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[Prologo] - Teobaldo

Oggetto: [Prologo] - Teobaldo
inviato da Gurgaz il 16/1/2009 20:52:14

E' una mattina come le altre, ma non per Teobaldo di Tàbisa. Per la prima volta in vita sua, il giovane guerriero di Piamanca posa gli occhi sulle rigogliose campagne di Bramoldia. Una terra amena, ben coltivata, punteggiata qua e là da radi boschetti e da casolari, dal quale i contadini osservano soddisfatti i loro poderi. La primavera è alle porte e presto sarebbero spuntati i primi virgulti; nell'aria si percepisce già un odore diverso, la vita che si schiude e si spande una volta ancora.

Teobaldo sprona il cavallo lungo il sentiero, che procede sinuoso tra le colline arate e i vigneti. Dopo aver attraversato quasi tutta Laitia in cerca di avventure, ed avendone vissute di entusiasmanti, il nostro eroe ha raggiunto la sua meta. Non manca molto alla capitale del regno, la bianca Ilmona, roccaforte dei potenti Spossa. Teobaldo spera di trovare una buona occasione per farsi onore e mettersi in luce, per ricevere la "spintarella" che a Laitia serve per ottenere l'attenzione dei potenti.

A Teobaldo piacerebbe vivere solo di avventure, ma in tanti mesi di viaggio non gli è poi andata troppo bene. In Zolia ha cercato di salvare la figlia di un borgomastro da un gigantesco drago, ma gli è andata male. La bestiaccia lo ha battuto in astuzia e se lo sarebbe pappato in un sol boccone, se all'ultimo istante non fosse giunto un Paladino più esperto a trarlo d'impaccio. Quello sì che sapeva combattere i draghi, proteggersi dal loro soffio infuocato, schivare i loro artigli e colpire nei punti giusti. Non basta saper usare una lancia e tirar di spada, ci vuole esperienza, cautela e lucidità.

Il prode cavaliere, Rizieri di Zanio, si è congedato dal trafelato e spaventato Teobaldo con un saggio consiglio: -"Fato volle che io fossi costì, a salvare la vita a te e alla bella fanciulla, che dovevi sottrarre alle grinfie del drago. Per compiere sì grandi imprese, che porteran il tuo nome sulle bocche del popolo, devi imparare ad essere abile ed astuto. Il coraggio ce l'hai già, ma se gli dai retta finirai presto in pasto ai vermi".

Mentre quello se ne andava con la fanciulla aggrappata alla sua corazza splendente, Teobaldo gli ha chiesto: -"Signore, prendetemi con voi! Sarò vostro scudiero e vi servirò umilmente, nella speranza di apprendere dalle vostra gesta e diventare un grande eroe come voi siete". Rizieri fermò il destriero e sorrise al giovane guerriero: -"Purtroppo ho già uno scudiero. Egli mi attende oltre quel poggio, sempre che non mi abbia seguito per guardare la scena di nascosto. Di certo ora sarà tornato là ad aspettarmi. Lascia che ti dia un altro consiglio: cercati un padrone, un grande signore, e mettiti al suo servizio. Affina il mestiere del cavaliere compiendo gli incarichi che lui ti assegnerà; quando sarai abbastanza esperto e sicuro di te, allora potrai scegliere di combattere per la tua gloria personale".

Parole dure, scolpite nel cuore di Teobaldo. E' così assorto in questi pensieri, che non si accorge che la strada si inoltra in un boschetto. Poco più avanti, vede una scena inaspettata: un albero è caduto in mezzo alla strada e una carrozza è ferma, dall'altra parte rispetto a lui. Due manigoldi vestiti di nero e col volto coperto da un fazzoletto, stanno facendo scendere gli occupanti della carrozza e il cocchiere, agitando davanti a loro delle spade affilate. Sembra si tratti di persone facoltose: il primo a scendere è un corpulento signore dalle ricche vesti e dall'aria terrorizzata; dopo di lui scende una splendida giovane dama dai capelli castani, adorna di ricchi gioielli. Se è sua moglie, è fin troppo giovane; probabilmente è la figlia. Lei pare ancor più spaventata dell'uomo.

(Prosegue Federico. Immagino che il tuo personaggio voglia intervenire in questa situazione. Prosegui la narrazione focalizzandoti su quello che pensi, che fai e che dici, ma fermati prima di decidere l'esito dell'incontro)
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