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Re: [Prologo] - Maltravasso

Oggetto: Re: [Prologo] - Maltravasso
inviato da =Dr.Scherzo= il 16/1/2009 14:25:34

Un sorriso sghembo si dipinge sul rude volto di Maltravasso mentre questi, gambe larghe e mani sui fianchi, scruta con cupidigia la città dalla finestra.
“Lo sole sorge de nuovo por mia privilegiata delizia. La sciocca gente d’ista città confabula et baratta sanza lo giudizio mio, movendo robba ch’è sol mia. Ignavi! Essi ancor non canoscono Maltravasso, paròn de tutta la robba ch’esiste, visibile et invisibile!”
Perso nei suoi pensieri, lo scalcagnato brigante non s’avvede dell’oscuro movimento attorno ai suoi piedi se non quand’è troppo tardi.
“Ah, dannato Brumante, che tu fai? Ista non è lieta locazione per liberar lo malo peso c’hai in corpo!” esclama, cercando di ripulirsi il bisunto stivale dai freschi bisogni del fetido gattaccio. Maltravasso cerca di mollare un calcio al felino, il quale però prontamente schiva, ed il ladro scivola, piombando a terra dritto col sedere. Mugugnando irripetibili improperi, il rom si rialza, toccandosi un fianco dolente e fissando acutamente l’animale… che da parte sua sbadiglia e scodinzola via con una calma olimpica, ricambiando lo sguardo con fare sornione.

Sempre brontolando a bassa voce, Maltravasso sistema alcune cose nella sua sacca da viaggio, raccattando parecchi degli oggetti che si trovano nella stanza: coperte, vasellame vario, un paio di piccoli specchi, un grosso pettine, della frutta piuttosto matura e, non ultima, una piccola borsa di monete sonanti. D’un tratto egli si ferma, in allarme. A passi felpati s’avvicina ad una porta di legno e mette una mano a coppa attorno all’orecchio, ascoltando. Dall’altra parte s’ode un lieve russare. Maltravasso s’acquieta, sorridendo tra sé.
“Riposa pure, cara Rosamunda – pensa – sol iere ti conobbi, ma così tanto mi donasti… In effetti ancor più mi donò tuo marito – e qui Maltravasso accarezza la borsa di monete - ma non cavilliamo”.
Con un balzo egli scende le scale della casa, ed è dinnanzi la porta. S’aggiusta la bandana, un tocco alla fusciacca, ed apre l’uscio.

“Ohibò, e tu chi saresti mai?” domanda stupito l’omaccione calvo che stava per aprir la porta con le proprie chiavi.
“Ispettore regionale cittadino per… i soppalchi” risponde svelto Maltravasso.
“Mai avuto un soppalco” replica sospettoso l’uomo, gli occhi due fessure.
“Dubbio non v’è alcuno, e niuna erroranza, dunque. Balzelli non avrai da pagare! Grandemente contento sarai! Che la giornata ti sia propizia” mastica fuori il brigante, mettendosi rapido in strada.
Il rom non fa però che pochi passi, poiché le urla stentoree d’un donnone si riversan fuori dalla finestra giù per le strade.
“MALTRAVASSO! AMOR MIO, DOVE VAI? TORNA QUI, SONO TUA!” strepita la scarmigliata Rosamunda in camicia da notte, facendo sobbalzare l’immenso petto su e giù e allargando braccia grandi come prosciutti stagionati.
“AH! FERIGR… FEDI… FEDRIGRAF… VILE MARRANO!” urla di rimando l’omone pelato, che risponde al nome di Tebaldo De’ Carnocchi, marito di Rosamunda e legittimo padrone di casa.
Malimortè” riesce a biascicare in rom-anesco stretto Maltravasso prima di essere colpito da un GROSSO bastone nodoso, arma prediletta del collerico Tebaldo.
“Malinteso! Equiproquoco! Necessità…AGH… non v’è… URGH… di usar su me violenzaaAAAHIA! Brumante, a me! Difendi lo padrone tuo!” cerca di dire il ladro mentre Tebaldo ancora lo percuote tenendolo per la nuca. “Ben fortunato tu sei ch’io non sia…UAGH… uomo facile all’uso d’angheria… perch’altrimenti gonfieretti come … SBLEEH… grassa zampogna!” arriva a proclamare con l’indice teso in alto in segno d’ammonimento.
GRASSA A CHI? LA MIA ROSAMUNDA E’ UNA *SIFILIDE*!” prorompe Tebaldo, fuori di sé dall’ira.

Segue furiosa zuffa da cui Maltravasso esce fortunosamente illeso: Tebaldo, infatti, urta subito con il deretano la bancarella d’uno stagnino, provocando la dura reazione di questi, che però tentando di rivalersi sul De’ Carnocchi colpisce inavvertitamente con una mazza l’erborista lì a fianco, che reagisce a sua volta scivolando sul carretto del pescivendolo e scatenando, insomma, una rissa di dimensioni colossali lungo tutta la via, con decine di mercanti e popolani che se le danno di santa ragione, dimenticandosi presto del rom.
Nella confusione creatasi, una mela rotola per terra e Maltravasso la raccoglie, addentandola.
Zoppicando, il povero diavolo… ehm, il brigante s’avvia mestamente, seguito a breve distanza dal divertito Brumante, non avvedendosi però del grosso strappo nella sua sacca, con la conseguenza che tutti gli oggetti sottratti dalla casa di Tebaldo cadono in terra, lasciando una comica scia di pentolame e vasetti che altri ladruncoli s’affrettano a far sparire.
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