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Re: Il prologo del mio libro

Oggetto: Re: Il prologo del mio libro
inviato da Gurgaz il 8/11/2006 20:43:31

Ti ringrazio per il tuo giudizio, Federico.

Quando avevo 16 anni desideravo un libro che non indugiasse troppo nelle descrizioni; lo preferivo scarno ed essenziale. Poi cogli anni ho cambiato idea: ho inserito molti paragrafi nei primi 6 capitoli e ho riscritto completamente l'introduzione.

Questa cosmogonia non è particolarmente utile ai fini della trama del libro; più che altro si tratta di un'infiorettatura, di un esercizio letterario volto a creare qualche immagine suggestiva. L'unica funzione che può avere è la rapida rassegna degli dei, che poi compariranno in maniera più o meno massiccia nella trama.

Poi c'è l'intento allegorico del mio romanzo, che vorrebbe utilizzare codesti "dei" come specchio di due diverse ed attualissime scuole di pensiero umane, contrapposte ma non classificabili come "buone" o "cattive".

Gli dei della Luce e la società di Samiz (si noti gli omaggi a Dever nel nome del protagonista e della sua città) sono dominati dal senso del dovere, dal perbenismo, dall'idea che il lavoro e il sacrificio nobilita l'uomo; tutto questo porta però alla mortificazione di se stessi e degli altri, all'intolleranza e alla pericolosa convinzione che ogni mezzo è lecito, pur di affermare i propri valori.

Gli dei della Tenebra e i loro seguaci sono legati ai beni materiali, all'edonismo, all'istinto di sopravvivenza, al sotterfugio; la loro società è meno affetta da inibizioni morali e in sostanza più "libera", tanto che alcune scienze vi fioriscono, mentre a Samiz sono soffocate dal pregiudizio e dal misoneismo.

Vedete come i due schieramenti non si possano contrapporre secondo il classico concetto di bene-male. Entrambi sono complessi e caratterizzati dalla compresenza di bene e male, come la vera società umana. Infatti, una delle cose che mi delude molto del fantasy classico è proprio il desiderio di "evadere" a tutti i costi dalla realtà, adottando schemi semplificati di pensiero.

Il mio romanzo, se mai terminerà, vuole essere una riflessione profonda su un problema attuale, "mascherata" tramite l'utilizzo di un'ambientazione fantasy, solo che non c'è magia ma un mondo permeato dalla religione e dal potere divino, che però si autoregola in modo rigido. Il Gran Sacerdote Irian è l'uomo assetato di purezza e conoscenza, che affronterà una serie di prove che lo renderanno sempre più consapevole dell'amara realtà, ossia che gli uomini sono pedine manovrate dagli dei (cioè, povera gente schiava delle ideologie!). La sua "sfida" passa attraverso la conoscenza di entrambe le realtà religiose, il rifiuto categorico di entrambe, quindi il tentativo di redenzione dell'umanità intera. Quest'ultima parte è quella che mi spaventa di più, perché non so se avrò la capacità di comunicare il mio pensiero in modo credibile.

Per ora, sono a pagina 180, capitolo 12, e Irian è ancora Gran Sacerdote della Luce.
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