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FOUR ROOMS --- di Allison Anders, Alexander Rockwell, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino

Oggetto: FOUR ROOMS --- di Allison Anders, Alexander Rockwell, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino
inviato da Gurgaz il 6/2/2010 13:09:45

Ho l’impressione che nei tre anni successivi a Pulp Fiction il regista Tarantino, ebbro di popolarità e sperticati elogi, abbia un po’ perso la bussola. Convocato a destra e a sinistra in qualsivoglia genere di produzione “pop culturale”, il suo nome è stato usato come un vero e proprio marchio di fabbrica, una sorta di benedizione volta a garantire il successo commerciale. Se oggi Tarantino può fare lo stesso e conservare la sua autonomia artistica, in quel periodo l’amicizia con Robert Rodriguez ed altri registi cult ha generato lavori sopra le righe, come il bizzarro Four Rooms ed il confuso Dal Tramonto all’Alba. In seguito Tarantino ha dovuto limare gli eccessi ed il risultato è stato un film un po’ sottotono, Jackie Brown del 1997.

Four Rooms è costituito da quattro episodi, ciascuno scritto e diretto da un regista diverso che ha selezionato personalmente i suoi attori. L’unico denominatore comune è il fattorino Ted (Tim Roth), in servizio presso la reception dell’Hotel Monsignor la notte di capodanno. Ciascuna chiamata ricevuta è l’inizio di una nuova ed assurda vicenda. Nell’episodio di Allison Anders, Suite Luna di Miele – L’ingrediente mancante, una congrega di streghe è riunita per un rituale d’evocazione, ma Eva (Ione Skye) è giunta senza l’ingrediente affidatole, ossia dello sperma umano. La comparsa di Ted è provvidenziale e, grazie alle malie di Eva, permette di completare del rito. In Stanza 404 – L’uomo sbagliato di Alexander Rockwell Ted cade vittima di un insano gioco erotico tra Sigfrido (David Proval) e la moglie Angela (Jennifer Beals); con una pistola puntatagli contro da un marito geloso e farneticante, il fattorino deve fuggire dall’angosciante situazione. Stanza 309 – I monelli è diretto da Rodriguez e vede un elegantissimo Antonio Banderas assoldare Ted per tener d’occhio i figli Sarah (Lana McKissack) e Juancho (Danny Verouzco). I bambini ne combineranno di tutti i colori e vari imprevisti renderanno la storia assai movimentata. La chiusura del film è affidata a Tarantino in persona, che in Penthouse – L’Uomo di Hollywood interpreta il regista Chester Rush. Ted è convocato alle prime luci dell’alba nella camera migliore dell’albergo, dove Rush ed i suoi amici Norman (Paul Calderon) e Leo (Bruce Willis) hanno pensato di fare una pericolosa scommessa. Il fattorino sarà l’esecutore materiale delle loro strampalate richieste.

È un vero trionfo dell’overacting. Gli attori sono esagerano le rispettive interpretazioni al punto di renderle surreali, in linea con l’atmosfera generale, di una leggerezza senza eguali. T.Roth è in preda a tic nervosi e balbettii, una macchietta degna delle comiche Anni Trenta; gli altri attori interpretano dei folli che si prendono tremendamente sul serio, eccetto i simpaticissimi discoli dell’episodio di Rodriguez. Molti sono bravi ed impegnati (D.Proval in particolare), ma non v’è sempre concentrazione e talento nelle varie interpretazioni. J.Beals e le cinque streghe non mi convincono per nulla, così come la situazione messa in piedi da Tarantino & Co.

Dal punto di vista del divertimento l’episodio migliore è quello di Rodriguez, perché le sorprese sono servite a dovere, dopo accurata preparazione. Proprio io che non amo gli attori bambini ho trovato eccellente l’interpretazione e la direzione dei due esordienti, mentre la presenza del divo Banderas è meno fine a se stessa di quella di Madonna o di B.Willis che non figura neppure nel cast. Che trovata geniale! Rockwell propone l’episodio più teso e riesce a creare una continua isteresi emotiva in pochi minuti, il che è apprezzabile. La scena by Quentin è surreale e tutto sommato divertente, ma la trovo verbosa e troppo finalizzata a dare un “taglio netto” alla vicenda. L’episodio delle streghe di Allison Anders è, a mio parere, una boiata pazzesca che non meritava un posto in questo film. Peccato che sia il primo dei quattro episodi!

Le musiche sono una bella compilation pop, come da programma, e la fotografia è di buon livello, anche se da un episodio all’altro c’è una vistosa variabilità, con un graduale miglioramento dall’inizio alla fine del film. Four Rooms non è male e si lascia guardare senza fastidi, però non riserva niente di eccezionale salvo qualche sporadico sprazzo di genialità. Credo che Tarantino, in veste di produttore esecutivo, avrebbe dovuto curare l’omogeneità e pretendere un livello di qualità minimo dai partecipanti. Secondo me in quel momento aveva la testa da un’altra parte e girava film per inerzia, convinto che qualsiasi cosa gli passasse per la testa potesse riempire scene e strappare applausi. Non è così perché non è così per nessuno, neanche per i geni. Per fortuna che con gli anni è riuscito a ravvedersi.

Voto di gradimento: 6
Voto critico: ***
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