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Marie Antoinette (2006)
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Maria Antonietta, la più giovane tra le figlie di Francesco I e Maria Teresa, imperatrice d'Austria, a quattordici anni viene concessa in sposa al futuro re di Francia, Luigi XVI. Riluttante e ancora inesperta, la giovane principessa si trasferisce a Versailles dove si trova a dover affrontare un ambiente molto diverso da quello della corte austriaca. La nuova regina di Francia non riesce a far breccia nel cuore del popolo, che continua a esserle ostile per il fatto che è straniera, per il suo comportamento frivolo e per le grandi spese che fa sostenere alla Corona nel tentativo di evadere dalle limitazioni della vita di corte. La morte di Luigi XV coglie ancora impreparata la giovane coppia che, nonostante tutto, è unita. Riescono, infine, ad avere quattro figli e la morte a sette anni del primo erede maschio, il Delfino, li vede l'una accanto all'altro stretti nel dolore. Allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789, Maria Antonietta ha il coraggio di uscire da sola sul balcone della reggia di Versailles e di inchinarsi di fronte al popolo che grida, ostile, il suo nome. Tuttavia, non essendo in grado di capire le necessità della popolazione, insieme al marito si schiera dalla parte della nobiltà più reazionaria e intransigente, siglando così la sua condanna a morte.
(tratto da Yahoo Cinema)

… A parte che questo “schierarsi dalla parte della nobiltà più intransigente” non l’ho visto, in quanto lei si limita a farsi i fatti suoi esattamente come prima, né più né meno, direi che questo film di Sofia Coppola è stato ingiustamente massacrato da una parte della critica. Non è certo quel che si dice un capolavoro, ma a mio avviso riesce bene nel suo scopo, quello di descrivere le ansie e le debolezze di una teenager divenuta troppo presto regina. Scrivo appositamente “teenager”, e non ragazza, poiché l’intento della regista sembra essere proprio stupire lo spettatore medio tradizionale, che fin dalla prima scena si confronta con un’immagine di Maria Antonietta differente da quel che i libri di storia ci hanno tramandato.
Le musiche utilizzate direi che aiutano non poco ad ottenere quest’impressione: rock e pop a tutto spiano, mescolato a più abituali brani di musica classica. Sulle prime questo può disorientare lo spettatore, ma dà forza al concetto di base, ovvero che Maria è una ragazzina, e come tale tende ad abbracciare tutto ciò che “rompe” le consuetudini ed il conformismo.

La Maria Antonietta di Sofia Coppola è – per certi versi - molto simile ad una delle protagoniste di ‘Sweet Sixteen’, detestabile programma made in MTV in cui sciocche ragazzine, egoiste e vanesie, arrivano a spendere centinaia di migliaia di dollari per festeggiare il loro sedicesimo compleanno nel modo più “trendy” possibile.
Con una sostanziale differenza, però: mentre in ‘Sweet Sixteen’ le piccole smorfiosette affrontano la vita con un piglio che viziato e presuntuoso è dire poco (dimostrando una superficialità che per lunghi tratti rasenta il delinquenziale), gli agi e gli eccessi della Corte di Francia consentono alla giovane Maria solamente di colmare a fatica un drammatico vuoto che, col passare del tempo, s’acuisce invece che sparire. La Regina di Francia, qui, non è considerata una figura istituzionale, né politica. Non sembra avere alcuna pretesa di “veridicità storica”. E’ solo una quindicenne spaurita e confusa, che tenta di sopravvivere in un gioco che segue regole per lei spesso incomprensibili (vedasi il tragicomico Codice seguito durante la Vestizione Mattutina). Col passar degli anni, ella si adatta al contesto, semplicemente, venendo inghiottita dalle inflessibili convenzioni, dalla “prassi regale” e dagli implacabili intrighi di una Versailles frivola quanto cinica, vivendo scampoli di “vera vita” solo tra le braccia del Conte di Fersen, suo amante.

A questo punto, lo spettatore è portato istintivamente a simpatizzare con Maria Antonietta, ‘tifando’ quasi per lei, stupendosi con lei della grottesca monotonia della vita di corte e soffrendo con lei delle maldicenze e dei pettegolezzi che le circolano tutt’attorno (senza parlare della inadeguatezza di Luigi XVI, un vero inetto).

