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Re: edizioni e elle....a quando?

Oggetto: Re: edizioni e elle....a quando?
inviato da Rohlborg il 7/9/2008 15:30:18

Ristampe E.L. : Un problema Etico?

Il librogame italiano compie ventidue anni. Nel 1986 "I Signori delle Tenebre" vinceva il premio Bancarellino e l'approccio alla lettura di un'intera generazione compresa tra gli undici e i tredici anni d'età sarebbe di lì a poco, cambiato per sempre. Erano gli anni dei videogame sul commodore 64 oppure sullo Spectrum, gli anni delle sale giochi dove videogiocare "seriamente" voleva dire uscire di casa e rinchiudersi in locali pieni zeppi di rumori, luci colorate, fumo e imprecazioni. I nostri genitori erano preoccupati perchè nelle sale giochi c'erano i drogati, anche se la loro idea di tossicodipendenza non inquadrava esattamente i rischi a cui noi ragazzini eravamo sottoposti. In cinque anni di assidua frequentazione non ho mai incontrato nessun drogato ma ho capito fin troppo bene il concetto di "dipendenza". Titoli come "Double Dragon" o "Shinobi" per me si rivelarono ben presto più letali dell'eroina: per un gettone in più da spendere ho rubato dal portafogli di mia nonna e di mio zio e, quando la crisi era acuta, ho mendicato spicci dagli amici più ricchi senza mai restituirli. Mia madre temeva che incontrassi i drogati senza accorgersi che il drogato era suo figlio. Brutta storia, come lo svenimento epilettico che mi colse in un bar della garfagnana e che stoppò la mia carriera di videogiocatore per quasi due anni. Fu in quel periodo che incontrai Lupo Solitario e Joe Dever.

Oggi ho tre volte gli anni di allora. Sono abbastanza consapevole della mia condizione di "consumatore programmato", dato che la mia generazione ha subito il primo vero lavaggio del cervello ad opera della pubblicità moderna: la stessa che ha condannato i nostri genitori alla grande schiavitù affettiva con cui sono stati ricattati per anni. La loro rivoluzione è stata stroncata alla maniera del Marajà di Pencott: è bastato rubargli i figli.

Figli "rubati" e non cambiati, con buona pace del povero Pirandello.

In mezzo ad un bombardamento mediatico senza precedenti, il librogame rappresentò un'anomalia poichè noi ragazzini ne subivamo il fascino senza che questo venisse amplificato dalla pubblicità televisiva. Il fantasy era ancora considerato un genere letterario di basso profilo, la faccenda dei campi Hobbit bastava a condannare l'opera di Tolkien e i film di Steven Spielberg potevano quasi considerarsi "sovversivi" per forma e contenuto. La E.L. ristampava i libri che i ragazzini letteralmente rubavano dagli scaffali delle librerie.

La editrice giochi poi scaricò la bomba e Dungeons & Dragons deviando definitivamente il corso del fiume della nostra adolescenza. I nostri genitori non capivano: avevamo cominciato a leggere di nostra spontanea volontà e ci ritrovavamo con gli amici per "giocare parlando". Eravamo ribelli senza saperlo, partigiani inconsapevoli arroccati sui monti che circondavano la grande valle del consumo. E cosa incredibile, imparavamo pure un sacco di cose.

Poi cominciò il declino. Come tutte le età dell'oro, anche quella dei librogame era destinata a finire. I motivi possono essere tenti e tutti veri: in fondo ognuno di noi ha un'idea precisa circa la fine del nostro passatempo preferito. A mio parere il disastro cominciò con la vendita dei librogame nei supermercati prima e nei centri commerciali poi. In linea col paradosso esposto in precedenza, il librogame cominciò ad implodere quando si tentò di diffonderlo su larga scala. Lupo Solitario si rivelò parente dello spumante Cinzano: per molti ma non per tutti.

