SMILE --- di Francesco Gasperoni |
Oggetto: SMILE --- di Francesco Gasperoni inviato da Gurgaz il 5/9/2009 20:02:27 Un horror italiano? Una produzione italo-anglo-marocchina patrocinata dal Ministero dei Beni Culturali e dall’Istituto Luce? Cosa potrà mai essere, vista la condizione in cui versa il cinema nostrano? Domanda retorica, tutti sanno la risposta, non vale neppure la pena di scriverla. Smile, che già dal titolo appare frivolo e sciocchino, è l’opera prima di Francesco Gasperoni, già impegnato nella televisione e fondatore della casa di produzione Moviemaker. La storia si svolge tutta in Marocco e curiosamente mi ha ricordato una vacanza che tre miei amici hanno organizzato due anni fa; il tour improvvisato di un paese esotico e tuttavia ospitale verso gli stranieri, selvaggio ma senza troppi problemi per chi si vuole spostare autonomamente. Per loro è stata una magnifica esperienza, mentre per un gruppo di sette compagni d’Università, in verità un po’ “cresciutelli”, diventa una spaventosa disavventura. Naturalmente c’è il consueto retroscena di relazioni aperte e chiuse: Clarissa (Harriet Mac-Masters Green) è innamorata di Paul (Robert Capelli Jr.) ma non gliel’ha mai detto; Tommy (Antonio Cupo) ha appena chiuso la sua storia con Geneva (Tara Lisa Haggiag); Rasheed (Mourad Zaoui) e Jameela (Giorgia Massetti) sono chiaramente presi l’uno dall’altra. Solo Angelica (Manuela Zanier) pare non avere interessi particolari all’interno del gruppo. L’idea è andare in campeggio nei Monti dell’Atlante, zona di paesaggi stupendi in cui persistono antiche leggende di spiriti maligni. Niente che possa impaurire sette giovani, a parte l’aristocratica Geneva che appena sente parlar di tende si precipita verso casa. Ma il guaio è già cominciato: quel maledetto pomeriggio Clarissa ha ricevuto in regalo da un misterioso individuo, in seguito presentato come il fotografo Tollinger (Armand Assante), una macchina Polaroid datata 1966. Le foto scattate con tale macchina hanno uno strano effetto sulle persone, perché queste dopo un po’ muoiono in modo piuttosto singolare. I giovani si perdono nei boschi marocchini e restano prigionieri del loro incubo, in cui coinvolgono suo malgrado un cacciatore locale (Rabie Kati). Incredibile che ci sia voluto tanto spazio per riassumere questa trama, forse a causa del discreto numero di personaggi che inevitabilmente corrisponde ad un alto numero di decessi, come da copione. Quel che stupisce davvero in Smile è tuttavia la commistione di cose già viste (macchine fotografiche che uccidono, foto che predicono il tipo di morte, ecc...) con un’ambientazione piuttosto originale per un horror, non tanto nella parte girata nei boschi, un classico, quanto nei numerosi esterni collocati in scenari da fiaba, inclusa una suggestiva discoteca marocchina. La fotografia e la direzione delle riprese sono niente male, evidentemente parte del budget è stata spesa bene, così come per la colonna sonora di Federico Landini, ma i pregi finiscono qui e non sono preponderanti sui difetti. La sceneggiatura è veramente deficitaria, non c’è un mistero da svelare, non ci sono sorprese e non si è provveduto ad imbastire sequenze dialogiche meritevoli. È tutto spaventosamente mediocre, complice la prestazione approssimativa o sottotono degli interpreti. In tutto il cast spicca solo A.Assante, volto noto delle fiction televisive e di American Gangster, mentre gli altri risultano poco convinti e in palese difficoltà a calarsi in una situazione assurda ed irreale. Il regista cerca qua e là il colpo di genio alla Tarantino, forse per paura di essere criticato dallo stesso regista statunitense. Visto che è la sua prima esperienza gli dico anche che è bravo. Il guaio è che le altre facilonerie non si possono perdonare, perché rovinano completamente la resa del film e lasciano lo spettatore deluso. Infine sono gli effetti speciali di Mario Michisanti a generare un ulteriore senso d’insoddisfazione. Le scene di morte sono molte ma troppo tagliate, semplificate, nascoste, sia per evitare di spendere troppo che per una strana vergogna nell’essere troppo espliciti. Purtroppo ciò significa non stare al passo coi tempi: quando ci sono produzioni francesi e spagnole che versano torrenti di sangue non si può avere reticenza a mostrare una pala che si pianta in un corpo umano. Ma c’era qualche dubbio, dico? Credo di no, stiamo parlando di cinema italiano. Siccome non ho i miei pupilli da difendere a spada tratta, non dirò che per sovvenzionare Smile si sono tagliati i viveri ad altre produzioni che avrebbero meritato di più. Mi limito a rilevare che siamo indietro di vent’anni e che quello che il nostro cinema propone non mi piace per nulla; in qualità di spettatore non ho altri doveri. Voto di gradimento: 5 Voto critico: ** |