Etica del librogioco |
Oggetto: Etica del librogioco inviato da NemonemoN il 12/11/2007 11:25:35 Esiste un'etica della lettura di un librogame? Leggendo qualche thread mi sono accorto che forse sono un pervertito: dopo esser morto credo di aver realmente reiniziato il libro solo un paio di volte. La prima domanda è: quando si muore bisogna reiniziare da capo (anche solo per godersi meglio il librogame)? Tiro in ballo Pennac: ormai vent'anni fa, proprio in era librogame, andava di moda il postmoderno. I librogame sono vere opere postmoderne, ed invito la lettura dei loro antenati degli anni sessanta, le storie a bivi inventate dagli scrittori dell'Oulipo francese (di cui faceva parte anche Calvino). Ebbene, per non farla lunga: Pennac scrisse un decalogo delle liberà che il lettore si può prendere, tra cui saltar le pagine. Un undicesimo diritto a mio avviso è quello di non dover reiniziare da capo se si muore. Credo sia nello spirito del librogame. Pennac scriveva anche che il lettore ha il diritto a non finire i libri che legge. A me è capitato con gaudio nella lettura del quarto volume del prete Gianni. Cercando il graal dell'eterna giovinezza capita che una principessa di Babilonia si innamori di me. Una vita di feste e felicità mi attende: meglio di così? Il finale alternativo mi è parso bellissimo e ho lasciato perdere la posibilità di continuare la ricerca del graal tra le montagne del Nepal: vuoi mettere una lung a vita infelice ad una breve ma intensa e bellissima? La seconda domanda quindi è: è necessario dover finire la storia che si è iniziata? Le serie ti obbligano a farlo, ma a mio avviso in parte snaturano il librogame (parla comunque uno che ha quai tutto lupo solitario...). |