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Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
Supremo Maestro
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Apro questo nuova discussione sull'intervista a Dave Morris, al di là dei commenti alla notizia (che si possono fare in homepage), vorrei che qui si potesse esprimere un'opinione un po' più articolata sui contenuti del colloquio con l'autore inglese.

---
Inizio io con la mia opinione.

Leggendo l'intervista si nota subito che Dave Morris secondo me è una di quelle persone che scrive più per sè stesso che per un pubblico, non si pone il problema se la sua opera sarà apprezzata o meno dal pubblico, perché lui si sente assolutamente gratificato da ciò che fa. Credo sia una cosa molto importante per uno scrittore, peché in tal modo, credo, ci si sente più libero di esprimere qualsiasi idea, anche la più strana e poco "conforme" al trend del momento.

Mi ha colpito molto il suo rapporto con i suoi amici più stretti, i vari Thomson, Smith, ecc., che, oltre ad aver lavorato insieme a lui nel periodo d'oro dei librogame, sono tuttora amici per la pelle e si vedono praticamente tutte le settimane per giocare di ruolo: sarà un caso o quasi tutti gli scrittori di librogame o di fantasy in generale hanno iniziato dal Gdr per poi percorrere la via degli scrittori? E' quindi vero che chi è un buon master è potenzialmente un bravo scrittore di fantasy?
E il passo da scrittore a game designer è secondo voi una cosa così strana (anche Joe Dever lavora in questo campo)? Io penso che la fervida fantasia non sia l'unico punto in comune, ma che ci sia dell'altro, come ad esempio il periodo storico in cui questi scrittori in erba vissero. E' stato infatti detto e scritto sia da Morris che da Dever che in quel periodo il mondo del gdr/fantasy era formato da una cricca in cui si conoscevano tutti, e che le case editrici erano ben poche (Games Workshop su tutte). Quindi una volta entrato lì, eri giocoforza quasi *costretto* a impiegare il tuo tempo a scrivere qualcosa e da lì, con la collaborazione e chiacchierando con gli altri, poteva poi portarti ad affinare le tue idee e il tuo stile, diventando più personale.
Ora non voglio generalizzare, ma sicuramente questo fatto è stato secondo me abbastanza rilevante. Mi ha colpito il punto in cui Morris dice:"ero lì che cazzeggiavo senza far niente alla Games Workshop, quando mi misi a scrivere una cosa..", questo quasi conferma quanto da me esposto.


Non commento inoltre le parti in cui si parla dei suoi libri, molti dei quali non ho letto, ma sinceramente non ho ben capito la parte in cui spiega il motivo della non conclusione di Fabled Lands. Cioè, non si capisce se la serie fu chiusa dall'editore perché a quel prezzo basso non si ripagava le spese o se furono loro (gli autori) a decidere di non continuare perché il guadagno era troppo basso.
Io propendo per la prima interpretazione, avendo intuito che Morris pensa più allo scrivere per poi guadagnarci qualcosa piuttosto che guadagnare solo scrivendo.

Interessante l'accostamento fatto tra librogame e videogioco, in cui Morris pensa che un librogame dovrebbe poter essere finito, se fosse ben scritto, al primo colpo. Ora non so bene la statistica, ma secondo me nei suoi libri, almeno da quanto da lui detto, le istant death dovrebbero essere veramente poche rispetto ad un Fighting Fantasy qualsiasi.
Ad ogni modo condivido la sua opinione: in fondo la morte è una seccatura e perché dovrei ricominciare da capo ogni volta che muoio? Nei videogiochi si "salva" in un punto e al massimo si ricomincia da lì. Di certo però non sono per l'eliminazione totale della morte del personaggio in un librogame, piuttosto sono per la riduzione di queste conclusioni solo nei casi in cui vengano fatte una serie sequenziale di errori nelle scelte.

Divertenti anche le piccole stoccatine date alla serie di Jackson e Livingstone: prima dice che non gli piacciono i combattimenti messi lì all'improvviso (e qui si nota quanta cultura GDR abbia Morris), poi non gli piace la sezione in cui si punisce chi bara, e infine dice che la lettura dei libri di Fighiting Fantasy lo annoia a morte, perché per lui il fantasy è tutt'altro, dicendo addirittura di non amare il suo unico libro scritto per la serie.. Bum!