Il librogame andava cercato, spesso ordinato e quindi, atteso. Quando terminai la prima avventura di Lupo Solitario non ci fu modo di mettere le mani sulla "Traversata Infernale". Nessuna libreria ce l'aveva, per disperazione me lo feci prestare da un amico ma solo dopo aver letto "Negli Abissi di Kaltenland". Troppa era la fame di avventura, se capite cosa intendo.
Eravamo, credo, un'anomalia anagrafica: ci appassionammo ad un prodotto destinato ad un pubblico un pò più adulto, forse l'equivalente dei videogiochi di ultima generazione caricati sulla playstation da un bambino di otto anni.
In un modo che nessuno capiva, noi leggevamo divertendoci. Quando le logiche del profitto pianificarono la diffusione del librogame a tappeto, cambiarono improvvisamente i destinatari del prodotto. Non erano più i lettori ad andare verso il libri ma erano questi a precipitare verso di loro. Valanghe di titoli, tutti disponibili, tutti colorati e accattivanti. Comprare più librigame di quelli che si era riusciti a risolvere diventò fin troppo facile. Cominciò il consumo sfacciato di quello che era stato un sogno per pochi.

Pasolini sosteneva che comprare più libri di quanti ne possiamo leggere era come fare un passo verso l'infinito. Comprare più librigame di quanti avessimo tempo di leggere fu invece un passo verso la rovina. Il librogame diventò accessibile a tutti, anche a coloro che vi transitarono come turisti del divertimento, tanto per poter dire "si, questa roba l'ho fatta anch'io". I genitori cominciarono a regalare librigame anche a bambini troppo piccoli così che mentre noi crescevamo appassionandoci anche ad altro, la forbice generazionale tra i primi lettori e gli ultimi si allargò in modo spropositato, finendo per diventare un crepaccio impossibile da superare perchè i nuovi non avevano la nostra stessa urgenza di essere i protagonisti delle storie che leggevano. I videogiochi si erano nel frattempo evoluti e un signore di nome Richard Garfield si apprestava a conquistare il mondo dell'intrattenimento ludico.

Oggi siamo noi, gli adulti. Nel migliore dei casi, percepiamo un reddito e abbiamo una famiglia da mantenere. Da consumatori in erba, siamo diventati la generazione dei televisori trentaduepollicielleciddì. Inevitabile lo stupore di Zio Dever durante Lucca Games degli anni passati. In tutto il mondo nessuno l'aveva accolto con tanto calore poichè il fenomeno Lupo Solitario non era divampato con la violenza di una peste rivoluzionaria come da noi.
Purtroppo, i ribelli di allora sono diventati gli integrati di oggi. E Zio Dever, che è un uomo intelligente, ha deciso di riprendere la penna in mano. All'epoca spendevamo la paghetta dei nostri genitori, oggi disponiamo di stipendi più o meno cospicui e nel cuore custodiamo il ricordo di un'infanzia perfetta. Ecco quindi le nuove edizioni di Lupo Solitario, i gadget tipo la Spada del Sole e il sigillo di Hammerdal d'oro massiccio, il videogioco e il giocone di ruolo. Ecco la nuova edizione di Oberon in inglese, ecco Giulio Lughi che decide di rimettere in stampa alcuni dei vecchi titoli fiutando un possibile ritorno ai fasti che furono.

Non ho ancora comprato i nuovi libri ma credo che dovrò farlo, in modo che quanto sto scrivendo non rimanga un mero esercizio di polemica letteraria. Ma non acquisterò i nuovi libri per sostenere la E.L., questo ci tengo a precisarlo. Leggerò i nuovi libri di Dever per capire come anche lui possa essere cambiato in questi vent'anni di follia consumistica generale.
Ristampare Oberon, Sortilegio oppure qualsiasi altra collana è sbagliato perchè nessun profitto giustificherà l'operazione e condannerà il librogame ad una seconda, umiliante, uscita di scena. Erano arrivati in silenzio e in silenzio se ne andarono, come succede con l'adolescenza. Oggi c'è un sacco di aspettativa intorno a questa sorta di resurrezione, specialmente da parte di noi "vecchi".

Lasciatemi dire che preferisco togliere la polvere dai miei vecchi librogame piuttosto che metterne di nuovi sulla mensola e non perchè quelli di allora erano scritti meglio oppure illustrati in modo più accattivante.

Forse preferisco i miei vecchi Lupo Solitario perchè sulle copertine, Lupo Solitario non compariva mai ed io potevo immaginarmelo un pò come mi pareva, ecco tutto.

Veramente, non ci servirebbe altro.

D.
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