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[Prologo] - Dagoberto

Oggetto: [Prologo] - Dagoberto
inviato da Gurgaz il 15/1/2009 23:13:08

Il cuore verde delle foreste di Laitia è il luogo più adatto per cercare la pace e l'illuminazione. I Monaci del Nuovo Culto lo sanno molto bene e per questo hanno scelto le profondità del bosco come luogo di ritiro e romitaggio. Oltre le robuste querce e gli alti frassini della Foresta Ascosa sorge un importante santuario, meta ogni anno del pellegrinaggio di centinaia di fedeli. Su di un viottolo ben battuto da ferventi calzari e piedi callosi, un uomo giovane, il cui volto è segnato da mille sofferenze ed avversità, procede di buon passo alla volta del monastero.

Cammina cammina, Dagoberto inizia a sentire la stanchezza. Sono quasi due settimane che è in viaggio, a piedi dalla natìa Cortona fino alle frontiere della Gelatodia. Gli stivali sono consumati e per il freddo non sente più la punta dei piedi. In cuor suo, prega di avere la forza di raggiungere la destinazione; ha fatto un voto, non può sottrarvisi, perché se non espierà le sue antiche colpe presso i monaci dell'Ascoso Serraglio il suo ordine lo espellerà per sempre.

Egli è un Cavaliere della Fede, difensore dell'ortodossia del Nuovo Culto. Il suo zelo è sempre stato impeccabile e ha sacrificato tutto in nome della purezza; non ha esitato rivolgersi contro il padre, preda di uno spirito maligno, e ad abbandonarlo per seguire la strada della Vera Fede. Da allora la sua crescita è avvenuta sotto una rigida disciplina militare, ma mentre aumentava la bravura con la spada aumentava anche la tracotanza. Così un brutto giorno Dagoberto si è infuriato contro un illustre cittadino di Nirato di Tempione, ai suoi occhi un peccatore dedito a pratiche immonde, e lo ha malmenato pubblicamente. Purtroppo costui era un Evocatore, uomo stimato e rispettato perfino dai suoi stessi superiori. Dagoberto non ha mai potuto comprendere perché il suo gesto fosse biasimato, ma di certo ne ha dovuto scontare le conseguenze. La prigionia, la penitenza e l'astinenza hanno placato la sua ira, ma solo con un pellegrinaggio poteva completarsi la sua rinascita spirituale.

Mentre ripercorre i tristi ricordi del recente passato, Dagoberto non si accorge di essere arrivato nei pressi di un ruscello, sulla cui sponda siede un Monaco vestito con un saio bianco e nero. Non appena lo vede, Dagoberto si ferma; quello alza la testa ed un ampio sorriso illumina il suo volto pingue e rubicondo.

-"Carissimo pellegrino" - dice il Monaco, gioviale - "vedo che hai percorso tanta strada. Vieni, ristorati un attimo presso il rio, fatti vedere"

Il Cavaliere della Fede avanza circospetto; senza dubbio davanti a lui si trova un sant'uomo, ma il luogo viaggio e i rischi corsi lo hanno reso diffidente. Non ha nulla con cui difendersi, nemmeno la sua spada.
-"Qual è il tuo nome?" - chiede il Monaco, mentre il viandante si china sull'acqua per lavarsi il viso impolverato. -"Dagoberto, Dagoberto da Cortona" - risponde.

-"Ah, salute a te, o Dagoberto, Cavaliere di Cortona. Il numero è Zero!" - esclama il frate, con grande entusiasmo. -"Ma che dite, padre?" - chiede Dagoberto. -"Mah, la frase mi è venuta spontanea" - risponde - "Credo di averla letta in un vecchio manoscritto, accanto al tuo nome, nella vasta biblioteca del Serraglio. Non ricordo né il significato né il contesto. Comunque lascia perdere, non sono qui per confonderti ma per guidarti alla meta. Il mio nome è Fra Butirro, guardiano Predicatore".


(Prosegue Borgoastro. Fra Butirro è qui per guidarti al Serraglio Ascoso, dove completerai la penitenza. Prova ad immaginare il dialogo che tenete tu ed il frate mentre procedete verso il monastero. Egli cercherà di capire il tuo animo e ti tratterà con bonomia, ma come vedi è un tipo un po' strano)
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