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IL SESTO GIORNO --- di Roger Spottiswoode

Oggetto: IL SESTO GIORNO --- di Roger Spottiswoode
inviato da Gurgaz il 5/1/2008 12:57:20

Visto ieri sera in TV per la 3^ volta

Gli ultimi episodi della carriera di Arnold Schwarzenegger, autentica icona dei film d’azione, sono stati accolti piuttosto freddamente dal pubblico. In buona parte ciò è dipeso dall’esaurirsi di un certo tipo di cinema, con il conseguente declino di attori come Arnold e l’eterno rivale Sly Stallone. Sembra assurdo, ma la colpa va ascritta all’impiego della CGI, che ha creato nuovi motivi di stupore nello spettatore, un po’ alla volta disaffezionatosi alle battute ed al carisma del divo di turno. Ormai per fare action movies conta essere belli, essere “cool”, tanto il resto lo fanno la macchina da presa ed il computer.

Il sesto giorno è ambientato in un futuro prossimo, decisamente più realistico di quello di Blade Runner, e tratta un tema simile a quello del film di Ridley Scott: la clonazione umana. Adam Gibson (Arnold Schwarzenegger) è un pilota di elicottero e trasporta la gente sulle montagne, in particolare gli snowboarder in cerca dell’ultima sfida. Un bel giorno lui e l’amico Hank (Michael Rapaport) devono trasportare un personaggio influente, il dottor Michael Drucker (Tony Goldwyn); sebbene fosse stato richiesto espressamente Gibson, i due si scambiano il posto all’ultimo momento perché Adam deve fare un salto da Re-pet a farsi clonare il cane appena morto. Già, perché clonare animali ed organi è ormai pratica comune, mentre la clonazione umana è stata categoricamente proibita in seguito ad alcuni esperimenti tragicamente falliti. Si capisce quindi che razza di shock sia per Adam scoprire che è stato sostituito da un clone. Non ha tempo di riflettere sul da farsi che è subito avvicinato da quattro sinistri personaggi, che dimostrano la precisa intenzione di toglierlo di mezzo. Naturalmente Adam non ci sta e si dà alla fuga. L’unica alternativa che gli resta è ricostruire a ritroso gli eventi, onde capire ciò che è successo. Si rende conto che i killer sono a loro volta dei cloni, inviati da parte della Replacement Technologies (Tecnologie Sostitutive) di proprietà di Michael Drucker. L’incontro col Dr. Griffin Weir (Robert Duvall) gli rivela in parte quanto è accaduto, ma, quando gli sequestrano la famiglia, Adam è costretto a cercare l’aiuto del suo clone per penetrare nella sede del gruppo e scoprire la verità.

La storia scritta da Cormac e Marianne Wibberley è discretamente articolata ed il futuro presentato è credibile, nonostante alcuni elementi troppo avveniristici. Il film centra il suo obiettivo di gettare cupe previsioni sugli effetti della clonazione umana e sulle contraddizioni cui può portare. Interessante il parallelismo proposto tra gli aspetti apparentemente benefici (restituire alle famiglie i cari morti per un male incurabile) e le orribili storture che si verrebbero a creare (utilizzo della clonazione come ricatto etico e strumento di potere

Arnold è la figura cardine e ciò non sorprende. Il suo Adam Gibson è il classico middle-man, onesto e detentore di una morale semplice e chiara, ma si tratta di un personaggio meno spaccone della media. Il momento migliore del film è il dialogo tra Drucker (Goldwyn) e Adam, dove si scoprono le carte sulla clonazione. Arnold se ne esce con un paio di frasi delle sue, come: “Per me la scienza non è sinonimo di male. Tu lo sei!” oppure “Se tu lo credi, allora devi clonarti mentre sei ancora vivo” Drucker: “Per comprendere meglio la tua assurda situazione?” “Così puoi fotterti da solo!”. Il cast è abbastanza valido e la recitazione discreta, nonostante l’atmosfera gioviale e plastificata. La colonna sonora di Trevor Rabin svolge bene il suo compito e l’attenzione non scema un istante.

Il resto del godimento dovrebbe venire dai visuals, alcuni dei quali sono proprio fatti bene (gli elicotteri). Questo prossimo futuro ha un sacco di trovate efficaci, come l’amica virtuale di Hank, gli animali Re-pet (non comprerei mai da una ditta con un nome così!), le macchine col computer di bordo, le proiezioni tridimensionali che campeggiano ovunque. Meno in linea con l’attuale progresso sono le pistole laser, troppo vistose ed avveniristiche, più che altro un espediente per un paio di scene a buon mercato. Il sesto giorno non aggiunge nulla alla carriera di Arnold Schwarzenegger, che al contrario conferisce al film quella marcia in più, senza la quale sarebbe stato relegato presto nel dimenticatoio. Ad ogni modo, mette la sua carne al fuoco e si guarda volentieri, perciò è il titolo da consigliare nella filmografia di Schwarzenegger dal 1995 in poi.


Voto di gradimento: 7
Voto critico: ***
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