IL CIELO SOPRA BERLINO --- di Wim Wenders |
Oggetto: IL CIELO SOPRA BERLINO --- di Wim Wenders inviato da Gurgaz il 13/7/2008 13:08:16 Premio miglior film al festival di Cannes, anno di grazia 1987. Ecco le credenziali di questo capolavoro del cinema tedesco, che nello stesso tempo ha voluto essere un raffinato omaggio alla triste storia di una città divisa per quarant’anni e un manifesto del cinema controcorrente, contrario ad ogni tipo di contaminazione commerciale in favore di una piena dignità artistica. Non ho grossi dubbi: Wim Wenders ha preparato una sorta di fiaba moderna, intrisa di poesia, tristezza e nostalgia, con il preciso intento di generare arte e vincere sulla Croisette. Nel 1987 a Berlino gli angeli sono gli osservatori invisibili della società, dediti ad ascoltare le riflessioni spirituali degli uomini. Questi angeli non sono poi molto diversi dai mortali: hanno la vita eterna e la pace dei sensi e desiderano un’esistenza terrena, di cui assaporerebbero a fondo i momenti più insignificanti. L’angelo Damiel (Bruno Ganz) si innamora della trapezista Marion (Solveig Dommartin) e ne segue assorto i movimenti ed i pensieri. Dopo aver ricevuto consiglio da Peter Falk, il famoso attore americano che sta lavorando su un set a Berlino e che, per l’occasione, rivela di essere un ex angelo, Damiel decide di rinunciare all’immortalità. Egli può quindi incontrarsi con Marion e diventare l’uomo che lei attendeva da tempo. Nel frattempo, l’angelo Cassiel (Otto Sander), continua a vegliare sull’ex collega ed a seguire i pensieri e i peregrinaggi del vecchio Homer (Curt Bois), “narratore dell’umanità” e custode della memoria storica di Berlino. Non stupisce che Il cielo sopra Berlino abbia vinto il festival di Cannes. Simili film nascono proprio per questo genere di concorsi, dove non conta molto l’incasso al botteghino quanto la ricerca dell’originalità e dello stile. L’opera possiede in abbondanza queste caratteristiche ed è un classico esempio di cinema d’autore. I dialoghi sono rarissimi, perché prevalgono i pensieri a cui è conferita una forma poetica poco credibile, ma sicuramente efficace e toccante. La fotografia di Henri Alexan è eccellente e per il 1987 riesce a realizzare inquadrature ed effetti senza precedenti. Il cast è ridotto a cinque personaggi più un numero imprecisato di comparse. Non che ne fossero servite di più, visto il continuo stream of consciousness cui lo spettatore è sottoposto per tutta la durata della pellicola. Il cielo sopra Berlino non è costruito né su una storia, né sui dialoghi, né sulla recitazione. Ci sono anche questi elementi, peraltro di buon livello, però si nota subito che lo scopo è trasmettere sensazioni. Wenders non vuole spiegare Berlino, presentare la sua storia di guerra, odio, divisione e decadenza, bensì desidera veicolare tutto questo sotto forma di impressioni non mediate. Nelle stazioni della metropolitana, nela biblioteca, nella Potsdamer Platz, nei locali notturni dove suonano Nick Cave and the Bad Seeds, dappertutto si respira l’atmosfera della metropoli tedesca spezzata dal Muro, ulteriormente accentuata dall’echeggiare dei pensieri della gente in strada. Bisogna riconoscere l’arte quando la si vede e Il cielo sopra Berlino merita a pieno titolo i premi che ha ricevuto. Ciononostante è pesante da digerire, straniante in più punti, a tratti del tutto dimentico dello spettatore e perso in un mare di parole ed immagini che non finiscono da nessuna parte. Purtroppo è un film che non si può consigliare a nessuno, perché ci sono altissime probabilità che non piaccia o che stanchi dopo una misera mezzora. Arte ed intrattenimento possono andare d’accordo, ma in questo caso il regista ha sottolineato a dismisura il primo aspetto, pretendendo di coinvolgere con una pletora di pensieri, a tratti interessanti, in altri casi semplicemente noiosi. Tanto di cappello per un lavoro tecnicamente e stilisticamente magnifico, ma resta il rammarico per un’opera che solo i più caparbi e determinati possono affrontare ed eventualmente apprezzare. Ottima la colonna sonora di Jürgen Knieper. Voto di gradimento: 6 Voto critico: **** |