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Re: [Avventura: Battista il Pollaiolo] - 2 - Casa di Battista

Oggetto: Re: [Avventura: Battista il Pollaiolo] - 2 - Casa di Battista
inviato da Gurgaz il 17/2/2009 22:24:49

Il nuovo arrivato si accomoda in un angolo, a debita distanza dalle stie. Battista scompare in una piccola stanza per ricomparire con un prosciutto sotto il braccio sinistro e una grossa marmitta piena nella mano destra. Non appena la scoperchia e la posa sul fuoco, Floriano fiuta il succulento odore e chiede di che cosa si tratta.

"E' brodo di racchino (NdLM Specie di brutto tacchino)" - dice Battista - "Ieri l'altro mi sono reso conto che Matusalemme, il racchino più vecchio del pollaio, cominciava ad avere difficoltà motorie. Per non vederlo più soffrire, l'ho ucciso e ne è venuta fuori questa marmitta di brodo. Non sapevo quando lo avrei mangiato, ma il Fato ha voluto che questa sera avessi molti ospiti a cena".

Il brodo si riscalda e l'odorino si spande per tutta la cucina, dove gli ospiti aiutano Battista a preparare la cena. Nonostante le ripetute esortazioni a non esagerare, il pollaiolo è talmente felice che tira fuori ogni ben di Dio. Chi come Maltravasso ha già gustato un pranzo abbondante, questo pasto inaspettato si preannuncia una vera mazzata.

Mentre gira il mestolo nel brodo fumante, il ladro si rivolge a Battista: "Ti siamo grati per l'ospitalità, ma non vorremo, aehm, approfittare e lasciarti la dispensa vuota".

"Non preoccupatevi" - risponde sicuro l'ospite - "quel che ho ve lo dono di tutto cuore. Sono così felice di aver trovato qualcuno che crede alla mia storia!"

Il buon uomo sorride e incomincia ad affettare accuratamente il prosciutto, aiutato da Tartacot e Floriano, i più affamati del gruppo. Teobaldo e Dagoberto osservano la scena senza parlare troppo, sorseggiando di quando in quando il vino dal loro bicchiere.

“Dimmi Battista” – chiede Maltravasso – “Ho conosciuto gente che se la passa peggio di te, ma il mestiere del pollaiolo, si sa, non è dei più redditizi a questo mondo. Perché hai attirato le attenzioni di un uomo ricco e famoso come Sebino?”

“Oh, è stata una maledetta sfortuna” – mugola il padrone di casa – “Quel vecchio crudele ha scorto la mia bella moglie Ghita, mentre scrutava Cirrobabo dalla torre nera del suo palazzo, e se n’è invaghito. Nulla di serio, naturalmente, si tratta di quel genere di passione che prende gli uomini dissoluti e malvagi. Nel giro di qualche giorno, Ghita è stata avvicinata da loschi individui, Guardiani dell’Equilibrio corrotti che fanno finta di servire gli Spossa, ma in realtà lavorano per Sebino. Questi hanno cercato prima di irretirla presso il palazzo, poi hanno tentato di rapirla ma mia moglie non s’è fatta imbrogliare ed è fuggita. Poi sono venuti a casa mia, offrendomi del denaro, del denaro in cambio di mia moglie! Del mio onore!”

“Immagino tu abbia rifiutato una sì turpe proposta” – s’inserisce Dagoberto.

“Puoi scommetterci” – prosegue Battista – “Per una settimana ho creduto che Sebino avesse rinunciato, poiché avevano smesso di tormentarci. Ma un giorno in cui ero assente per acquistare dei galletti da un fattore, quei farabutti sono tornati e hanno rapito Ghita. Per punirmi del mio rifiuto, si sono portati via anche il mio adorato figlio Riccardino”. Il viso dell’uomo si contrae e una lacrima gli spunta sul viso.

“Dunque è andata così” – dice Floriano – “Ma ti sei rivolto alle autorità, dopo che i tuoi erano scomparsi?”

“Ho supplicato il capitano delle guardie, diversi nobili e perfino l’arciprete di S.Dulbecco” – spiega – “Ma non c’è stato verso. Il rapimento di Ghita e Riccardino non è certo l’unico misfatto che il Mago ha compiuto negli ultimi tempi, tuttavia pare godere di una certa impunità, forse per i suoi trascorsi di benefattore. Avete visto che la gente non crede al suo cambiamento”.

"La nostra posizione sarebbe oltremodo scomoda” – commenta Tartacot, posando il coltello con cui ha tagliato il pane – “se un’indagine nei confronti di Sebino risultasse invisa ai potenti a lui legati. In tal caso sarebbe richiesta una prudenza ben maggiore nel modo di porsi che non s'egli fosse solo."

“Gli Spossa lo tollerano fintanto che paga i balzelli” – risponde Battista – “e così fa la Chiesa del Nuovo Culto. Sebbene tutti sappiano la verità, la ricchezza continua a guadagnare a Sebino i favori che gli servono per continuare le sue attività criminose. Pensate che a tutt’oggi decine di malati si rivolgono a lui ogni settimana, nell’illusoria speranza di guarigioni sempre più improbabili. Povera gente disperata, che una volta entrata nel palazzo di Sebino non ne esce se non cadavere!”

“Accidenti” – commenta Maltravasso – “a forza di spennare i disperati deve aver accumulato ingenti ricchezze”.

