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Re: Apocalypse Now (1979)

Oggetto: Re: Apocalypse Now (1979)
inviato da Gurgaz il 19/3/2009 23:20:49

Pare che non ci sia più, o che io l'abbia recensito su di un altra versione del forum. Neppure la ricerca mi da risultati. Vabbé, eccola qui:

APOCALYPSE NOW REDUX --- di Francis Ford Coppola

Non ho mai visto la versione originale del 1979, dato che ormai è diventato impossibile vedere film d’autore in televisione. Di conseguenza, non posso valutare questa versione rivista e corretta alla luce di quella precedente, tagliata per motivi di tempo e non solo.

Apocalypse now redux è un bel malloppo da 195 minuti, dove una storia lineare fino all’inverosimile scende in secondo piano rispetto all’ambiente e alle situazioni in cui si sviluppa. Il protagonista è il capitano Willard (Martin Sheen), a cui il comando americano in Vietnam assegna una missione molto rischiosa: uccidere il colonnello Kurtz (Marlon Brando), un ufficiale pluridecorato che le azioni di guerra hanno condotto sulla strada della pazzia. Costui è a piede libero in Cambogia, alla testa di un gruppo di guerriglieri che lo venerano come una divinità e commettono qualunque atrocità in suo nome. Willard risale il fiume Nung con quattro compagni: il timoniere Chief (Albert Hall), l’aspirante cuoco Chef (Frederic Forrest), il surfista californiano Lance (Sam Bottoms) e il giovanissimo Clean (un altrettanto giovanissimo Laurence Fishburne). Il viaggio sul fiume è lungo e travagliato, per dare il tempo a Willard e allo spettatore di maturare le proprie idee sul contesto del Vietnam e sulla personalità di Kurtz. Quando finalmente la nave raggiunge il colonnello disertore, Willard è talmente confuso che non sa più come agire. L’incontro con Kurtz lo segna profondamente: scopre che il soldato sta morendo per una qualche malattia, e che sta trascorrendo i suoi ultimi giorni immerso in dotte letture e terribili ricordi. Alla fine, il capitano capisce che il colonnello vuole essere assassinato da lui e porta a termine la missione.

Questo è un film terribilmente strano ed inquietante. La versione redux secondo me è troppo lunga e dilata ulteriormente i tempi già biblici, anche se aggiunge scene di notevole importanza.. L’argomento di Apocalypse now non è tanto la guerra, o la condanna di essa, quanto l’analisi della pazzia come conseguenza della guerra e dell’odio instillato dalle bugie. Un conflitto assurdo ed inumano come quello del Vietnam è il contesto più indicato e lo scopo del film è scavare a fondo nell’ambiente, mostrando le menzogne e le follie che hanno caratterizzato la guerra, esasperandone i toni come è tipico dei film. C’è pochissima azione, volta soprattutto ad introdurre scene patetiche o veri e propri accessi di pazzia. Dall’incontro con il tenente-colonnello Kilgore (Robert Duvall), un pazzoide che manda gli uomini a cavalcare le onde mentre gli aerei sganciano napalm sui Vietcong, fino al santuario della follia eretto da Kurtz, è un continuo crescendo: l’inesperienza dell’equipaggio della barca, le scene con le ragazze di Playboy, i soldati nelle trincee a difesa del ponte, la piantagione francese, sono tutte testimonianze di come l’uomo può perdere la propria umanità ed abituarsi all’orrore, diventandone succube o perpetrandolo più o meno consapevolmente.

In poche occasioni ho avuto tanti spunti e tanto tempo per riflettere su questo tema. Apocalypse now accompagna lo spettatore con i suoi ritmi lentissimi e lascia digerire concetti pesanti in tutta calma. È facile cogliere lo zampino di John Milius nella scenografia, così come negli eccezionali dialoghi, soprattutto quelli conclusivi tra Willard, Kurtz e il giornalista (Dennis Hopper). Gli attori sono tutti in vena, soprattutto Brando e il protagonista Sheen; in ogni caso, ciascuno sguardo o comportamento trasuda insania e mette lo spettatore a disagio. È il risultato di un sapiente connubio tra recitazione ed uso della telecamera, o meglio, delle luci.

Le musiche sono state scritte dallo stesso regista e da Carmine Coppola, ma nella soundtrack rientrano di diritto anche i Doors, i Rolling Stones e la celeberrima “cavalcata delle valchirie” di Wagner, solo che alle guerriere di Odino si sostituiscono gli elicotteri americani. Il film è molto toccante, anche se in certi punti risulta surreale e difficile da decifrare, mentre in altri appare esagerato. Comunque, il suo scopo è anche denunciare la condotta americana durante la guerra in Vietnam, o meglio, l’occultamento della verità perpetrato dalle classi politiche, il cui risultato finale è stato sacrificare una generazione di giovani in una guerra senza senso e dove l’unico denominatore comune è la follia.

È un’opera magna, tutt’altro che facile da comprendere ed assimilare. Mi riprometto dunque di guardarlo più volte, per formulare un giudizio più obiettivo. In questa prima visione sono riuscito a fiutare il capolavoro, senza però delinearne bene i contorni.

Voto di gradimento: 7
Voto critico: *****
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