Mi ha stupito inoltre il fatto che praticamente non abbia letto quasi nessun altro librogame, una cosa che mi pare anche altri autori hanno affermato: paura di avere la tentazione di copiare idee o stile?

Ad ogni modo è incredibile la poliedricità di Morris, ma anche di altri autori di librogame, nell'ambito lavorativo. Passare dal GDR, al fantasy, ai librogame, ai videogiochi e infine ai fumetti è sintomo di grande interesse per ogni forma d'arte degli ultimi 20 anni. Un peccato non poter leggere nulla di nuovo di Morris, almeno nei prossimi anni... ma magari un giorno riprenderà la penna (o la tastiera) in mano e potrà deliziarci con un altro dei suoi piccoli capolavori (ad esempio il GDR di Fabled Lands?).

Inviato il: 31/12/2008 13:55
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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(Avevo espresso la mia opinione anche nell'altro thread, ripeto qui)

Ho letto l'intervista. Complimenti a chi l'ha proposta e redatta. :)

Mi trovo assolutamente in disaccordo con Morris per quel che concerne Le Spire dell'Odio e per quanto riguarda la bravura di Smith (c'è un passaggio in cui afferma addirittura che ha 'una splendida prosa', che possiede uno stile che è all'altezza di molti romanzy fantasy - tipo Eragon? mi chiedo - e che Lucie è un 'personaggio ben delineato'), ma trovo sia naturale una risposta del genere: probabilmente non se la sente di urtare la suscettibilità del collega.

Per il resto, pare una personalità gradevole e posata.

Inviato il: 31/12/2008 14:16
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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Prima mi attacco alle considerazioni di Falco della Runa:

Citazione:

FalcoDellaRuna ha scritto:
Mi ha colpito molto il suo rapporto con i suoi amici più stretti, i vari Thomson, Smith, ecc., che, oltre ad aver lavorato insieme a lui nel periodo d'oro dei librogame, sono tuttora amici per la pelle e si vedono praticamente tutte le settimane per giocare di ruolo: sarà un caso o quasi tutti gli scrittori di librogame o di fantasy in generale hanno iniziato dal Gdr per poi percorrere la via degli scrittori? E' quindi vero che chi è un buon master è potenzialmente un bravo scrittore di fantasy?
E il passo da scrittore a game designer è secondo voi una cosa così strana (anche Joe Dever lavora in questo campo)? Io penso che la fervida fantasia non sia l'unico punto in comune, ma che ci sia dell'altro, come ad esempio il periodo storico in cui questi scrittori in erba vissero. E' stato infatti detto e scritto sia da Morris che da Dever che in quel periodo il mondo del gdr/fantasy era formato da una cricca in cui si conoscevano tutti, e che le case editrici erano ben poche (Games Workshop su tutte). Quindi una volta entrato lì, eri giocoforza quasi *costretto* a impiegare il tuo tempo a scrivere qualcosa e da lì, con la collaborazione e chiacchierando con gli altri, poteva poi portarti ad affinare le tue idee e il tuo stile, diventando più personale.
Ora non voglio generalizzare, ma sicuramente questo fatto è stato secondo me abbastanza rilevante. Mi ha colpito il punto in cui Morris dice:"ero lì che cazzeggiavo senza far niente alla Games Workshop, quando mi misi a scrivere una cosa..", questo quasi conferma quanto da me esposto.


Anche io sono stato colpito dai rapporti strettissimi tra Morris, Smith, Thomson e Johnson, che si ritrovano ancor oggi. Vorrei avere avuto io un gruppo di amici così affiatato, altro che... chissà a che RPG giocano? Comunque ormai abbiamo ricevuto sufficienti testimonianze su quanto fosse "piccolo" il mondo del fantasy roleplay e dei gamebook in UK; si conoscevano tutti, tutti mettevano le mani dappertutto e c'era un gran fermento di attività creativa. Bei tempi, Morris è fortunato ad averli vissuti; ma erano belli anche per i lettori e i giocatori, non solo per chi scriveva.