“I suoi beni sono proporzionati alla sua malvagità” – afferma il pollaiolo con amarezza – “Una volta era un buon Mago che prestava i suoi servigi gratuitamente ai bisognosi. Ora preferisce farsi pagare, e bene, ma nella maggioranza dei casi lascia morire la gente. Solo ogni tanto qualcuno viene risanato, in modo che possa cantare le lodi di Sebino e perpetuare l’inganno”.

“Quindi possiede molto oro, gioielli, manufatti?” – insiste Maltravasso, dimenticandosi di mescolare il brodo.

Teobaldo gli getta un’occhiataccia: “Non è per i tesori che ci recheremo da Sebino” – ribadisce.

“Naturalmente” – replica tranquillo il ladro – “dicevo così solo per dire, per sapere se dispone di buoni mezzi per organizzare la propria difesa”.

"Prima dicevi che il Mago si è circondato di sgherri” – chiede Tartacot – “Di che si tratta esattamente? Guardie addestrate, soldati mercenari o cos'altro?"

“Sono mercenari, della funesta specie de’ bravi” – risponde Battista – “Gente che non va tanto per il sottile. Diverse volte ho tentato di introdurmi nel palazzo, travestito da malato, ma ogni volta sono riusciti a scoprirmi. Mi hanno cacciato e malmenato brutalmente, senza che potessi trovare traccia dei miei cari. Costoro sorvegliano il palazzo giorno e notte, ma di notte sono meno vigili”.

Finito di affettare il pane, il ragazzo Rom afferra il mazzo, mescola le carte e fissa il proprio sguardo in quello del pollaiolo, come se potesse leggervi dentro.

"Battista. Dimmi. Che genere di Mago è questo Sebino?” – domanda – “Prima ne parlavi come di un cerusico che usa balsami, olii e terapie particolari. Io di ciò che fa un Mago non mi intendo" fa una breve pausa guardando Floriano, poi riprende il discorso "Per me l'Arte è la capacità di mediare con il mondo degli spiriti, ma non conosco quella che è la filosofia dei Maghi in proposito”.

“Mi confondi, figliolo” – risponde Battista un po’ sperduto – “Le arti taumaturgiche di Sebino sono rinomate in tutta Laitia. E’ un idroterapista, cioè un sapiente che cura utilizzando bagni e soluzioni acquose opportunamente mescolate od incantate. Io sono un uomo semplice ed onesto. Sicuramente voi potete comprendere meglio la natura dei suoi arcani”.

“Se il suo segreto è la blasfema pratica della magia nera” – mormora sinistramente Dagoberto – “Sebino riceverà per mia mano il castigo del Signore Senza Tempo”.

"Fidate che se lo troveremo colpevole” – riprende Tartacot, senza badare troppo al Cavaliere – “egli riceverà un’adeguata punizione, ch'essa venga dagli uomini o per gli uomini dagli spiriti" e così dicendo estrae dal mazzo la carta dell'Imperatore. Dagoberto lo scruta con sdegno, ma non dice nulla.

“Un’ultima domanda, prima di metterci a tavola” – dice Floriano – “Puoi descriverci sommariamente Sebino, Ghita e Riccardino?”

“Sebino è un vecchio cupo ed arcigno” – descrive l’ospite – “dalla lunga barba bianca e dagli occhi vispi, nonostante l’età. Non so come fosse un tempo, ma oggi è un dissoluto che gode solo nel fare del male. Spero solo che abbia tenuto in vita mia moglie e mio figlio, per il subdolo desiderio di farmeli ritrovare, un giorno, quando le sue arti e la sua loquela li renderanno succubi alle sue parole”.

Battista sospira affranto, poi continua: “Ghita è una moglie fedele ed una madre esemplare. Ce ne fossero di donne come lei! Mai un grillo per la testa, mi trattava come un re ed era attentissima all’educazione di Riccardino, che ha solo sei anni ma è già un ometto. È attento e giudizioso, non gli sfugge nulla”.

“E dicci” – soggiunge Maltravasso mentre toglie la marmitta dal fuoco – “tua moglie è una bella donna?”

“Bella e di buone maniere” – dice Battista – “quel tipo di donna del popolo che fa girare la testa ai nobili, troppo famosi per sposare donne di così bassi natali, ma non abbastanza schizzinosi da non portarsele a letto. Per fortuna Ghita era una donna fedele ed il Mago farà una bella fatica a piegare la sua volontà. Solo un incantatore rincitrullito dalla vecchiaia poteva portarmela via in tal modo”.

La tavola è pronta e i commensali si apprestano, più o meno volentieri, ad onorare la ricca mensa di Battista il pollaiolo.

FUORI DAL GIOCO
Spero di aver risposto a tutte le domande poste, anche senza nominarle esplicitamente.
Ora vi invito a discutere tra di voi il modo in cui volete procedere, nella forma che preferite (fuori dal gioco è migliore, secondo me, possiamo fare anche delle elisioni rispetto al racconto). Dovete cioè fare delle proposte su come aiutare Battista, quando e come recarvi al Palazzo di Sebino.

Cercate anche di dare un’organizzazione al vostro gruppo, provate ad immaginare come potreste muovervi tutti assieme per entrare di nascosto in un palazzo. Diamo per scontato che durante questa cena parliate anche del più e del meno, così che i compagni appena trovati capiscano chi è ciascuno di voi e che ruolo può avere nella compagnia.

Domani sera, se possibile, il Portavoce (o il vice Portavoce) comunicherà in via ufficiale la linea di condotta del gruppo.

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