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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 10/1/2009 13:56:26

LE SVENTURE DELLA VIRTÙ --- di Donatien Alphonse François Sade

Bel titolo no? Questo libretto di 144 pagine fu scritto nel 1787 quando De Sade era già prigioniero nella Bastiglia e costituisce la prima versione di un racconto che comparirà in altre due vesti, sempre più ampie e ricche di dettagli. Nel 1792 l’autore lo ripubblica come Justine, o le sventure della virtù, il cui titolo fa eco a Juliette, o le prosperità del vizio. Nel 1797 questa novella sarà il punto di partenza della colossale dissertazione filosofica in dieci volumi, ornata di narrazioni immorali, che viene ricordata come la Nouvelle Justine.

È un racconto commovente, in cui un’onesta sventurata di nome Justine incontra la facoltosa madame de Lorsange, al secolo sua sorella Juliette, arricchitasi con ogni sorta di crimini ed abusi. Prima di riconoscerla, Juliette ascolta la storia di Justine e della sua vita sfortunata, che l’ha portata innocente sulla strada del patibolo. La giovane si è sempre comportata con lealtà e semplicità d’animo, poiché la sua natura la spinge a seguire gli impulsi della virtù. Ma la provvidenza che lei tanto stima e teme la getta in un mare di disgrazie, quasi volesse castigarla per la sua rettitudine. La castità è punita con la povertà (episodio di Dubourg), il rifiuto di commettere un furto con la condanna per averlo commesso (episodio di Du Harpin), il rifiuto di avvelenare una nobildonna con frustate (episodio di Madame de Bressac), il desiderio di accostarsi ai sacramenti con la prigionia e lo stupro (episodio dei monaci), la beneficenza con la schiavitù e gli abusi (episodio del capo dei falsari) e il tentativo di salvare un bambino dall’incendio con l’accusa di averlo appiccato, che la porta alla pena capitale. Ma Juliette è rimasta commossa dalla sua storia e si adopera per scagionarla; quando vi è riuscita, la mano del destino si abbatte implacabile su Justine, che viene colpita da un fulmine ed uccisa.

Le avversità in cui incorre Justine sono piuttosto esagerate ed inverosimili, tuttavia si prestano agli intenti dell’autore, che sotto una novella, molto meno oscura di altre sue opere, nasconde uno dei temi a lui più cari: la negazione della natura divina dell’uomo e della provvidenza in generale. Tra una disavventura e l’altra, Justine conosce un sacco di personaggi dalle maniere feroci e libertine, che deridono la sua condotta e si divertono a renderle la vita difficile. Costoro tentano di convincerla con discorsi speculativi ad abbandonare la sua strada, ma ogni volta resiste strenuamente e rifiuta di prestarsi al crimine. Sebbene lei si aspetti di vedere, prima o poi, una giusta punizione per quei peccatori, assiste solo alla loro gloria ed ascesa sociale, cioè tutto il contrario di ciò che si aspetta.

Tutto sommato il contenuto filosofico è discutibile e la sua maturità piuttosto lontana da quella delle opere successive. Le sventure della virtù ha il pregio di essere breve e privo di complicazioni, sia per quanto riguarda il lessico sia per gli attentati al pudore, che in questo libro non sono così tanti. Il marchese non aveva ancora iniziato a scrivere tutto quel che gli passava per la testa, perciò ha accettato di nascondere tramite la verecondia di Justine le orribili perversioni che fa commettere ai suoi “eroici” libertini.

Non la considero un’opera fondamentale, almeno in questa prima versione, tuttavia è gradevole perché denota già l’arte di quel maestro della parola che è De Sade. Potrebbe essere un buon libro per prendere confidenza col pensiero filosofico dell’autore, spesso duro e difficile da digerire. Ma la difficoltà nell’accettare la filosofia sadiana va ricondotta alla sua vicinanza a ciò che gli uomini provano di quando in quando, magari nel segreto, e non osano confessare neppure a loro stessi.
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