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Re: [Prologo] - Maltravasso

Oggetto: Re: [Prologo] - Maltravasso
inviato da =Dr.Scherzo= il 22/1/2009 11:36:52

Maltravasso sogghigna e svolta un angolo, poi un altro e poi un altro ancora, addentrandosi sempre più nel budello di viottoli che compongono i bassifondi.
Brumante lo segue incuriosito, ombra tra le ombre. Chissà dove lo sta portando il suo scalcagnato amico a due zampe. Il gatto è intrigato: le urla del donnone lo hanno irritato, ma ora le buie e contorte stradine sembrano promettere nuovi giochi e nuove avventure. Ci sono tanti cani randagi da spaventare, qui attorno... Ah! E c’è anche quell’ometto che odora di strano, che parla in modo buffo e che gli dà sempre da mangiare. Miao! La giornata potrebbe rivelarsi gradevole. Scodinzolando pigramente, Brumante alza lo sguardo sullo strambo brigante che ha scelto come padrone, chè tosto s’è fermato.
A circa metà dell’ennesima stradina in penombra v’è un curioso baracchino stracolmo di cianfrusaglie d’ogni sorta. Uno sgangherato cartello appeso ad un palo recita in laitiano zoppicante: “COSE DE ALTRRE CASE – Rimedi taummaturgichi, chincagliumi et baratteria”. Dietro al baracchino, qualcuno sta rovistando rumorosamente in cerca di chissà cosa.
Maltravasso s’avvicina e si schiarisce platealmente la voce.
Una testolina anziana, spelacchiata ed allarmata subito spunta da dietro il chioschetto sbilenco, guardandosi attorno. Due occhietti acquosi si fissano sul ladro, si socchiudono, lo studiano per qualche istante. Un olezzo di formaggio stracotto e vecchiume si diffonde implacabilmente tutt’attorno.
“Si?” gracchia il fetido figuro.
“Mi paleso, Postracchione, son io, Maltravasso. Hai rimembranza di me?”
“Lo nome mio è Postracchion Degli Orpelli, non Maltravasso” ribatte il vecchino, sospettoso.
“V’è equivocanza. Lo nome MIO est Maltravasso, lo tuo invero è…”
“Bevi” intima al brigante il nonnetto, tendendogli una lorda fiaschetta.
“Bisogno non v’è di…” cerca di controbattere Maltravasso, confuso.
“Bevi” ripete Postracchione.
Il brigante allunga una mano, afferra la fiaschetta e, dopo aver odorato il disgustoso intruglio che v’è all’interno, ne ingolla un aspro sorso.
“Meglio?” domanda l’anziano, frugando nel suo baracchino e tirando infine fuori un pasciuto topastro morto, facendolo oscillare davanti all’ingolosito Brumante e bisbigliando cose tipo “Pucipucipuci, ma chi è quel bel gattone?” (cosa che spiazza sempre Brumante, che ha una reputazione di bestia maligna da difendere).
“Argh, mi sento strano, come… liberato. Codesta pozione fa schifo, con cosa l’hai fatta?” risponde Maltravasso in laitiano non più arcaico.
Guciguci, vieni qui, bel micione… Liquore, escrementi di pecora e cannella. Serve per perdere… l’accento” risponde quieto Postracchione.
“Una potente mistura, davvero!” esclama stupefatto il ladro, toccandosi la bocca.
“Sei mica il solo che soffre di arcaicìte cronica. Ma v’è rimedio, come hai visto. Non parlerai più come un citrullo per i mesi a venire!” spiega sorridente Postracchione, mostrando orgogliosamente una fila di denti neri come il carbone.
“Postracchione, sono venuto per…” comincia il ladro, ma è subito interrotto.
“Fanno trentacinque monete d’argento” sentenzia infatti l’altro, e sorride di nuovo, beato.
Maltravasso tace per acluni istanti, poi un ozioso sorriso s’allarga anche sul suo volto.
“Ma ceeerto, certo… Possiamo sicuramente trattare, vero, amico mio? Ho qui qualcosa che potrebbe interessarti…” invita il brigante, affabile.
“Sicuramente, amico mio” risponde Postracchione altrettanto affabilmente, appestando l’aria col suo fiato pestilenziale e gettando a Brumante il grasso topo.

Troppo intento a mangiare, Brumante non ascolta la conversazione tra i due, quindi non s’avvede che, alla fine di trattative piuttosto animate, per lui c’è un altro grosso topo (dono di Postracchione), oltre a tre pezzi d’oro alchemico e diciotto monete d’argento per il guarito Maltravasso.
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