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LABYRINTH --- di Jim Henson

Oggetto: LABYRINTH --- di Jim Henson
inviato da Gurgaz il 1/7/2007 11:11:00

Rivedere Labyrinth a distanza di oltre 15 anni, in versione DVD restaurata nell’audio e nel video, è stato qualcosa di commovente. Quanti ricordi legati a questo film, vero e proprio emblema degli Anni Ottanta, dove il fantasy e gli effetti speciali avevano un’altra accezione rispetto ad oggi. Devo onestamente ammettere che lo rammentavo più fatuo e raffazzonato, invece sotto diversi aspetti è un lavoro ben fatto.

Veniamo alla storia. La quindicenne Sarah (Jennifer Connelly) è costretta a fare da baby-sitter al fratellastro Toby, mentre il padre e la matrigna escono il sabato sera. La ragazza è ovviamente incline alle fantasie e trascorre le giornate recitando una partitura intitolata proprio The Labyrinth. Frustrata dai pianti del piccolo Toby, Sarah chiede quasi per scherzo al Re dei Goblin di portarsi via il bambino e, ironia della sorte, viene esaudita. Il perfido Jareth (David Bowie) rapisce Toby e lo porta nel suo palazzo, che si trova in un mondo parallelo al centro di uno sterminato labirinto. Sarah non perde tempo a stupirsi per l’accaduto ed accetta la sfida di Jareth: raggiungere il bimbo rapito in 13 ore. L’impresa è tutt’altro che facile, poiché niente nel labirinto è come sembra. Sul suo tragitto incontra una miriade di creature strampalate, spesso ostili o burlone, ma in certi casi disposte ad aiutarla. La sua affabilità le conquista ben tre amici: il nano Hoggle (Brian Henson), il bestione Ludo (Ron Hueck) e il “cavaliere” Sir Didimo (David Shaughnessy). Grazie a questi buffi personaggi, Sarah riesce a superare i tranelli del labirinto ed a fronteggiare il Re dei Goblin.

Ci sono due elementi che contraddistinguono Labyrinth tra i film fantasy che hanno allietato la mia gioventù: l’ampio uso dei pupazzi e la presenza di David Bowie. Un occhio allenato non fatica a notare la buona qualità dei personaggi messi in opera, manovrati nei modi più disparati dallo staff guidato da George Gibbs. Salvo rari casi, come il golem che sorveglia la Città dei Goblin, i movimenti e le espressioni denotano un’encomiabile ricerca del realismo. Purtroppo i materiali non hanno portato ad un risultato eccellente, oggi conseguito con la computer grafica, ma ciò non toglie che questi pupazzi e marionette sembrino vivi e sappiano coinvolgere con il loro umorismo, come è accaduto per i Muppets.

David Bowie approfitta di questo film per girare qualche video musicale alternativo, in un’atmosfera fiabesca che ben si addice alle sue melodie. La colonna sonora alterna pezzi composti da Trevor Jones e canzoni di Bowie senza che si noti alcuna discrepanza. Il Duca si cala nei panni del Re dei Goblin ed è l’unico umano oltre alla Connelly. Entrambi si rivelano solidi nella recitazione ma l’alchimia tra i due personaggi non si definisce mai a dovere, al punto che le migliori scene del film sono quelle assieme ai pupazzi. Mi sarebbe piaciuto che fosse aggiunta qualche sfumatura al loro rapporto, perché il film sembra liquidare l’argomento con una banale sfida tra eroina e cattivo di turno. C’è qualche significato ulteriore, ma è affidato soprattutto alle canzoni.

Il tono è piuttosto leggero, senza grossi approfondimenti; le scene si reggono su gag, azione e dialoghi con creature fantastiche, sempre di un discreto livello. Quel che non capisco è come si possa pensare che Labyrinth sia un film per bambini. Sembra una commistione tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Il Mago di Oz, dei quali recupera alcuni elementi adattandoli all’ambientazione. Però ricordo che da bambino qualche scena mi faceva paura, perché i personaggi erano contorti e decisamente strani (soprattutto David Bowie!). Comunque, la semplicità della trama e l’aspetto da favola fanno pensare che questo film fosse destinato a tutte le fasce d’età.

Al di là delle considerazioni affettive, si tratta di una riuscita pellicola d’intrattenimento. La sceneggiatura mantiene i ritmi sempre elevati e non c’è tempo per annoiarsi. La fantasia del regista e di Dennis Lee ha partorito qualche idea notevole, ad esempio la fossa con le “helping hands”, che non ricordavo e che mi ha colpito positivamente. Labyrinth è un omaggio ai racconti fantasy più fiabeschi e, in ultimo luogo, una bella vetrina per David Bowie. La sua presenza può essere vista come il fiore all’occhiello o come il flagello che abbatte l’economia del film; tutto dipende dall’attitudine dello spettatore verso le sue canzoni ed in generale verso gli Anni Ottanta, ai quali Labyrinth è indissolubilmente legato.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****
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