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IL TREDICESIMO GUERRIERO – di John McTiernan
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Il tredicesimo guerriero detiene un singolare primato: da quasi otto anni viene trasmesso regolarmente in televisione e ogni volta viene reclamizzato a dovere. Impossibile non accorgersi quando viene riproposto per l’ennesima volta sul piccolo schermo, dove ha riscosso il consenso ed il successo che la sala gli aveva precluso. Non riesco a spiegarmelo, eppure sono molto affezionato a questo film, per motivi che non hanno nulla a che vedere con la sua qualità, che non mi è mai sembrata eccelsa.

In poco più di un’ora e mezza è rappresentata una storia che sa di già sentito, non tanto perché basata su di un raccondo di Michael Crichton (Eaters of the Dead, a sua volta ispirato a Beowulf) quanto per lo sfruttamento di arcinoti elementi della storia e mitologia scandinava. Il poeta arabo Ahmed Ibn Fahlan Ibn Alabas Ibn Rashid Ibn Hamad (Antonio Banderas) è inviato come ambasciatore nelle terre dei tartari, accompagnato solo dal fedele interprete Melchisedek (Omar Sharif). Nel loro peregrinare si imbattono in un accampamento di uomini del nord, dove il nuovo re Buliwyf (Vladimir Kulich) li accoglie amichevolmente, nonostante la difficoltà a comunicare e a capire le reciproche usanze. Un messaggero giunge dal mare per chiedere aiuto: il regno di Re Hrothgar (Sven Wollter) è minacciato da un nemico senza nome. Tredici coraggiosi guerrieri sono destinati alla pericolosa missione, tra cui il re e lo straniero Ahmed, perché la superstizione impone che il tredicesimo guerriero non sia nativo del nord. Il poeta deve improvvisarsi combattente, apprendere la lingua e le usanze di un popolo straniero, affrontare dei guerrieri selvaggi e cannibali. L’amichevole compagno Koneth (Neil Maffin) e la premurosa Olga (Maria Bonnevie) gli sono vicini in quest’impresa tutt’altro che semplice.

Come detto, non c’è alcuna sorpresa nel rivisitare in altra salsa la faccenda dei berserker, trasfigurandola a dovere grazie alla superstizione dei barbari nordici. L’evoluzione del personaggio di Banderas, un arabo costretto a guadagnarsi il rispetto di un popolo straniero ed incolto, non è così interessante ed a tratti sbrigativa (vedi la sequenza in cui apprende la lingua nordica). I tempi ridotti non consentono un gran numero di eventi e scenari, tuttavia lo spazio è sfruttato abbastanza bene. Ciò che mi convince veramente è la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto le figure dei guerrieri. Ogni singolo personaggio è presentato con pochi cenni e battute, ma resta ben impresso. La recitazione, peraltro, è molto sincera e realistica, anche da parte di Banderas nei panni di un musulmano.

La ragione per cui rivedo sempre volentieri Il tredicesimo guerriero è il gusto con cui si sofferma sui dettagli insignificanti, piuttosto che insistere con situazioni ed eventi eclatanti. È un piacere vedere i guerrieri che esplorano, seguono tracce, fortificano un villaggio e infine si introducono nel covo dei selvaggi Wendo, alla caccia della loro “Madre”. Il tutto ricorda molto un’avventura da gioco di ruolo, visto che la telecamera è più attenta al “come” che al “che cosa”. Sfortunatamente ci sono occasioni in cui realismo e cura vengono scioccamente messi da parte, nel tentativo di creare momenti più tesi ed epici di quello che dovrebbero essere. La Madre dei Wendo diventa così una fotomodella dagli occhi di ghiaccio, mimetizzata sotto un bello strato di sporcizia ed ornata di serpenti che non esistono in nord Europa, mentre avrebbe dovuto essere una grassona. Lo stesso protagonista finisce per diventare troppo “guerriero” e poco “poeta”, abilissimo con la spada ed esperto di cultura nordica. Tutto ciò stride con i tempi rapidi del film.

Ken Hall firma una colonna sonora maestosa, di quelle che continuano a ronzare in testa per giorni, proprio perché poco originali e quindi cantabili. In generale la produzione è di buon livello, la fotografia curata, la scelta degli attori ben azzeccata, compreso il ruolino affidato alla star O.Sharif. Però cerco di mettermi nei panni di chi non ama i dettagli tecnici di un’avventura e cerca la classica bella storia, l’originalità, la sorpresa ed il divertimento; Il tredicesimo guerriero offre ben poco sotto questo punto di vista, la presenza di Banderas confonde e la vicenda non è nulla di che, perciò chi non ha l’occhio clinico non può notar altro che le apparenti contraddizioni. In questo fatto risiede la debolezza di questa pellicola.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: **

Inviato il: 26/7/2008 15:38
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