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Re: Via la siae

Oggetto: Re: Via la siae
inviato da Xion_Aritel il 7/5/2007 11:49:38

Guarda, invece ti contestavo proprio il modo perchè era, a mio avviso, il contrario di quel che serve per intavolare una discussione seria. Frasi lapidarie e senza spiegazioni non aiutano, anzi, favoriscono il fraintendimento (vedi il mio non comprendere la tua ironia).
Con questo tuo ultimo post, invece, mi sembra che tu abbia invertito la rotta e mi fa piacere poter, adesso, discutere come si deve.

Sono d'accordo che il livello qualitativo della musica di oggi sia inferiore a quello del "nostro passato", così come lo definisci. Questo è palese, non credo ci sia da dibattere su quest'argomento.
E sono pienamente d'accordo sul fatto che la "massa" (che comunque mi piace poco come termine) vada educata, anche se a voler dare un'occhiata a più ampio raggio d'azione tutti noi necessiteremmo di un'educazione che coinvolga un po' più di aspetti fin troppo tralasciati (salute, ecologia, ecc...).
Però è innegabile che una società profondamente diversa da quella del passato (e se ti riferisci ai tempi della musica cosiddetta "classica" la differenza è davvero abissale) implichi anche un ruolo differente della musica, così come di varie altre forme d'arte.
Gli "artisti" di oggi scrivono per denaro, perchè la SIAE promette loro guadagni se il giro di vendite sarà alto.
Ma anche tanti compositori di un tempo producevano musica per soldi. Certo, vi infondevano un'arte che è pressochè persa nelle produzioni odierne, ma lo facevano comunque per la pagnotta. Lo facevano perchè il mondo e la società del tempo glielo consentivano.
Oggi è diverso.
Tutto ha una durata inferiore, ogni cosa stanca dopo poco e c'è bisogno di qualcosa di nuovo. Non succedeva un tempo, quando poter ascoltare della musica era un evento, non un'occasione quotidiana. Oggi posso ascoltare la stessa cosa decine di volte al giorno. E' naturale che me ne stanchi presto, così cercherò qualcos'altro da ascoltare.
E chi vive di questo mestiere che fa? Nient'altro che assecondare il mio desiderio, da buon mestierante. Perchè lavora per vivere, come tutti.
Se la SIAE non promettesse alti introiti sulle percentuali, secondo me non vedremmo la diminuzione della musica "non artistica" in favore di quella "artistica". Secondo me vedremmo un calo della produzione musicale, di qualsiasi genere si tratti. Perchè anche gli artisti lavorano per essere pagati in proporzione con quel che producono. E dato che producono soldi per altre persone/entità è naturale (e, secondo me, giusto) che pretendano la loro parte.

Perchè studio Didattica? Non solo per questioni lavorative, dato che ho già da anni un altro lavoro che mi mantiene e che potrei tranquillamente continuare a fare. Ma è vero che la stragrande maggioranza passa all'insegnamento come ultima risorsa, e non nego che il mestiere dell'insegnante sia molto più piacevole e comodo di quello del programmatore informatico.
Però quella dell'insegnamento è anche un'occasione, secondo me.
Ho la possibilità di aiutare chi ho di fronte a comprendere un modno che altrimenti li sfiorerà senza mai penetrarli come potrebbe. Ho l'occasione di insegnar loro come si può ascoltare un brano e sentirsene parte, ricavarne emozioni e spunti intellettivi/emotivi.
Non mi sembra un mestierucolo da poco, benchè siano pochi gli insegnanti che lo tengono a mente, secondo me.
Eppure proprio chi si lamenta della situazione attuale potrebbe fare di più (nel suo piccolo) per dare una spinta positiva alla musica, almeno di un domani.
E' vero che se oggi vuoi fare il concertista o il compositore rischi la fame. Ma è anche vero che puoi provare, da insegnante, a fornire ai concertisti e compositori di domani dei nuovi auditori (benchè pochi) che combattano la loro fame.
Mi pare qualcosa per il quale valga bene spendere le proprie ore lavorative, oltretutto per una paga non certo infame.
Conosco tanti musicisti che si lamentano della loro posizione d'insegnante perchè speravano di guadagnare di più come musicisti professionisti. Ma se il loro scopo era il denaro, allora, non sono poi diversi dai tanti altri che imperversano nella scena musicale odierna. Con la differenza che almeno questi ultimi centrano il bersaglio.

Non mi dichiaro disgustato dalla musica, oggi. Certo, di produzioni di basso livello ce ne sono tante, ma trattandosi comunque di lavoro di altre persone non mi piace definirlo spazzatura. Soprattutto quando quella "spazzatura" riesce a colpire gli "utenti" anche senza che questi abbiano un'educazione appropriata. Secondo me questo è un pregio, una forza che la nostra amata musica del passato ha ma in modo più blando. Proprio perchè di un passato fatto da persone, società e mondi diversi.
Oggi la musica non è da ascoltare solo quando fai la doccia o spulci il cane, ma ci viene consentito di farlo anche in quei momenti. E mi sembra naturale che a tale possibilità corrisponda anche una possibilità di un ascolto di un altro tipo.

Il discorso degli studi che non portano ad un lavoro è un po' particolare da affrontare, secondo me. Da sempre quello dell'artista non è un cammino semplice, e credo che, perlopiù, dipenda proprio dalla mancata educazione delle persone. La stessa che non fa riempire le gallerie d'arte o i teatri, la stessa che fa arricchire persone che scrivono musica di "basso livello" ma che si insinua facilmente nelle orecchie della gente. E questi ultimi non mi sembrano disonesti, dato che fanno il loro mestiere cercando di guadagnare dalla loro attività. Qualcuno ci riesce, qualcun'altro no.

Non vogliamo che queste persone abbiano più fama/onori/soldi di chi si fa il mazzo su uno strumento e dei fogli pentagrammati? Lavoriamo sugli ascoltatori, educandoli.
Per questo studio Didattica: per trovare il modo di far sì che chi oggi ascolta solo canzonette possa, un giorno, provare piacere anche nell'ascolto dell'Eroica di Beethoven.

Torno un attimo alla SIAE, per concludere: la SIAE promette soldoni a chi produce musica che venda bene (anche se poi di rado rispetta le promesse, o almeno non con tutti). C'è chi obbedisce a questa legge di mercato producendo musica di "basso livello", ma che vende. Se ci vogliamo elevare dobbiamo anche noi produrre musica di "alto livello" che venda. Pure i grandi compositori del passato hanno dovuto farlo, altrimenti non avrebbero mangiato e si sarebbero dovuti trovare un altro lavoro (forse gli insegnanti, chissà).
Il mondo è diverso e noi possiamo fare, secondo me, due cose: rifiutare di adattarci e continuare a gridare concetti giusti con una voce che nessuno mai ascolterà, oppure ricavarci un posticino in questo mondo e spingere nella direzione che riteniamo giusta, per cercare di cambiare davvero qualcosa.
Il mare è fatto di tante gocce, non ne basta una per fare una marea, ma se, una ad una, ce ne tiriamo fuori di certo il cambiamento non avverrà mai.

Capisco la tua rabbia e frustrazione, è brutto studiare tanti anni e trovarsi comunque "senza lavoro" in un mondo che bistratta ciò che amiamo perchè non lo comprende.
L'unica via d'uscita che io ci ho trovato che mi consenta di conservare la sanità mentale è cercare di insegnare al mondo a capirci.

Sarò un'inguaribile ottimista, ma che ci posso fare...
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