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Re: INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO - - di Steven Spielberg

Oggetto: Re: INDIANA JONES E IL REGNO DEL TESCHIO DI CRISTALLO - - di Steven Spielberg
inviato da Gurgaz il 3/6/2008 23:39:05

Ho visto il film sabato sera, ma solo ora posso raccogliere le idee e scrivere qualcosa. Purtroppo, il giudizio che ne esce fuori non è entusiastico, sebbene io sia molto dispiaciuto e mi riservi di riguardare il film tra qualche tempo.

Dopo anni e anni di attesa, scanditi da qualche simpatica pubblicazione della Lucasarts, nel 2008 si concretizza uno dei più attesi e graditi ritorni di un personaggio-icona del cinema. Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo è il quarto episodio della serie che vede come protagonista l’avventuroso archeologo, invecchiato nelle fattezze assieme all’attore Harrison Ford, ma ancora dotato di un’invidiabile forma fisica.

Corre l’anno 1957 e la Guerra Fredda vede la contrapposizione di Stati Uniti ed Unione Sovietica. Indiana Jones (Harrison Ford) è stato rapito da un nutrito gruppo di spie russe, penetrato in uno dei luoghi più segreti e sorvegliati d’America. Si tratta dell’Hangar 51, dove il governo nasconde ciò che non può rendere pubblico, proprio il magazzino in cui nel primo film è stata conferita l’Arca dell’Alleanza. Il professor Jones e il compagno d’avventure Mac (Ray Winstone) sono torchiati dalla perfida Irina Spalko (Cate Blanchett), che li costringe a ritrovare una cassa contentente un corpo mummificato piuttosto singolare. Nonostante Mac riveli il primo dei suoi numerosi doppi giochi, Indy riesce a filarsela grazie a fortuna, abilità e sospensione dell’incredulità. Recuperato dagli agenti federali, l’eroe è accusato di complicità col nemico e tenta di filarsela in Europa. Prima di riuscirci viene intercettato dal giovane (Shia LaBeouf), figlio della vecchia fiamma Marion Ravenwood (Karen Allen). Il vecchio avventuriero e il giovane dai capelli unti partono in cerca del professor Oxley (John Hurt), impazzito dopo un viaggio in Amazzonia e scomparso nel nulla. A Nazca Indy mette le mani su un teschio di cristallo troppo antico e perfetto per essere stato costruito senza laser; l’oggetto ha strane proprietà magnetiche e finisce per attirare pure i nemici. Nel campo sovietico si ritrovano tutti i personaggi del film, compresi Marion e Oxley. Lo stralunato professore sembra dimentico di tutto meno che della strada che conduce ad una città perduta nella foresta pluviale, l’Eldorado trovata dal conquistador Francisco de Orellana. Cosa attende Indy, amici e nemici nel cuore dell’Amazzonia? Un tesoro inestimabile, una civiltà dimenticata, o qualcosa di inimmaginabile?

Harrison Ford e Indiana Jones sono una cosa sola, come dimostra la totale confidenza dell’attore con il suo personaggio più memorabile. Il cast è appena una spanna sotto: C.Blanchett convince nel ruolo della cattiva che sa concepire piani, picchiare sodo e tirare di spada; K.Allen possiede ancora il volto sereno e la mimica appariscente di 27 anni fa, anche se non ha sufficiente spazio; S.LaBeouf è un giovane attore con una marcia in più e un’innata simpatia, ma l’ho visto meglio in Transformers. La discreta recitazione non salva il personaggio di R.Winstone: il suo comportamento è troppo “funzionale alle esigenze sceniche” per essere accettabile. Purtroppo le capacità degli interpreti cozzano contro un copione tutt’altro che brillante, fatto di dialoghi non certo memorabili. Se Il Tempio Maledetto si era distinto per una comicità eccessiva, ma sempre molto divertente, in questo episodio si cerca di mettere in ogni scena qualcosa che fa ridere o sbalordire, fallendo spesso il bersaglio. Troppi dialoghi e troppe battute scorrono senza lasciare il segno, come mai era avvenuto prima in un film di Indiana Jones.

A questo si aggiunge una vicenda dalle buone premesse, ma che viene sviluppata in modo discutibile. Anzitutto un prologo dove avvengono le cose più incredibili ed assurde non è un buon biglietto da visita. Non sto parlando di Indiana Jones sessantenne che mena botte come un ossesso, o che viene sparato assieme ad un prototipo di turbina a gas a velocità supersonica; mi riferisco ad Indiana Jones che sopravvive ad un test atomico perché all’interno di un frigorifero foderato di piombo. Una cosa del genere è un’ingiustificata aggressione verso chi è venuto al cinema con la migliore disposizione a passar sopra qualunque sproposito, pur di divertirsi con la quarta avventura di Indy. Per fortuna il resto del film ritorna con i piedi per terra e, se si esclude un inseguimento impossibile quanto spassoso nella giungla, completato da un bel nido di formiche carnivore, non riserva spropositi di sorta. Ciò che manca è la vera tensione, perché al contrario degli altri capitoli qui non si lotta per una reliquia perduta della civiltà umana, legata ad una religione e che solletica il misticismo dello spettatore; Indy ed Irina Spalko sono alla caccia di Eldorado, per scoprire a cosa serve il Teschio di Cristallo. Non c’è competizione, perché non si sa qual è il premio per chi arriva primo; se arrivasse per prima Irina sarebbe poi così tragico? Inoltre, i Sovietici non sono adatti al ruolo dei malvagi, perché la Guerra Fredda è finita e la contrapposizione tra i blocchi è ormai percepita come una menzogna. Si resta perciò in attesa di vedere come va a finire; se non ci si fa distrarre dall’azione si riesce presto a prevedere la sorpresa finale, che appare a quel punto scontata e poco emozionante.

È inevitabile che se si basa l’intrattenimento sull’inesistente alchimia tra Ford e LaBeouf, su una sfilza di battutine senza pretese e su dosi massicce di irrealtà, il risultato non può che essere mediocre, il fantasma di quei capisaldi del divertimento che sono i primi tre film. In questo non c’è nemmeno la forza delle location, a volte dei set fatti non troppo bene (il cimitero Nazca), oppure scenari troppo filtrati attraverso la CGI (la giungla amazzonica con le sue scimmiette finte, le formiche a 64 kbit e le autostrade in mezzo agli alberi). L’unico marchio di fabbrica a non essere svilito è la colonna sonora dell’inossidabile John Williams, il quale è riuscito ad unire il vecchio tema con brani nuovi ed appassionanti. Peccato che il film scorra tra la noia e qualche sarcastica considerazione del pubblico.

Con grande disappunto non posso che bocciare Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, qualificandolo come un recupero commerciale del personaggio, nettamente più mirato agli incassi che alla realizzazione di un prodotto che dia nuovo lustro alla saga. Spielberg mi ha già deluso diverse volte, ma da G. Lucas non mi sarei mai aspettato un lavoro così debole e poco ispirato.

Voto di gradimento: 5
Voto critico: ***
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