda iniziava in medias res e in tutto il poema si trovavano riferimenti alla fonte di ispirazione, ossia quel poema cavalleresco che porta il titolo di Orlando Innamorato, opera incompiuta del poeta ferrarese Matteo Maria Boiardo. Ho ritenuto necessario riannodare le fila e cimentarmi nella lettura di questa “introduzione” all’opera di Ariosto.

Anzitutto, va precisato che l’Orlando Innamorato non ha nulla da invidiare al Furioso, né in fatto di mole cartacea (3 libri, rispettivamente di 29, 31 e 9 canti, ciascuno formato in media da 60 stanze da 10 versi), né per freschezza ed ispirazione. Nemmeno gli intenti del poema sono molto diversi: lo stesso Boiardo si era prefissato di celebrare la nobile dinastia degli Este (l’invenzione di personaggi come Ruggiero e Bradamante è tutta sua); purtroppo non ne ebbe modo, dato il periodo burrascoso in cui visse, gli impegni governativi cui dovette attendere e una malattia, che portò il poeta a spegnersi tre mesi dopo aver vergato le ultime rime del terzo libro, rimasto tristemente incompiuto. Una importante differenza con l’opera di Ariosto è però costituita dalla minor precisione dell’Innamorato, sia nelle intenzioni sia nello snodo delle vicende narrate. Boiardo non manifesta fin dall’inizio il desiderio di glorificare gli Estensi, ma si chiarisce le idee strada facendo. Lo stesso sembra avvenire per la trama, gestita in maniera meno precisa rispetto all’Ariosto, che invece riusciva ad abbandonare certi personaggi per tempi lunghissimi per poi farli riapparire nel momento più inaspettato, sempre con coerenza ed eleganza. Credo però che il Boiardo non meriti alcun rimprovero (men che meno da parte mia), poiché il tempo a sua disposizione per la revisione fu esiguo o non ci fu affatto; inoltre, l’Ariosto si poté avvalere del gran lavoro del suo predecessore, del quale ha colto e sviluppato gli spunti letterari.

Nell’Orlando Innamorato abbiamo come protagonisti principali Orlando, Ranaldo e Angelica, le cui schermaglie amorose e avventure strabilianti occupano buona parte dei primi due libri. Verso la metà del secondo e nel terzo inizia a subentrare la guerra che il re saraceno Agramante vuole muovere contro re Carlo Magno e la cristianità. Prima di oltrepassare il mare, egli ha bisogno di un giovane guerriero, che secondo una profezia tiene in mano le sorti della guerra. Costui è Rugiero, pupillo del negromante Atalante, dalle cui paterne cure dovrò essere sottratto per unirsi alla spedizione. Giunto in Francia, Rugiero riesce con le sue gesta a sbaragliare le difese del castello di Montealbano (signoria di Ranaldo) e ad aprire ai saraceni la strada per Parigi. A questo punto, Rugiero incontra Bradamante e tra i due è presto amore. L’amore, in tutto il poema, è la forza principale che stimola i capovolgimenti di fronte, le coraggiose imprese e i gesti magnanimi. I due sono presto divisi e spetterà all’Ariosto narrare l’epilogo della guerra e come i due amanti si ritroveranno, perché qui il poema si interrompe.

L’opera di Boiardo è essenzialmente un geniale esercizio di arte poetica, finalizzata alla narrazione di vicende epiche ed amorose. Inoltre, un gran merito di questo poeta è aver dato via libera all’invenzione letteraria, aggiungendo nuovi luoghi, personaggi e vicende a quelle ormai trite del ciclo carolingio. Sfortunatamente, nel periodo ‘500-‘700 si affermò un certo manierismo nella letteratura, dove l’inventiva aveva perso peso rispetto alla capacità di elocuzione poetica. Data la poetica non raffinatamente classica di Boiardo, l’autore è stato per lungo tempo nell’oblio, tanto che il suo Orlando Innamorato fu soppiantato da un Rifacimento del Berni, più conforme alle regole della poesia allora vigenti. Solo la critica post-illuministica lo ha riscoperto e rivalutato. Da parte mia posso dire che questo poema è un’introduzione essenziale all’Orlando Furioso e per certi versi può risultare molto più gradevole. Boiardo non ama dilungarsi troppo a narrare gli episodi (vizio nel quale Pulci ed Ariosto eccedono spesso) e preferisce una poetica schietta e fatta di tocchi rapidi ed efficaci. In certi casi gli si può però imputare una risoluzione meccanica degli eventi ed uno scarso realismo, retaggi del poema medioevale superati definitivamente solo con Ariosto. A me, comunque, certe ovvietà, incoerenze ed esagerazioni non hanno dato fastidio, soprattutto a fronte di un racconto vario e ricco di belle immagini e curiose situazioni.

Se volete leggere l’Orlando Furioso questo libro può essere anteposto o posposto. Io vi suggerirei di leggere prima Boiardo, in modo da apprezzare meglio l’evoluzione “storica” della poetica cavalleresca passando dal primo al secondo autore. I due poemi vanno però visti come una singola opera (parola di T.Tasso), perché possiedono lo stesso intento e la stessa sensibilità, pur conservando notevoli ma in un certo senso interessanti differenze.
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