Re: Recensioni dei libri |
Oggetto: Re: Recensioni dei libri inviato da Gurgaz il 5/1/2008 10:59:13 POESIE DI OSSIAN --- di Melchiorre Cesarotti Incapace di procurarmi la versione originale di Macpherson, o una sua traduzione recente, mi sono affidato al lavoro appassionato e pregevole di Melchiorre Cesarotti, religioso padovano che nel XVIII secolo ha saputo accogliere le nuove proposte dell’Illuminismo e porre le basi del Romanticismo ottocentesco. Purtroppo, ho trovato solo una selezione dell’opera, che probabilmente è molto più vasta, comprendente solo un poema e tre canti brevi. A detta del curatore, Emilio Bigi, si tratta di una sapiente cernita che mette in luce le parti migliori del lavoro. Peccato che la sua introduzione sia un testo molto confuso e noioso. Le Poesie di Ossian sono state tradotte dall’inglese e pubblicate per la prima volta nel 1763, ma in seguito ci sono state altre edizioni rivedute ed ampliate. Questo è quanto ho potuto leggere: Fingal è un poema epico in sei canti, dove si narra dell’invasione tentata da Svarano, Re di Loclin (lo Jutland, in Danimarca), ai danni dell’isola di Erina (Irlanda), difesa da Cucullino, reggente in carica perché il legittimo erede è ancora un bambino. Le difese degli irlandesi sono strenue ma inefficaci; solo la venuta del possente eroe di Caledonia (Scozia occidentale), Fingal, riuscirà a capovolgere le sorti della guerra. Il tutto è un continuo alternarsi di scene di lotta, dialoghi, storie raccontate dai bardi e preziosi scorci di antica cultura celtica. Cartone racconta la tragica vicenda dell’omonimo guerriero, giunto a sfidare Fingal e i suoi campioni per un’offesa subita e che inconsapevolmente uccide il padre Clessamorre, dal quale è mortalmente ferito. I Canti di Selma sono tre canzoni bardiche di vario argomento (amore, lamento funebre). La Notte è un esempio di poesia improvvisata, frutto dell’ispirazione e dell’orecchio musicale di cinque cantori, ospitati per la notte da un signore, a patto che ciascuno componga un canto adatto al momento. Si tratta di liriche dallo spiccato gusto tragico, in cui si nota una gran rassomiglianza di argomenti, stilemi e luoghi comuni con i testi omerici. Oggi non ci sono più dubbi sul fatto che questi poemi non siano stati veramente composti dal mitico Ossian, ma risalgano a pochi secoli prima di Macpherson. Ad ogni modo, le vicende sono appassionanti e denotano i tratti particolari della cultura nordeuropea, sebbene la mitologia e il magico ne restino esclusi. Il testo poetico è stato rielaborato molto rispetto all’originale, poiché Cesarotti non desiderava una traduzione letterale, ma la produzione di un’opera adeguata a convogliare nuovi concetti ed ambientazioni al pubblico italiano, rispettandone il gusto per lo stile. Molto difficile da leggere, perché conserva la metrica rinunciando alla rima, la versione di Cesarotti è un lavoro degno di nota, che pone interessanti quesiti sul problema della traduzione. In questo senso, è utile leggere la prefazione dell’autore (molto più breve e sensata di quella di Bigi), che porta con sé il manifesto dei suoi intenti. Allora un traduttore non era semplicemente un conoscitore di una lingua straniera, ma era un intellettuale di gran capacità. Oggi che i letterati sono in via d’estinzione, ecco che le trasposizioni linguistiche sono divenute un lavoro meccanico, senza trasporto e contributo stilistico da parte dell’autore, nella maggior parte dei casi. Ciò non toglie che l’italianizzazione dei nomi strappi qualche sorriso (Carthon diventa Cartone, Cuculhain è Cucullino). Il mio giudizio finale? Un’opera più interessante per la forma che per il contenuto. A chi fosse in procinto di affrontare Ossian e i suoi racconti, consiglio di procurarsi la versione inglese originale o una sua traduzione recente, riservando eventualmente Cesarotti come compendio finale. |