Tutto questo mi ha portato a riflettere. Per alcuni, Marie Antoniette è un film lento, noioso, poco adeguato, sovrastimato. Tutto questo, se osserviamo la pellicola con l’occhio critico dello storico o del documentarista, può anche essere vero, certo.
A me, però, ha fatto pensare due cose a cui probabilmente non sarei arrivato guardando una “semplice” trasposizione della vita di Maria Antonietta il più possibile fedele alla veridicità storica. Ed è soprattutto per questo (e per la fotografia, veramente magnifica) che mi permetto d’affermare che questo è un buon film.

In primis, ho riflettuto sul concetto di ‘Potere della Storia’, appunto. La storia, come sappiamo, è dei vincitori. Maria Antonietta ci viene descritta nel modo che tutti sappiamo poiché il Terzo Stato si è imbufalito ed ha rovesciato la monarchia, spezzando l’oppressivo giogo della nobiltà e creando la Repubblica. La visione “contro” Marie Antoinette, dunque, ha prevalso (si, so che per molti non è “contro”, è “vera”, ma lasciatemi passare questo termine, sto parlando appunto di questo). Se avesse vinto lei, invece, cosa sapremmo? Se la monarchia esistesse ancora oggi, ed avesse ancora lo stesso potere di duecento anni fa, quale “verità” conosceremmo, ora? Forse parleremmo di una eccezionale regina, buona e saggia e caritatevole. E’ un’idea che può adeguarsi a praticamente TUTTA la Storia dell’Uomo. Chi vince scrive la storia. O meglio, spesso la riscrive a suo piacimento. Avesse vinto Hitler, chissà come parleremmo di lui. Magari discuteremmo della crudeltà degli Alleati, e non sapremmo nulla dell’Olocausto. Se i Romani avessero sterminato i primi Cristiani, forse nessuno saprebbe chi è Cristo, e il nostro Dio avrebbe un nome diverso (Giove? Odino? Allah? Amaterasu?). E se dopo l’ultima Crociata l’Occidente avesse ottenuto il controllo completo del Medio Oriente, spazzando via gli arabi, l’Islam sarebbe ancora la religione “unica e giusta” da quella parte del mondo?

In secondo luogo, ho pensato al ‘Potere dei Mass Media & del Cinema’, in grado, volendo, di trasformare eventi o persone in buoni o cattivi, e viceversa. Sofia Coppola descrive una Maria Antonietta che non si può non prendere in simpatia: lei è bella, semplice, buona e dolce, ed è a disagio tra gli infingardi che popolano Versailles. E’ stata realmente così? Probabilmente no. Ma la subdola capacità dei media di modificare l’opinione della gente è un fatto, e questo film potrebbe esserne un esempio. Proviamo simpatia per Maria Antonietta, è chiaro? Ci spiace che venga trattata in quel modo, ed il più delle volte arriviamo a condividere le sue ragioni (non sempre, ma è sufficiente). Ci risulta simpatica una persona che il popolo francese del Settecento considerava una sciagura. Che – dicevano - si disinteressava dei problemi della povera gente. Che non disdegnava di fare la p***ana a Corte, ridendo delle disgrazie della popolazione. Che affamava i bambini per comprarsi le scarpe. Era questa la effettiva volontà della Regina? Di nuovo, probabilmente no. Probabilmente non ne era neanche consapevole: come avrebbe potuto esserlo, se l’unica parte della Francia che le veniva mostrata era la ricca ed opulenta Versailles? Forse, se qualcuno le avesse mostrato le condizioni in cui viveva il suo popolo, avrebbe fatto qualcosa. O forse no, non è questo il punto. Il punto è che il modo in cui appare una determinata persona, o un determinato evento, dipende anche dal modo in cui ci viene raccontato, in cui noi lo vediamo (o meglio, come tendono a farcelo vedere), che riveste una importanza spesso decisiva. Quante volte incontriamo qualcuno che ci sembra simpatico, poi chiediamo ad un amico e questi ci risponde “nah, quello è un bastardo”? La nostra percezione cambia in base a quel che sperimentiamo, ma anche a quello su cui contiamo e di cui ci fidiamo. E se un amico dice che quello è un bastardo, chissà, forse lo è davvero, meglio stare attenti. Salvo poi scoprire, alla fine, che magari il vero bastardo è il nostro amico…

Voto globale: 7

Inviato il: 12/10/2008 19:46
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Il Sonno Della Ragione Genera Mostri (Francisco Goya)
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