Sul fatto che un buon master sia potenzialmente un bravo scrittore (di fantasy), mah, certamente è una persona con una fantasia più fervida delle altre, ma per scrivere ci vuole qualcosa di più che l'immaginazione. Infatti ci sono autori che hanno fatto fortuna, pur non avendo chissà quale fantasia o voglia di sperimentare (vedi Ian Livingstone); lo stesso Morris dice di essersi ispirato alle varie leggende europee/arabe per il mondo di Legend... tutto sta nel mettere insieme debitamente le cose, non bisogna per forza inventare cose sempre più strampalate come per dare un nome alle carte di Magic. Morris ha il dono di saper scrivere in modo coinvolgente, e ha fatto bene a coltivarlo.

Citazione:

FalcoDellaRuna ha scritto:
Non commento inoltre le parti in cui si parla dei suoi libri, molti dei quali non ho letto, ma sinceramente non ho ben capito la parte in cui spiega il motivo della non conclusione di Fabled Lands. Cioè, non si capisce se la serie fu chiusa dall'editore perché a quel prezzo basso non si ripagava le spese o se furono loro (gli autori) a decidere di non continuare perché il guadagno era troppo basso.
Io propendo per la prima interpretazione, avendo intuito che Morris pensa più allo scrivere per poi guadagnarci qualcosa piuttosto che guadagnare solo scrivendo.


Da quel che leggo, lui e Thomson avevano proposto di tenere un prezzo più alto, perché percepivano che le vendite sarebbero state abbastanza basse rispetto a quelle del tempo che fu, e che i potenziali acquirenti erano lo "zoccolo duro", che avrebbe speso anche un po' di più (più o meno quel che pensa oggi la Mongoose e la E.Elle). Gli editori hanno insistito a venderlo a basso prezzo, così i guadagni sono stati bassi e alla fine gli hanno detto che non c'erano i soldi per finanziare gli ultimi due libri. Al di là del guadagno, Morris e Thomson meritavano di essere almeno pagati per il lavoro che facevano. Più o meno deve essere andata così per tutte le varie serie "monche".

Passando ai miei commenti personali, sono rimasto sorpreso principalmente da tre cose:

1) che lui creda che i suoi librogame siano tranquillamente terminabili con tutti i personaggi e seguendo varie strade. Se questo è vero per Realtà Virtuale e I Labirinti di Krarth, non vale certo per gli altri Blood Sword. Gli avversari sono piuttosto forti e basta un po' di iella per trovarsi col gruppo decimato o spazzato via, a meno di avere il mago "potenziato" dai Labirinti (che è una specie di cheat). Mi stupisce questa sua convinzione, mi fa credere che non ricordi nel dettaglio Blood Sword (il che è comprensibile, eh, mica passa le giornate a giocare i librogame come facciamo noi, si fa per dire). Sono invece rassicurato dalla sua valutazione del true path e della rigiocabilità del librogame: meglio un unico percorso molto curato che tanti piuttosto scialbi (vedi LG stile Unicorno). Riguardo alla strutturazione e alle instant death, dice che il modo migliore per strutturare un librogame è quello equilibrato: non uccidere il personaggio inutilmente, ma fargli piccoli danni un po' alla volta e permettergli comunque di arrivare alla fine. Ma quante volte questo principio è rispettato nei suoi lavori? Ci sono poche instant death, almeno in Blood Sword, ma affrontare certi combattimenti in certe situazioni, vedi il Re Stregone sulla ragnatela, va oltre le normali possibilità.

2) Tremenda, invece, la parte in cui racconta il suo incontro con Dever sulla "questione morale" Davvero non riesco a credere che Joe sia stato così ingenuo! Per me è stata la parte più scioccante dell'intervista, spero che Morris ricordi male quel dialogo...

3) che non sia mai stato in Italia. Evidentemente quello che è fissato con l'Italia è Mark Smith, ideatore di Godorno, ma forse neppure lui c'è mai stato. Curioso il suo apprezzamento per Italo Calvino; non credevo che fosse popolare in Inghilterra. Eco, Leone e Dante sono invece abbastanza scontati, sia per quel che abbiamo letto da parte di Morris, sia perché all'estero sono sulla bocca di tutti. Comunque per il prossimo anno, tutti a Padova a festeggiare il compleanno di Dave Morris

Inviato il: 31/12/2008 19:25
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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Innanzitutto do qualche chiarimento, essendo io l'autore dell'intervista.

