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LA PROMESSA DELL’ASSASSINO --- di David Cronenberg

Oggetto: LA PROMESSA DELL’ASSASSINO --- di David Cronenberg
inviato da Gurgaz il 22/12/2007 12:44:47

In questo dicembre 2007 così privo di proposte cinematografiche interessanti, non ho potuto fare a meno di notare il nuovo film di David Cronenberg. Consapevole di aver perso un discreto lavoro quando ho evitato A history of violence, ho deciso di dedicare una serata con gli amici alla visione de La promessa dell’assassino, che si presentava come una storia di gangster russi ambientata a Londra. Il titolo originale è il più appropriato Eastern promises.

Le danze si aprono con un uomo sgozzato nella bottega di un barbiere e con una ragazza di 14 anni che si accascia in un emporio. Quest’ultima è ricoverata all’ospedale, dove la levatrice Anna Khitrova (Naomi Watts) aiuta la bambina a nascere, mentre per la madre non c’è più nulla da fare. Tra le cose della giovane, Anna scopre un diario scritto in russo; lei è un’immigrata di seconda generazione, nata e cresciuta in Inghilterra, perciò ha bisogno dell’aiuto dello zio Stepan (Jerzy Skolimovski) per comprendere il testo in cirillico. Il contenuto del diario non lascia dubbi al vecchio russo: la ragazza è stata vittima di violenze di ogni genere, da parte di chi ha facilitato la sua immigrazione clandestina in Gran Bretagna. Nonostante l’invito a desistere, Anna desidera trovare qualcuno a cui affidare la bambina e segue una pista pericolosa, che la conduce presso il rinomato ristorante gestito dal sig. Semyon (Armin Mueller-Stahl). L’affabile cuoco è in realtà uno dei capi della Vory V Zakone, una società della mafia russa, e sa che il diario contiene prove schiaccianti contro di lui. Poiché non può fidarsi dell’impulsivo ed insano figlio Kirill (Vincent Cassell), Semyon incarica l’efficiente nuovo arrivato, l’autista Nikolaj Luzhin (Viggo Mortensen), di recuperare il diario ed eliminare coloro che sanno. Nikolaj è un uomo freddo e capace di tutto, ma nonostante ciò Anna sente che è una persona diversa da quelle per cui lavora e che può ricevere aiuto da lui. Nel frattempo, i parenti dell’uomo sgozzato si fanno vivi e pretendono vendetta...

Non è semplice collocare questo film: non è propriamente un thriller, né un gangster movie. Non racconta neppure una storia completa, infatti il percorso narrativo inizia con diversi fatti già avvenuti e si chiude quando c’è ancora molto da dire. Il finale è il momento peggiore e lascia un pesante senso di incompletezza, perché esclude tutti gli sviluppi tragici e cruenti della trama per concentrarsi sulla serenità della bambina, adottata da Anna Khitrova. Bisognerebbe riuscire a vedere il film non come un racconto, ma come una finestra che si affaccia sui bassifondi della società, in un ambito della malavita dal quale la gente comune, per sua fortuna, è esclusa. Purtroppo è difficile riuscirci quando si è in sala.

La forza de La promessa dell’assassino è la recitazione, poiché l’intero cast si esibisce in ottime performance. Se la brava Naomi Watts è relegata ad un ruolo secondario, i protagonisti maschili sono degli autentici giganti in questa vicenda triste e violenta. Il mattatore è Viggo Mortensen, impensabile nel ruolo del mafioso russo eppure straordinariamente calato nella parte. Oltre all’impegno degli attori va riconosciuta la profondità e la forza dei loro personaggi, frutto della accurata scrittura e sceneggiatura di Steve Knight. Un elemento che, invece, non si percepisce per nulla è la colonna sonora, firmata dal maestro Howard Shore. Praticamente non posso esprimermi a riguardo: non ricordo una sola nota, a parte qualche canzone popolare russa che non è detto sia di sua invenzione.

Ci sono molti elementi in comune con A history of violence, soprattutto alcune caratteristiche dei personaggi e il tema della violenza, che stavolta si concentra maggiormente sullo sfruttamento e la schiavitù delle giovani prostitute. Non mancano alcune scene esageratamente brutali: verso la fine ce n’è una che ha nauseato ogni creatura femminile in sala, soprattutto quelle che avevano scelto questo titolo per la presenza del loro idolo Viggo. Nonostante alcune inverosimiglianze, si tratta di un momento di grande tensione e magnificamente ripreso. Ci sono svariati elementi per riservare il proprio favore al film, che è un lavoro pregevole, ma nell’immediato la soddisfazione è limitata. Resta comunque un buon margine per rimuginare su quanto visto e per soprassedere a certi difettucci, dovuti più che altro all’intento del regista di non raccontare l’ennesima storia, bensì di offrire uno scorcio sul mondo sotterraneo della criminalità.

Voto di gradimento: 7
Voto critico: ***
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