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Re: Articolo sul portale di Esaedro

Oggetto: Re: Articolo sul portale di Esaedro
inviato da EGO il 10/9/2007 11:28:21

Citazione:

Elrond ha scritto:
mi sono saltate subito all'occhio le problematiche maggiori che ne hanno decretato prima il successo di massa e poi l'inevitabile declino editoriale (tonnellate di meraviglioso materiale mai tradotto in italiano). Per prendere in considerazione questi elementi risulta difficile esularli dal contesto culturale italiano
A fronte di una necessità di prodotti qualitativamente sempre più pregiati (e costosi!!!), il mercato italiano nei confronti del gioco di ruolo & co. ha purtroppo dovuto sempre tener conto (anche senza esserne cosciente) di elementi quali: la difficoltà commerciale di un prodotto concepito come se non fosse per adulti, il preconcetto che il gioco di ruolo non rappresenti un aspetto culturale e sociale fondamentale nella natura umana, il preconcetto che il gioco di ruolo sia da relegare a una banda di nerds che non trovano sfoghi nella vita reale, nonchè tutte le problematiche di un prodotto che comunque deve essere di tornaconto alle aziende importatrici.
Non vorrei perdermi in discorsi infiniti sui massimi sistemi, ma senza tirare in ballo la peculiarità della nostra realtà italiana socio-culturale sarebbe impossibile poter capire la poca fertilità del nostro paese in questo senso.
Certo Ego, dici bene che in Francia e in Inghilterra le pubblicazioni continuano da sempre ad avere successo ma lì si parte da presupposti completamente diversi, dove i praticanti sono tendenzialmente eterogenei mentre da noi, nella maggior parte dei casi, sono adolescenti/studenti. Perchè è insito nella nostra cultura che il gioco sia da "ghettizzare".

Sai, sono cose che ho pensato e penso anch'io, eppure non riesco a trovare la ragione profonda di questa situazione. In fondo, anche il nostro è un paese di persone che giocano. Possiamo tirare in ballo tante cose, dalle nostre origini fondamentalmente contadine e operaie, al nostro sviluppo più tardivo rispetto ad altri Paesi vicini e lontani e quindi all'immagine più radicata del gioco come aspetto molto infantile e popolarmente visto come perdita di tempo da chi lavora. Da noi manca quella che possiamo chiamare cultura del gioco, direi, ma non la voglia di giocare e l'interesse per il gioco. Quando il videogioco è diventato graficamente "adulto" e economicamente accessibile alla maggioranza, improvvisamente tutti avevano PlayStation, anche se spesso gli adulti si trinceravano dietro il "la compro per mio figlio, e ogni tanto ci faccio una partitina". Ma il fatto è che non sono convinto che all'estero l'immagine del gioco sia meno infantile, anzi, in tutto il mondo i giochi di maggior successo vengono sempre accusati di essere diseducativi, di traviare le giovani menti, come se le macchinine e le bambole di stracci fossero ancora il miglior strumento per giocare. E quindi non mi è chiaro quale sia l'elemento che impedisce, in Italia, di avere a disposizione tutto il materiale che c'è altrove.

Nel caso dei manuali dei GdR, il costo (sempre maggiore: i manuali costano tantissimo in relazione al materiale) e il contenuto non sono sempre ben accetti da noi. Ho ben presente gli appassionati che alle fiere trovano l'occasione di impadronirsi di manuali ed espansioni in inglese, a volte magari più per pura curiosità che per usarli effettivamente per giocare. Alcuni manuali, poi, per il loro contenuto forse non vengono tradotti per evitare polemiche ancora maggiori del solito: già in tutto il mondo, e specialmente nel nostro Paese di cattolicesimo confuso ma sempre incombente e di genitori e nonni poco aggiornati e imbottiti di certe credenze, i GdR hanno sempre avuto l'aria di prodotti del diavolo, figuriamoci alcune delle espansioni più oscure. Ma anche qui, non credo che all'estero materiale simile possa suscitare reazioni diverse. Anche la polemica sui prezzi è sempre stata ampia: come già detto, il materiale è costoso, da noi sicuramente più che nei Paesi d'origine, ed è difficile che ci sia mercato per tutto. Il nostro è un Paese che da sempre non offre tutto quello che esiste, proprio perché tanto non c'è mai stata richiesta per tutto. Sono sicuro che in USA la richiesta di nuovo materiale per GdR esiste e c'è sempre qualcuno disposto ad acquistare le nuove proposte, ma qui di solito non succede. Prendiamo anche solo il librogame: l'offerta editoriale della EL è sicuramente modesta rispetto a tutto quello che è uscito in Inghilterra e in Francia, eppure credo che in Italia pubblicare più titoli di così sarebbe stato un suicidio commerciale, perché nessuno avrebbe comprato così tanti libri. E io trovo che abbiano fatto delle scelte sensate, anche se poi ultimamente mi sono messo io stesso a recuperare materiale inedito in Italia.

Tutto considerato, comunque, i veri motivi della nostra situazione sono difficili da far saltare fuori. Perché alla fine, da noi come altrove il giocatore che considera normale giocare, che considera il gioco qualcosa a cui dedicare più tempo di quello che serve a fare un cruciverba, è ghettizzato, etichettato e deriso, anche dai giocatori stessi. Probabilmente gli appassionati di D&D sono i primi a creare parodie dei giocatori che prendono il gioco troppo sul serio. Quindi l'immagine collettiva del giocatore, di ruolo come di altro, non mi sembra che sia socialmente accettata all'estero meglio che da noi. Mi sembra più che altro che ci sia una specie di accordo collettivo per cui il nostro Paese debba sempre interpretare la figura di nazione che si dà da fare, ma deve restare arretrata e limitata sotto tutti gli aspetti. Del resto la nostra popolazione è sicuramente meno numerosa che nei Paesi in cui ci sono più prodotti, e la ricchezza è meno distribuita. Ma sono tutte supposizioni ugualmente verosimili; il vero motivo è ancora da chiarire.
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