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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 13/7/2008 17:05:38

LE ANIME MORTE --- di Nikolaj V. Gogol

Ho rimandato a lungo la lettura de Le Anime Morte, perché possedendo il libro non c’era tutta questa fretta d’incominciare. In verità, chi vuole conoscere le radici della letteratura russa dell’XIX secolo, autentica miniera di capolavori immortali, farebbe bene ad iniziare dalle opere di Gogol e da quelle del suo amico A. Puškin. Il loro lavoro getta le basi per una stagione di autori formidabili, capaci di condensare su carta l’anima di una nazione gigantesca e a sé stante come la Russia.

Gogol parte da una trovata singolare e la sfrutta per raccontare a fondo la campagna russa e le sue figure caratteristiche. Il protagonista è Pavel Ivanovic Cicikov, un ex impiegato della gigantesca macchina burocratica zarista, ben determinato a fare il grande salto verso una vita più agiata. Il sistema con cui intende procacciarsi il denaro è abbastanza curioso: egli acquista dai proprietari terrieri i contadini che sono morti dopo l’ultimo censimento, i quali risultano ancora vivi per il fisco e continuano a gravare sui padroni. Cicikov intende ammassare a prezzi stracciati un buon numero di queste “anime morte” per poter richiedere un ingente prestito e svignarsela. Nella Russia dell’epoca simili espedienti erano all’ordine del giorno e costituivano uno dei tanti aspetti negativi della società che Gogol vuole rappresentare e criticare.

L’opera è rimasta incompiuta e consta di un primo libro di 250 pagine, più un centinaio di pagine di frammenti. Nella parte felicemente completata l’autore ritrae in maniera acuta e precisa i difetti e le miserie dell’uomo russo, avvalendosi di personaggi così ben caratterizzati che sembra di vederli in carne ed ossa. Davvero indimenticabili le figure dei proprietari terrieri: l’accomodante Manilov, l’astuto Sobakevic, l’ambiguo Nozdriov, l’ingenua Korobocka e il taccagno Pliuškin. Dal secondo libro in poi, Gogol avrebbe desiderato mostrare le virtù della sua gente, tuttavia il tentativo fallì e lo stesso scrittore bruciò il manoscritto, di cui restano solo piccoli brani ricavati dai suoi appunti. Pur contenendo alcuni passaggi deliziosi, all’altezza della prima parte, l’assenza di continuità narrativa rende questo materiale poco appetibile per un lettore senza interesse filologico.

Evidentemente la vena creativa si era esaurita oppure, come lo stesso Gogol afferma, non era possibile trovare nella società del tempo virtù sufficienti a costruire un romanzo. Sia come sia, Le anime morte è un capolavoro mancato, un viaggio coinvolgente ed approfondito nella Russia rurale al tempo degli zar. La prosa è ricca, briosa, traboccante il sentimento e la forza espressiva di chi ha visto con i propri occhi luoghi e persone molto simili a quelle create dalla sua fantasia. La lettura scorre così piacevolmente che dispiace che un simile avvio non porti da nessuna parte.

Pur non avendo trovato una conclusione ed una forma coesa, la vicenda di Cicikov trasporta il lettore nelle campagne, terre di contadini fannulloni ed ubriaconi, di padroni pigri e solitari come orsi, di piccole città dove un pettegolezzo infondato finisce sulla bocca di tutti. Anni dopo scrittori illustri e geniali come Dostoevskij impugnarono l’opera di Gogol per inaugurare la nuova età dell’oro della letteratura russa, quella in cui il romanzo raccontava un’intera nazione e ne esplorava la mente, il cuore, le usanze nuove ed antiche. Il tutto senza dimenticare che il lettore vuole divertimento e stimoli per migliorare la propria individualità.
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