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Re: Recensioni dei libri

Oggetto: Re: Recensioni dei libri
inviato da Gurgaz il 27/3/2010 12:36:12

UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA --- di Amos Oz

Non mi piacciono le autobiografie ma sono disposto a concedere che ne esistono di svariati tipi. Quando l’autore è un personaggio famoso che ha deciso di avere qualcosa da dire, si tratti di un premio nobel per la fisica o di un calciatore, raramente il risultato finale incontra il mio gusto. È un libro di carattere informativo, una bella storia tratta dalla vita reale, ma che solitamente si preoccupa di non uscire da binari prefissati. Ci sono però le autobiografie degli scrittori, concepite da menti poetiche ed introspettive per natura, dove non si vede l’intervento di un correttore esterno che ha sfrondato le ramaglie, bensì il talento e la confidenza di un vero artista che osserva se stesso. Non si tratta dunque di un mero racconto per ricordare al mondo quanto si è importanti o memorabili; l’autobiografia diventa un’opera d’arte vera e propria, in cui la realtà è accuratamente filtrata, interpretata ed arricchita di sensi e note ispiratorie.

Ho ricevuto questo libro in regalo poco dopo il mio viaggio in Israele, dicembre 2009. Avevo appena cominciato a conoscere il popolo ebraico e Una Storia di Amore e di Tenebra ha contribuito a confermare ed approfondire le mie conoscenze a riguardo. Amos Oz è uno scrittore di discreto successo, non eccessivamente conosciuto in Italia, e nel 2001 ha voluto riassumere la sua genesi di uomo ed intellettuale in un’autobiografia in forma di romanzo, un’opera complessa che comprende le origini della famiglia di Oz (Klausner da parte di padre, Mussmann da parte di madre), la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l’esistenza tragica dei suoi genitori, una descrizione epica della Gerusalemme di allora, di Tel Aviv che ne è il rovescio, negli anni trenta, quaranta e cinquanta. La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, scavando in centoventi anni di storia familiare, una saga di amore e odio verso l’Europa, che vede come protagonisti quattro generazioni di sognatori, studiosi, uomini d’affari falliti e poeti egocentrici, riformatori del mondo, impenitenti donnaioli e pecore nere. Questa vasta galleria di personaggi mette a punto una sorta di “cocktail genetico” da cui nascerà un figlio unico, nutrito di fantasia, che in un fatale momento di rivelazione, avvenuta attraverso il dolore scioccante e atroce per il suicidio della madre, scoprirà di essere un artista, uno scrittore.

La narrazione non è rigidamente lineare, vi sono continui balzi temporali, a seconda di quel che è opportuno spiegare e rammentare. Se devo porre una critica a questo libro è la scarsa cura nell’evitare ripetizioni a breve distanza o di rammentare troppo spesso certi fatti e pensieri, come se il lettore non li ricordasse o lo stesso autore si fosse scordato di averne parlato più che a sufficienza. Comunque mi resta il dubbio che sia intenzionale, un espediente per fissare i passaggi chiave di una vicenda lunga e complessa, che si porta via 628 pagine scritte in piccolo.

Trovo che Oz abbia condotto la lucida esplorazione della sua esistenza con una sensibilità ed un afflato poetico senza pari. A conti fatti è stata ricca di situazioni tragiche, nessuna delle quali si è rivelata un passaggio doloroso ma inutile. La ricchezza con cui descrive i familiari, i conoscenti e gli amici è fenomenale, così come è palpitante il racconto della travagliata nascita dello stato d’Israele, nella costante paura di un nuovo genocidio. Trovo che il suo punto di vista sia anche straordinariamente obiettivo, cosa non facile viste le difficoltà che lui e tanti connazionali hanno patito a quell’epoca.

Il mio giudizio è assai positivo, anzi, data la sorprendente capacità di questo scrittore non mi sento neppure degno per commentarne lo stile e la levatura morale. Mi limito a dire che ho avuto qualche calo d’interesse nelle prime trecento pagine, perché la storia procedeva un po’ a rilento e non intuivo quale fosse lo scopo di raccontare certe cose. Più avanti il cerchio si è chiuso come era previsto e ne è risultata un’opera letteraria affascinante e coinvolgente, cosa che raramente un’autobiografia si rivela, almeno per me.
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