Ero partito con l'idea di fare domande più approfondite su alcune questioni riguardanti i LG di Morris e a lungo discusse dai lettori: dubbi sui regolamenti, combattimenti troppo difficili, ecc. Tuttavia ho pensato che si trattava di un'occasione unica per intervistare l'autore, e che fosse preferibile spaziare su vari argomenti piuttosto che impuntarsi su minuzie che magari, giustamente, lui nemmeno si ricorda nei dettagli. Non mi serve la conferma di Dave Morris per capire che nelle Mura di Spyte è impossibile partire con centoquaranta pezzi d'oro se la borsa può contenerne fino a cento, e che quindi c'è un errore; né mi sembra il caso di sottolineare, vent'anni dopo, che a un certo punto di Blood Sword le frecce sono completamente inutili contro l'energia e le armature dei nemici. Credo che Morris abbia cose migliori da fare di un errata corrige di libri che difficilmente verranno ristampati. D'altro canto, se di Joe Dever - che continua a creare i presupposti per nuovi errori pur avendo l'occasione di correggere quelli vecchi - si sanno vita morte e miracoli, perché perdere l'occasione di saperne di più su Dave Morris?

Sono contento che questo approccio abbia fatto emergere più notizie sul mondo degli autori di librogame di quante ne abbia mai rivelate Dever, che anzi non ha praticamente mai aperto bocca riguardo ai "concorrenti". E scopriamo quindi che le varie collaborazioni tra Morris e Smith e Thomson non sono una conseguenza della loro carriera come autori, ma quasi il suo fondamento: si sono conosciuti prima di cominciare a scrivere, e hanno condiviso idee e temi poi apparsi nei loro libri. Questo davvero non lo avevo immaginato, anche perché ciascuno aveva un editore diverso; a quanto pare, però, sembra che bene o male tutti gli autori inglesi di LG di maggior bravura e successo abbiano ruotato intorno a Games Workshop, e che Jackson e Livingstone abbiano, nel bene e nel male, determinato la nascita della maggior parte delle serie di librogame ispirate a D&D. A questo punto trovo curioso che nessuno abbia mai menzionato Herbie Brennan, che risulta un autentico outsider.

Avrei voluto che Dave rivelasse qualcosa di più su sé stesso, ma a quanto pare ha voluto attenersi a tutto ciò che concerne il suo lavoro di autore, perciò non ha detto niente riguardo alla sua vita familiare, per esempio. E' comprensibile, però mantiene un po' l'idea di questi autori come dei disadattati, con la testa ancora impegnata nei divertimenti di gioventù. Il che non è del tutto falso, però sappiamo come vengono viste queste persone dal pubblico dedito a cose più "serie".

Sbalorditivo che Dave Morris volesse dedicarsi alla fisica delle particelle A quanto pare, un po' di cazzeggio e un voto meno brillante del massimo non sono nocivi al futuro di una persona

Sulla linearità dei librogame sono d'accordo in parte: specialmente io detesto le false piste, lo spreco di buon materiale per costruire percorsi che ti faranno fallire in ogni caso. Tuttavia i libri di Morris non sono mai così: anche i più lineari consistono, in fondo, di tasselli da mettere in ordine, perciò non esistono veramente strade sbagliate, ma solo strade che vanno percorse in un altro momento e in altre circostanze. Ben diverso da Ian Livingstone o Jonathan Green. Morris non ti fa mai percorrere liberamente decine di paragrafi per poi ucciderti, e in più ti dà sempre abbastanza indizi da farti capire quale strada è meglio prendere. Non trovare gli occhi dell'Hatuli nell'Artiglio del Demone è ben difficile; lo stesso non si può dire delle cinque statuette in Temple of Terror...

