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Re: STAR WARS - L'esalogia

Oggetto: Re: STAR WARS - L'esalogia
inviato da Gurgaz il 14/10/2007 15:48:14

STAR WARS EPISODE II: ATTACK OF THE CLONES --- di George Lucas

Superato più o meno bene l’imbarazzo dell’esordio, nel 2002 George Lucas è chiamato col secondo episodio a vergare pagine importanti della storia galattica e a sviluppare il personaggio di Anakin Skywalker. La grafica ha fatto passi da gigante e permette di osare ancora di più rispetto al capitolo precedente, senza dare un’eccessiva impressione di posticcio. C’è spazio per amore, sofferenza, investigazione, battaglie campali, scontri jedi “veri” e una miriade di piccoli elementi che dovrebbero fare la gioia dei fan.

Attack of the Clones inizia molto male, con la senatrice (ventenne) Padmé Amidala (Natalie Portman) che è fatta oggetto di attentati. Il cancelliere Palpatine (Ian McDiarmid) assegna alla sua protezione i vecchi amici jedi, Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e Anakin Skywalker (Hayden Christensen). Il ritmo narrativo è interrotto dall’incredibile e spropositato inseguimento di un assassino attraverso il pianeta-città di Coruscant. È davvero il momento peggiore del film, pieno di scemenze e difficile da seguire, perché gli occhi si stancano. Superato questo delirio di onnipotenza grafica, la storia si distende e si fa interessante. Obi-Wan si improvvisa investigatore e cerca di risalire al mandante degli attentati a Padmé; contatta il vecchio amico barista Dexter Jettster (gran personaggio in digitale) e questi lo indirizza verso il pianeta Kamino. Accolto cortesemente dal primo ministro Lama Su, Obi-Wan scopre che all’insaputa degli jedi si sta costruendo un’armata di cloni, basata sull’eccellente genotipo del cacciatore di taglie Jango Fett (Temuera Morrison). Nel tentativo di catturare Jango ed ottenere informazioni, Obi-Wan giunge sul pianeta Geonosis, dove assiste alla riunione di un colorito comitato separatista, capeggiato dal Conte Dooku (Christopher Lee), un potente jedi rinnegato. Viene però imprigionato. Intanto, Anakin e Padmé ritornano su Naboo, dove tra paesaggi incantati e ogni sorta di agio maturano il loro amore. È la prima volta che Lucas osa inserire il romanticismo in Star Wars (non si può certo definire romantica la storia di Han Solo e Leia), recuperando il canovaccio tipico dell’amore proibito ed inserendolo accuratamente nell’ambientazione. Credevo di assistere a qualcosa di assai stucchevole, invece la storia mi ha affascinato. Anakin è turbato da incubi riguardanti la madre, così decide di tornare a Tatooine; lì scopre che Shmi è diventata moglie di Cliegg Lars (Jack Thompson) ed è stata rapita dai predoni Tusken. Anakin tenta di salvarla ma riesce solo a salutarla prima della morte. Il ragazzo reagisce nel peggiore dei modi e stermina i predoni. Ricevuto un messaggio da Obi-Wan, la coppia si reca a Geonosis e finisce in una colossale catena di montaggio (secondo momento orribile del film), per poi farsi catturare. I tre prigionieri sono condotti in un’arena, affinché la loro morte allieti i locali. Per loro fortuna, Mace Windu (Samuel L.Jackson) e gli jedi intervengono per salvarli, in un combattimento davvero epico. L’aiuto decisivo arriva dal maestro Yoda, che come il settimo cavalleria giunge al momento giusto con l’esercito di cloni, il cui uso è stato autorizzato da Palpatine, dopo la votazione della “misura straordinaria per la sicurezza”. I cloni affrontano l’esercito di droidi dei separatisti, sbaragliandolo in una dura battaglia. Il Conte Dooku fugge portando con sé i piani di una “arma segreta” (la Death Star) e a nulla valgono gli sforzi degli jedi. Il film si conclude con una cupa osservazione di Yoda: “Victory? Victory you say? Master Obi-Wan, not victory. The shroud of the Dark Side has fallen. Begun the Clone War has”.

Penso sia troppo facile giudicare male questo film. Si può essere spinti a considerare eccessive ed inutili le scene in computer grafica, ma si rischia di dimenticare tutto il resto, che è davvero ben fatto. La recitazione è di un livello superiore a The Phantom Menace, grazie soprattutto al notevole miglioramento di N.Portman e E.McGregor. A questi si aggiungono due nuovi elementi: C.Lee e H.Christensen. Il primo è il cattivo per eccellenza, sempre a suo agio nella parte di “signore del male”, anche se stavolta è poco più di una pedina. Il secondo è un’autentica rivelazione, un attore giovanissimo ma molto capace, oltre che di bell’aspetto. La lingua originale sa dare una visione molto più dignitosa di certi doppiaggi italiani, in certi casi così letterali da essere scialbi, in altri troppo fantasiosi.

John Williams crea un “Love Theme” per Star Wars, secondo me il miglior pezzo caratterizzante la nuova trilogia, un brano di grande intensità. Tutte le musiche sono all’altezza, così come gli effetti sonori, prepotentemente eccellenti. Le location sono sempre le stesse (Caserta, Tunisia), con l’aggiunta di qualche scorcio del Lago di Como e dell’Andalusia spagnola. Le grafiche digitali e la ripresa sono opulente, in certi punti eccessive (in quelli che ho evidenziato), ma non è giusto condannare la CGI solo perché tale. Le realizzazioni sono suggestive e molto accurate, funzionali alla narrazione e allo spettacolo, così come è sempre stato nelle serie di Star Wars.

Il fatto che molti fan di Star Wars abbiano storto il naso di fronte alla nuova trilogia è comprensibile, ma non è certo un segno distintivo di buon gusto. Il ciclo di Star Wars è costituito da molti ingredienti: avventura, grafica, divertimento, personaggi, luoghi, viaggi, combattimenti, relazioni, pseudo-filosofia e grandi visioni d’insieme della galassia. In Attack of the Clones c’è tutto, a differenza di The Phantom Menace dove in alcuni punti mancavano la tensione, l’equilibrio e i riferimenti agli episodi classici. Qui c’è drammaticità, sentimento, ragione, oltre alle necessarie e stupefacenti scene in CGI.

Ritengo che chi detesta questo film non sia un appassionato di Star Wars, per quanto possa essere un appassionato di film come quelli della trilogia classica. Lo “spirito di Star Wars” non è distrutto da Yoda che impugna la spada laser ed affronta il Conte Dooku, né dalla CGI che dà vita a creature ed ambienti sempre più stupefacenti. Tale spirito comprende anche questi elementi; il fatto che trenta anni fa non si potessero inserire non è un buon motivo per esserne disgustati, soprattutto quando non sono l’unica attrattiva del film. Amare Star Wars significa anche apprezzare la creatività e le intuizioni di George Lucas, uno dei più grandi operai della fabbrica dei sogni cinematografica.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****
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