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Recensione: Napoleon Dynamite

Oggetto: Recensione: Napoleon Dynamite
inviato da =Dr.Scherzo= il 3/3/2007 0:44:41

Napoleon Dynamite.

L'ho incrociato l'altro giorno su Sky, e non ho potuto fare altro che vederlo fino alla fine.

Napoleon Dynamite.

La storia-nonstoria di un nerd che vive una non-vita assolutamente nonsense.

Napoleon Dynamite.

Non so neanche da dove iniziare, talmente è assurdo. Butto quindi giù quel che mi viene in mente, così, senza un reale filo logico. Una recensione "alla Napoleon Dynamite", diciamo

Iniziamo col dire che in America 'sto film è famosissimo. Lì l'hanno visto praticamente tutti, è un cult-movie, quand'è uscito (2004) i giovani l'hanno adorato ed i critici si sono spaccati la testa tentando di dargli un qualsivoglia significato.
In Italia, invece, è passato praticamente sotto silenzio, e la cosa non mi sorprende affatto: quest'opera è talmente lontana dai nostri standard da risultare incomprensibilmente grottesca agli occhi italici.

La storia è ai limiti del minimalismo più puro: Napoleon è un adolescente sfigato dalla chioma improponibile che abita assieme al trentenne fratello Kip - uno sfaccendato segaligno la cui unica occupazione è cercare l'anima gemella nelle chat room - a casa della nonna (motociclista!) in una minuscola cittadina sperduta nel Grande Nulla della provincia americana. Quando la nonna ha un incidente, i due si ritrovano a convivere controvoglia con lo zio Rico, giunto lì apparentemente per prendersi cura di loro, ma in realtà in tutt'altre faccende affaccendato. Uncle Rico, infatti, è un inetto, un pallone gonfiato prigioniero di sé stesso, dei suoi guai e del ricordo ossessivo di quando, a suo dire, avrebbe potuto diventare un grande giocatore di football. Bersaglio preferito dei suoi compagni di scuola, che lo ridicolizzano e lo dileggiano in ogni modo, Napoleon deambula trasognato in un mondo che non capisce e che non lo capisce, non accorgendosi del timido interesse che l'amica Deb ha per lui e costeggiando fiaccamente la vita fino al tragicomico incontro con Pedro, altro perdente al cubo appena trasferitosi dal Messico. Il nostro eroe (?) si getta quindi anima e corpo in un'impresa apparentemente impossibile, ovvero aiutare Pedro a battere la capo-cheerleader ed a vincere le elezioni scolastiche, riuscendoci al termine di un'incredibile esibizione danzante che fa stropicciare gli occhi a tutti coloro che fino a quel momento lo ritenevano un idiota senza speranze. Il problema è che Napoleon E' un idiota senza speranze, indubbiamente, ma a suo modo capace di gesti d'una cristallina umanità: la scena finale, in cui lui e Deb (alla quale concede finalmente attenzione) giocano goffamente a palla nel giardino della scuola, mentre intanto il mondo va avanti, è emblematica: è un happy ending amaro, una speranza "sporcata", incompleta, ma sostanzialmente sincera.

Intendiamoci, Napoleon è a tutti gli effetti un personaggio positivo, anche se si fatica a crederlo. Ne ha quasi tutte le qualità: è buono, è altruista, ha tenacia e non si può non prenderlo in simpatia. Tuttavia, resta comunque figlio di una struttura sociale deficitaria, insensibile e moralmente decadente, cosa che lo rende un sottoprodotto altrettanto deteriorato, un fuori-casta, un paria, un reietto.
Disegna mostri di vario genere sui block-notes, regala raccapriccianti ritratti alle ragazze come pegno d'amore, soffre di improvvisi quanto insensati scatti d'ira, tendenzialmente rivolti verso ciò che maggiormente lo frustra (come nella scena con uno dei sostenitori della cheerleader rivale di Pedro, in cui Napoleon chiede all'altro di dargli un adesivo pro-cheerleader e poi lo getta bruscamente e platealmente via, fuggendo via ingobbito, credendo d'aver compiuto chissà quale gesto di ribellione).
Le vicissitudini e le macchinazioni dello zio, inoltre, rischiano di spezzare il già di per sé precario equilibrio del nostro eroe, costretto a fare i conti con un parente assolutamente grezzo e visceralmente imbecille. Rico, infatti, oltre ad essere sprovvisto di reali qualità umane (non ha neanche una briciola di astuzia o di furbizia, requisiti-base di ogni personaggio pseudo-cattivo) è un character molesto, tronfio, egoista e stupido, che acquista una macchina del tempo su ebay, che effettua lanci con una palla da football registrandosi con la telecamera e che cerca di sedurre le madri delle compagne di scuola del nipote.
Ma Rico, d'altronde, non è diverso dal resto del mondo di Napoleon. Nel film, infatti, non c'è traccia alcuna di intelligenza, né di utilità. E' tutto estremamente caricaturale, grottesco fino ai limiti del non-sense beckettiano. La trama è inconsistente e si trascina, una gag dopo l'altra, fino alla bizzarra conclusione. La regia è volutamente trascurata ed approssimativa; predominano le immagini fisse e le riprese da lontano, in cui un unico elemento (un protagonista, un animale, una macchina) si muove lentamente in un paesaggio/sfondo immobile, forse a significare la stagnazione mentale in cui non-vivono Napoleon e la congerie di disadattati che lo circonda.

Napoleon Dynamite.

Per certi versi mi ha ricordato il grossolano humor di cartoni politically incorrect stile "Beavis & Butthead", un'ironia dunque velata fatalmente da un profondo senso di tristezza e di disagio.

Napoleon Dynamite.

Un impietoso ritratto dell'America moderna per alcuni, una colossale vaccata per altri. Un film assurdo, ma a tratti geniale. Lisergico, ma a suo modo poetico.

Napoleon Dynamite.

Probabilmente non un capolavoro, ma di sicuro un film che non lascia indifferenti.

Voto: Difficile dare un voto equo. O lo si odia (sarebbe un 4) o lo si ama (e allora sarebbe un 8).
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