In quanto alla possibilità di finire tutti i suoi LG con tutti i personaggi e varie strade: delle strade abbiamo parlato. In quanto a Blood Sword, è un caso a sé su cui anche l'autore si è espresso: un equilibrio perfetto è impossibile. Secondo me basta guardare le regole per capire che uno Stregone da solo non ha chance contro un gruppo numeroso (gli incantesimi di gruppo hanno un Danno massimo troppo basso), e basta una partita per capire quanto sia difficile la vita di un Guerriero solitario. Ma Dave lo ha detto lui stesso: i dadi contano fino a un certo punto. Non è bello ricominciare perché sei morto, e ancor meno se ti hanno ucciso i dadi. Secondo me è una regola di cui si dovrebbe tenere conto anche nei GdR: a nessuno piace morire se è affezionato al suo personaggio, e credo che l'aspetto narrativo di un gruppo ben affiatato dovrebbe avere più importanza dell'aspetto scientifico del gioco. Nessuno si sognerebbe di ammazzare Achille prima del tempo in un GdR sulla guerra di Troia, e del resto anche i romanzi fantasy possono essere visti come campagne di GdR in cui i personaggi sono sempre miracolosamente riusciti a fare tutti i tiri giusti. Se volessimo rigiocare tutto il Signore degli Anelli come GdR, Frodo certamente non avrebbe punteggi sufficienti da arrivare a gettare l'Anello in Monte Fato. Eppure ci riesce, in barba a tutti i dadi del mondo. Di questo si dovrebbe tenere conto quanto si gioca un librogame: se i dadi ti danno sconfitto in una percentuale troppo alta di casi, è inutile sperare in un miracolo statisticamente impossibile: continua a leggere e non sentirti in colpa. Se nessuno lo facesse, i lettori avrebbero abbandonato Joe Dever al paragrafo 341 dei Prigionieri del Tempo.
In quanto alle morti istantanee, pur evitando gli eccessi, io non sono contrario al loro uso, se non altro perché sono situazioni in cui molti autori hanno dato il meglio di sé in termini stilistici e narrativi: basta pensare a Steve Jackson o al primo Joe Dever, quello che non aveva ancora la fissa della freccia nel cranio.

Sono lieto che Dave consideri Cuore di Ghiaccio il cuo libro migliore, perché a mio parere non c'è librogame più maturo, stimolante e intelligente, in grado di unire fantasia e spettacolo, fantasy e fantascienza, divertimento e riflessione. Ci sono librogame che mi piacciono di più, ma nessuno mi ha impressionato come questo.

La questione Fabled Lands io la interpreto come una decisione degli autori: loro avevano suggerito un prezzo, l'editore continuava a tenerlo più basso e loro hanno deciso di lasciare. Da quel che ho capito non sono stati i bassi ricavi della serie a farla interrompere: se l'editore avesse pensato di non guadagnarci abbastanza, perché avrebbe tenuto il prezzo così basso? No, io penso che Morris e Thomson abbiano pensato che non valesse la pena di continuare a quelle condizioni, e abbiano interrotto la serie a metà. Dal punto di vista dell'opera completa è una catastrofe, visto che nei 6 volumi pubblicati ci sono ampi collegamenti con i 6 mancanti, ma purtroppo sembra che resterà così.

Mi fa molto piacere che Morris sia fiero delle sue opere, e del fatto di non aver mai voluto fossilizzarsi sulle stesse idee. Secondo me l'ossessione di Dever col suo Magnamund e i Ramas ha finito per impedirgli di realizzare cose diverse, di cui pure credo fosse capace. Morris, al contrario, ha saputo applicare con formule ed espressioni diverse una serie di idee probabilmente nate nello stesso ambiente di gioco, alla faccia delle possibilità commerciali. Questo sicuramente gli ha tolto una certa fetta di pubblico, ma gli ha conquistato nel cuore dei suoi lettori una gratitudine anche maggiore di quella tributata al papà di Lupo Solitario. E poi è ancora in grado di rinnovarsi, entrando nel difficile mondo del fumetto. A questo proposito, il trailer di Mirabilis reperibile su YouTube sembra davvero promettente, oltre che artisticamente spettacolare. Dave mi ha inoltre chiesto di spargere la voce, per cui vi riporto le sue parole nell'ultima e-mail che mi ha inviato:

Citazione:
Dave Morris ha scritto:

We plan to get the first episode of the comic up on our website in January. Unfortunately we won't be able to put later episodes online, but at least this way people can get a taste of what it's like. If you can spread the word in Italy, please do. The current thinking is that translated editions (especially Italian, Spanish, French and Dutch) could be published while the English version is still appearing in weekly magazine form. So we're putting pressure on Random House to sell those rights at Bologna Book Fair next year.

Inviato il: 2/1/2009 14:16
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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Per ora non ho moltissimo da aggiungere a quanto detto. Rispondo un po' a random a quanto detto finora, spero di non incasinarmi da solo .

Innanzitutto, sono rimasto anch'io positivamente colpito dallo scoprire che Morris, Smith, Johnson e Thomson siano una vera e propria "compagnia" di scrittori e soprattutto giocatori e non autori messi a collaborare assieme solamente per contratto.

