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Una cena quasi perfetta (1995)

Oggetto: Una cena quasi perfetta (1995)
inviato da =Dr.Scherzo= il 11/6/2008 11:57:33

“Una cena quasi perfetta” (in inglese “The Last Supper”) è una pellicola che in pochi conoscono, suppongo. Si tratta di un’opera datata 1995, con una giovane Cameron Diaz ed un drappello di discreti ma misconosciuti attori (ad eccezione del tizio che, tra le altre cose, ha interpretato il frate gobbo de “Il Nome della Rosa”, ricordate?).

La trama è semplice. Le implicazioni che da essa derivano, invece, no.

Cinque neolaureati e specializzandi dichiaratamente democratici (nel senso politico del termine) vivono sotto lo stesso tetto: un’elegante casa in un’anonima cittadina americana. Passano il tempo dibattendo temi d’attualità e attendendo che la vita regali loro l’occasione di dimostrare se le loro teorie sul mondo sono corrette. Occasione che si presenta una sera, alla fine di un’accesa discussione, quando accoltellano l’ospite che avevano invitato per cena (un rozzo camionista iper-repubblicano). Come rimediare? Seppellendo il corpo in giardino e facendoci crescere sopra degli ortaggi, ovvio. Così, tra una saporita passata di pomodori e l’altra, i cinque amici precipitano sempre più verso l’abisso, invitando a cena ed avvelenando la gente che a loro avviso non merita di vivere. Finchè colui che rappresenta tutto quello che detestano - un noto personaggio televisivo, famoso per le sue idee radicali - non suona alla loro porta.

Quel che mi preme sottolineare fin da subito non è tanto la qualità del film – nulla più che discreta, e neanche l’idea in sé per sé – “Arsenico e vecchi merletti”, partendo da basi simili, riesce per molti versi ad essere più frizzante ed incisivo.

Ciò su cui vorrei porre l’attenzione è la profondità che un film come questo, apparentemente leggero e banale, può arrivare a toccare.

Ho letto parecchi commenti piuttosto negativi su questo film, ed ho come l’impressione che molti di coloro che l’hanno visto non abbiano quasi per nulla prestato attenzione a quel che veniva descritto. Alcuni forse pensavano di visionare l’ennesima commedia giovanile anni ’90, leggera e un po’ naif. Oppure pensavano d’assistere ad una commedia ironica e tagliente sui rapporti amorosi della cosiddetta “generazione X”.
Il problema è che “Una cena quasi perfetta” non è niente di tutto ciò.
“Una cena quasi perfetta” è più di quel che sembra.

Chissà, magari sono io a leggere in questo film più di quel che dovrei, e forse hanno ragione quelli che lo definiscono “noioso e ripetitivo”. Magari sono io ad intraprendere degli inutili viaggi mentali, vedendo cose che non ci sono. Però…

Però qui c’è l’orrore cosmico di Lovecraft. C’è la Ginestra di Leopardi. C’è Quinto Potere di Lumet. Se si gratta la superficie, si scopre che la pellicola tratta da MOLTO vicino almeno due delle Domande Fondamentali dell’Uomo: “Dov’è la Verità? Chi ha realmente ragione?” e “Ciò che facciamo conta davvero qualcosa, o siamo davvero insignificanti?”.

I cinque amici, all’inizio del film, partono dal presupposto di essere dalla parte del giusto. Una delle protagoniste, infatti, esclama “Ma noi siamo democratici, noi abbiamo ragione!”. Questo, ovviamente, prima che accada l’irreparabile, ovvero prima della sera dell’omicidio del camionista fascista. Da quel momento in poi, crisi e rimorsi non tarderanno a farsi sentire, ma in ognuno dei cinque in modo diverso, dimostrazione palese che il Valore di Umanità (Vampiri The Masquerade docet) non è uguale per tutti.
Piccola Digressione: Altro aspetto da considerare è la Perdità progressiva di Umanità nei cinque amici. Un esempio su tutti: il protagonista biondo ed occhialuto è solito andare a caccia con un grosso fucile. Orbene, all’inizio spara ai piattelli, semplicemente; successivamente inizia a sacramentare ed a inveire contro gli stessi, cosa mai fatta prima; al culmine della crisi, poi, inizia a sparare direttamente ad un uccello, accorgendosi subito dopo della gravità di quanto gli sta accadendo.

