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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 24/9/2008 22:48:03

LA CERTOSA DI PARMA --- di Stendhal

Nel secolo XIX gli intellettuali e gli artisti erano soliti trascorrere lunghi periodi viaggiando per l’Europa, impegnati a contemplare la ricca varietà di ambienti naturali e sociali. È proprio da un simile viaggio che Stendhal (Henry Beyle) trasse l’idea per un altro grande romanzo: La Certosa di Parma. In un manoscritto di cronache italiane lo scrittore scoprì la narrazione romanzesca della giovinezza di Alessandro Farnese, papa Paolo III, salito al soglio pontificio dopo anni di intrighi e situazioni scabrose. Sono proprio l’impeto giovanile, la freschezza delle idee ingenue e l’energia vitale che pervadono il protagonista di questa lunga vicenda (640 pagine).

L’eroe di turno è Fabrizio del Dongo, figlio cadetto di un marchese lombardo. Ancora diciassettenne il giovane mostra entusiasmo per il personaggio di Napoleone, al punto di fuggire in Francia per partecipare sotto mentite spoglie alla battaglia di Waterloo. Ovviamente corre il rischio di essere ucciso od imprigionato, tuttavia i suoi guai iniziano al ritorno a casa. Rinnegato dal padre e dal fratello, egli è costretto a fuggire; grazie all’appoggio dell’influente zia, la duchessa Sanseverina, e del conte Mosca, ministro del principe Ranuccio Ernesto IV, Fabrizio trova rifugio alla corte di Parma, allora stato indipendente. Il giovane frequenta i migliori seminari d’Italia e si mette in luce per zelo e capacità, al punto di essere designato come primo vicario dell’arcivescovo Landriani. Egli non ha però la testa sulle spalle: nei suoi viaggi s’innamora di Mariettina, un’attrice di teatro, e si attira le ire del suo protettore Giletti. Per un malaugurato caso, Fabrizio si imbatte in Giletti ed ingaggia un combattimento con lui, uccidendolo. In seguito a questo omicidio il malcapitato è costretto ad una lunga fuga, che si conclude con il suo arresto e la segregazione nella Torre Farnese a Parma. Purtroppo egli è l’ago della bilancia della corte di Ranuccio IV; la sua condanna a morte, o il suo avvelenamento, sarebbero un bel colpo al prestigio dei suoi protettori. In prigione egli si innamora di Clelia Conti, figlia di un generale e promessa sposa ad un marchese tra i più illustri di Parma. La storia si conclude con Fabrizio che viene fatto fuggire ed è infine prosciolto da Ranuccio V, successo al defunto padre. Non riuscirà però a diventare arcivescovo, né a trovare la felicità con Clelia, con la quale concepisce un bambino che sarà la rovina di entrambi.

L’inizio di questo libro è folgorante, movimentato e ricco di colpi di scena. Poi c’è una lunga pausa, circa duecento pagine in cui non succede granché, quindi una lunga tirata di avvenimenti e grandi nuclei tematici che persiste fino alla conclusione. I momenti morti sono l’unica difficoltà che il lettore può incontrare, perché La Certosa di Parma è un libro globalmente equilibrato, divertente e coinvolgente sia per gli avvenimenti che per il panorama storico.

Ciò che può attirare il pubblico, soprattutto quello nostrano, è l’approfondita presentazione dell’Italia tra Restaurazione e Risorgimento. Lo stivale era una miriade di staterelli in mano a governi dispotici, dove le sottili dinamiche tra fazioni cortigiane costituivano lo snodo della vita delle grandi città. Come è tipico di Stendhal, i personaggi altolocati sono presentati con un occhio di riguardo, mentre c’è un malcelato disprezzo per i nuovi potenti come il fiscale Rassi. È curioso vedere questa società del passato attraverso gli occhi di uno straniero, un francese, la cui mentalità era certamente all’avanguardia rispetto alla media italiana dell’epoca.

Lo stile di scrittura è elaborato ma non eccessivo, molto realistico nel riportare dialoghi, pensieri e descrizioni. Ogni tanto ci sono parti narrative prolungate, in cui sono riassunti lunghi lassi di tempo ed i fatti si snocciolano a profusione; è qui che l’attenzione tende a scemare. A prescindere da queste lungaggini un po’ pesanti da digerire, non posso che giudicare positiva ed istruttiva la lettura di questo romanzo storico, accuratamente contestualizzato e brulicante di immagini e personaggi indimenticabili, forse perché sono dirette proiezioni di uomini e donne storicamente identificabili. Un’opera magistrale di questo grande scrittore francese.
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