Anche a me la prosa di Smith non è mai sembrata poi questo granchè (magari anche a causa delle traduzioni), sicuramente inferiore a quella esibita da Morris e Johnson in Bloodsword.

Per quanto riguarda la "questione morale", non capisco a quale episodio avrebbe fatto riferimento Joe Dever. Si tratta di un proposito poi effettivamente sviluppato in Lupo Solitario?

Inviato il: 2/1/2009 17:08
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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Federico ha scritto:

Per quanto riguarda la "questione morale", non capisco a quale episodio avrebbe fatto riferimento Joe Dever. Si tratta di un proposito poi effettivamente sviluppato in Lupo Solitario?

Probabilmente Morris ricorda male i dettagli dell'episodio, comunque Joe ha usato questa tecnica più volte (non salvi il principe Pelatar? Muori!). Non ricordo alcun demone invincibile in Lupo Solitario; l'unica scena che si avvicina a quanto detto da Morris è nelle prigioni di Mogaruith in LS13, con il demone di fiamma, ma non è proprio come detto nell'intervista, anzi.

Se ci fosse in tutto LS qualcosa di più invincibile di Kimah, lo sapremmo tutti

Inviato il: 2/1/2009 18:30
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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EGO ha scritto:

Probabilmente Morris ricorda male i dettagli dell'episodio, comunque Joe ha usato questa tecnica più volte (non salvi il principe Pelatar? Muori!).


Però ha usato anche il suo contrario, come nel famoso caso della Lancia Magica. Va bene che si tratta di un episodio unico nella serie, però mi sembra tale da far risultare la denigrazione da parte di Morris un po' eccessiva.

A proposito, sbaglio o ho notato una velata antipatia da parte di Morris per molto di quello che è gamebook non pordotto dal suo gruppo?

Dever mi sembra visto come un giuggiolone che ha fatto successo con una pacchianata (non che il Magnamund sia l'invenzione più originale della storia letteraria, però ce ne passa) e a Jackson e Livingstone sembra venir attribuito più merito per aver "sdoganato" il formato gamebook complesso più che per la qualità delle loro opere.

E' quello che mi è piaciuto meno dell'intervista: mi è sembrato che Morris volesse riproporre il solito discorso "commerciale vs. underground" con un certo astio e invidia verso il successo altrui. Tutto anche giustificato, perchè i suoi lavori sono obbiettivamente a un livello più maturo e originale, ma l'ho trovato una leggera caduta di stile. Poi posso anche aver avuto un'impressione sbagliata.

Citazione:

Non ricordo alcun demone invincibile in Lupo Solitario; l'unica scena che si avvicina a quanto detto da Morris è nelle prigioni di Mogaruith in LS13, con il demone di fiamma, ma non è proprio come detto nell'intervista, anzi.

Se ci fosse in tutto LS qualcosa di più invincibile di Kimah, lo sapremmo tutti


A me ricordava la scena in cui dei bambini in fuga dalla guerra rimangono sotto un carro ribaltato e vengono attaccati da dei Kraan. Non ricordo se sia nell'1 o nel 2 (mannaggia alla memoria), ma ricordo bene che anche se non si accorre in loro aiuto non succede niente di particolare.

Più che altro, se questa idea fosse stata inclusa in qualche librogame, penserei ad una instant-death. Anche se conoscendo il gusto di Joe per i combattimenti impossibili, non escluderei un Demone con 65 di Combattività e 240 di Resistenza che ti fa doppio danno se non hai lo Scudo Psichico. Del resto, anche Morris e Johnson ne hanno messi diversi di combattimenti del genere in Bloodsword.

Inviato il: 2/1/2009 20:06
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Re: Commenti e impressioni sull'intervista a Dave Morris
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Segnalo che l'intervista a Morris, su mia approvazione, è stata pubblicata nel numero 22 della rivista DM Magazine, reperibile a questi link:

http://www.grottadimerlino.com/dm_magazine.html
http://stores.lulu.com/alexander1968

La versione su Lulu.com in questo momento non è ancora disponibile, ma a quanto pare sarà in alta risoluzione.

Sono un po' stupito dalla lieve censura sulla parola "stronzate": dubito che la rivista debba passare il vaglio di qualche comitato pruriginoso. Pazienza.

Inviato il: 25/3/2009 22:16
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