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Re: Il prologo del mio libro

Oggetto: Re: Il prologo del mio libro
inviato da Gurgaz il 10/11/2006 18:49:16

Citazione:

Xion_Aritel ha scritto:
Unico appunto lessicale: la parola "azzuffarsi" mi stona un po' se affiancata agli dei. I bambini si azzuffano, i supereroi Marvel anche... gli dei, secondo me, no


Questo è un concetto da mitologia nordica. Gli dei nordici combattono epiche battaglie che scuotono le fondamenta della Terra; gli dei classici bisticciano (altra parola che andrebbe criticata nella tua ottica), s'ingelosiscono, si fanno scherzi, ricorrono a sotterfugi tipicamente umani. Le divinità da me presentate sono un ibrido, con tendenza prevalente verso il classico (come giustamente ha osservato Federico), pertanto possono anche azzuffarsi. Non mi importa che la loro dignità venga ridimensionata agli occhi del lettore.

Citazione:

Una domanda, però, voglio farla (a seconda della risposta devo fare una critica): questa cosmogonia è "quanto realmente avvenuto" oppure è, come spesso accade, solo la versione che l'uomo racconta a se stesso?
Nel primo caso ci sarebbero alcune discordanze... ad esempio i "soprannomi" degli dei, che non avrebbero spesso senso di esistere in quanto mancanti i riferimenti "materiali" cui si rifanno. E' improbabile che un dio chiamo un altro dio "l'ardente" se niente prima di allora è mai arso in alcun luogo, no?


Diciamo che è entrambe le cose. E' come gli uomini se la tramandano, quindi tutti più o meno conoscono la storia, ma è anche quello che è realmente accaduto (non sono il tipo di scrittore che mente al lettore). Cercate di vedere questa introduzione come un testo puramente informativo, che chiarisce al lettore i punti fermi dell'ambientazione, magari in forma accattivante. La rassegna di nomi ed epiteti mi permette di evitare spiegazioni avulse nel mezzo della narrazione.

Se proprio vogliamo filosofeggiare, non vedo che difficoltà abbiano gli dei a chiamarsi tra loro con degli epiteti, anche senza alcun riscontro materiale. Sono gli uomini che hanno bisogno del riscontro materiale; gli dei hanno tutti gli archetipi possibili nella loro testa; ciò che li differenzia è quello che scelgono di manifestare nella creazione.

Citazione:

Ultima domanda su un aspetto che mi preoccupa un po': com'è possibile che un uomo-pedina come Irian (e come tutti gli altri) si ponga in sfida con gli dei senza che questi in alcun modo lo fermino?
Mi viene da pensare a Raistlin che fa una cosa simile, tentando di diventare a sua volta una divinità e "combattendo" altri dei, ma in quel caso si trattava di divinità che non avevano il "potere assoluto" sul creato.
Stavolta sì, in questo caso ogni mortale è assolutamente schiavo dei poteri divini. Come ci si può ribellare con successo a questo?


Gli uomini sanno che gli dei sono in lotta tra loro e gli uomini sono le loro pedine, tuttavia quello che gli sfugge sono le regole che gli dei stessi si sono dati in questo conflitto. Nell'introduzione c'è qualche accenno, ma forse tende a sfuggire. Nel seguito tutto è ripreso e chiarito, anche perché la vita stessa del protagonista ne è pesantemente influenzata.

Gli dei, se vogliono, possono distruggere il mondo intero, di comune accordo, ma nel piccolo il loro potere è limitato dalla loro decisione di utilizzare gli uomini per la Guerra Cosmica. Gli dei non possono, che so, fulminare un uomo se questo gli sta sulle scatole, o sprofondare le città nelle viscere della terra. Essi devono sempre servirsi degli uomini e se li aiutano in modo "non convenzionale" autorizzano l'altra fazione a fare altrettanto. Per questo la Guerra Cosmica è in eterna stasi.

Citazione:

Mi viene in mente un'unica ipotesi che, però, coinvolgerebbe una pochezza di ragionamento ed un'esagerata superbia da parte degli dei: il loro credere che quella pedina possa danneggiare solo l'altra fazione aumentando, di fatto, il potere della loro.


Questo accadrà in un primo tempo, ma stavolta non c'è un "horn of fate" da suonare, per decretare la fine del mondo. C'è l'umanità da liberare, pertanto il problema di Irian non sarà proteggersi dagli dei, ma trovare il modo di parlare agli uomini ed aprire la loro mente. Questo è un compito ben più difficile che "sfidare gli dei".

Le tue paure, Xion, le condivido io stesso, ma rifiuto di pormi il problema finché non dovrò effettivamente scrivere la parte relativa. Tendenzialmente, vedo che appena mi metto a scrivere viene fuori ben più di quel che mi aspettavo, anche perché ho un bagaglio di riflessioni/esperienze che sulla carta trovano ampio spazio.

Come dicevo, adesso sono al capitolo 12. Purtroppo rischio di entrare in un lungo periodo di inattività, causa tesi, ma da gennaio 2006 ho scritto sei capitoli, più la revisione di quelli precedenti. Quando avrò terminato il 16°, che conclude la prima parte del romanzo, sottoporrò il testo a chi è interessato. Vedete, però, che scrivere un libro e vivere una vita "normale" sono attività che non collimano affatto. Pertanto non stupitevi che i tempi siano così dilatati; io ho smesso di preoccuparmene da tempo.
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