Perché diamine parlo di “orrore cosmico”, comunque? E’ presto detto. Lovecraft ha teorizzato una realtà in cui l’uomo non è affatto al centro delle cose, in cui agiscono forze su cui non abbiamo alcun controllo e che spesso neppure percepiamo, ed in cui l’universo rimane indifferente di fronte ai minuscoli drammi umani. Ebbene, qui accade lo stesso: la Vera Verità è fuori dalla nostra portata, è inconoscibile, e illudersi di poterla comprendere è una sciocchezza. La realtà viene costantemente manipolata in modi talmente subdoli o imperscrutabili che risulta quasi impossibile accertare il vero stato delle cose.
Giudicare gli altri, quindi, non solo è snob, ma è anche pericoloso, poiché fondamentalmente non siamo nessuno per poterlo fare e perché non possiamo certo arrogarci il diritto d’essere noi a decidere per altri.

Vi è poi un passaggio piuttosto interessante legato a quanto appena detto. Una delle domande ricorrenti del film riguarda un ipotetico viaggio nel tempo: “Sei nel 1909, in un bar, e sorseggi una bibita con un artista male in arnese, un tipetto strambo di nome Adolf. Ha un solo testicolo, ed è originario dell’Austria. Cosa fai? Lo uccidi, anche se per ora non ha fatto niente, o lasci che viva, condannando a morte milioni di persone?”.

E’ una domanda tremenda, se ci pensate bene. La risposta dipende dalla nostra coscienza e dal nostro buon senso. Uccidere Hitler salverebbe milioni di vite, certo, ed è comprensibile il fatto che molti rispondano “Si, lo uccido”. Ma siamo davvero sicuri che sia la cosa giusta da fare? E se uccidendo Hitler concedessimo involontariamente l’occasione ad un tizio dieci volte più crudele di lui di salire al potere?

Uccidere i possibili Hitler della vita è quello che i cinque amici si prefiggono come scopo: eliminare dal mondo chi, potenzialmente, può divenire un pericolo per la società. Il fatto è che, andando avanti con la trama, i protagonisti trascendono, e la cosa sfugge loro di mano: il primo morto, il camionista fascista, scopriamo essere uno stupratore di bambini ed un omicida rapitore, cosa che tutto sommato può rendere “concepibile” una sua morte (ma già su questo si potrebbe discutere per mesi). Diverso il discorso per le altre vittime: le motivazioni per ucciderle divengono man mano sempre più flebili, più forzate, fino all’assurdo ed al grottesco (l’ultima vittima, definita “Pollicina”, viene eliminata solo perchè reputa spazzature il libro “Il Giovane Holden”).
Buffo, no? I protagonisti partono affermando la loro indiscutibile democraticità ed equità, e finiscono per compiere gli stessi gesti dei dittatori di mezzo mondo, eliminando chi non la pensa come loro. Un po’ come ‘La Fattoria degli Animali’ di Orwell, se ci fate caso.

Il finale, poi, è decisamente inaspettato: il pezzo grosso della tv, tale Norman, propugnatore d’idee tutt’altro che liberali, si rivela un osso ben più duro del previsto, spiazzando i protagonisti e sorprendendo lo spettatore con discorsi moderati e ragionevoli. In tv – afferma lui - finge, interpreta un personaggio, ma nella realtà le sue opinioni sono le stesse dei cinque amici. Non è certo colpa sua se i suoi discorsi, volutamente provocatori, suscitano reazioni scomposte. Sono gli spettatori che scelgono chi ascoltare, alla fine. Lui non è responsabile di ogni squilibrato che prende fischi per fiaschi.
Ed è qui che casca l’asino.
I cinque amici, dopo un’accesa discussione privata, decidono di non ucciderlo. Anzi, rinsaviscono, e comprendono d’aver commesso una quantità d’errori.
E perciò muoiono, avvelenati dallo stesso veleno che volevano somministrare a Norman. Il quale è un bieco opportunista ed una REALE minaccia per la stabilità del paese, e che non si fa scrupoli a strumentalizzare idee, fatti ed opinioni per il proprio tornaconto. Egli dice alla gente ciò che vuole sentirsi dire, ma intanto prosegue lungo la Strada dell’Ambizione, cosa che lo porta a candidarsi alla Casa Bianca (vedi gustosa scena finale).

Chi di noi, quindi, può affermare d’essere nel giusto? Cos’è, poi, il “giusto”? Cosa definisce “giusto” e “sbagliato”? Tutte domande che possono emergere vedendo questo grazioso, ed a mio avviso parecchio sottovalutato, film.

Ad ogni modo, non fatevi illusioni: c’è sempre un Norman più furbo di voi.

Voto complessivo: 7
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