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SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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È stato un amico a prestarmi l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini, stroncato in contumacia da una critica che non si può definire altrimenti che retrograda e prevenuta. La prima visione è stata uno shock, poiché non immaginavo che qualcuno, nella storia del cinema, avesse osato mettere in scena le vicende scabrose che D.A.F. de Sade ha illustrato nei suoi romanzi. Non riesco ad immaginare che effetto possano avere certe scene su chi non ha la minima cognizione di quel che la storia prevede.

Il film segue la falsariga del romanzo: quattro Signori, rappresentanti dei principali poteri, il Duca (Paolo Bonacelli), il Monsignore (Giorgio Cataldi), Sua Eccellenza il Presidente della corte d'Appello (Uberto Paolo Quintavalle) ed il Presidente (Aldo Valletti), si riuniscono assieme a quattro ex meretrici e a una schiera di ragazzi e ragazze, catturati tra i figli dei partigiani, in una sontuosa e cadente villa, isolata dal presidio dei soldati repubblichini e delle SS. Nella villa, per centoventi giorni, vige il regolamento sottoscritto dai quattro Signori, secondo il quale essi sono autorizzati a disporre indiscriminatamente della vita delle giovani vittime, che devono tenere un comportamento di assoluta obbedienza. Le giornate si svolgono attraverso una struttura infernale dantesca, che corrisponde alle quattro parti (un Antinferno e tre Gironi) in cui è diviso il film. Le tre narratrici, la Signora Vaccari (Hélène Surgère), la Signora Maggi (Elsa De’Giorgi) e la Signora Castelli (Caterina Boratto), hanno il compito di raccontare varie perversioni sessuali nella cosiddetta Sala delle Orge, allo scopo di eccitare i Signori e di educare i ragazzi alla soddisfazione dei loro appetiti sessuali. Man mano che il film procede, si registra un crescendo di violenza morale e fisica, fino all’ecatombe che conclude degnamente una storia fatta di brutture ed angherie disgustose.

Non uso mezzi termini, perché Pasolini mostra cose che nessun altro, neppure oggi che non c’è la censura dell’epoca, si sognerebbe di proporre al pubblico: nudità, perversione, sodomia, incesto, coprofagia, omicidi, torture ed umiliazioni appaiono in una veste straniante e realistica, che lascia completamente allibiti. Gli sceneggiatori Sergio Citti e Pupi Avati hanno operato un’attenta selezione del materiale originale, scegliendo dei racconti tutto sommato sobri per dare al film una struttura a spirale, che precipita verso il climax in cui le vittime sono immolate. Anche se Sade ha narrato cose ben peggiori di quel che si vede in Salò, è già sorprendente che si sia mostrato così tanto.

Pasolini è famoso per pretendere molto dai suoi attori ed in questo film deve essere stata dura, perché certe scene sono pesanti e le proteste sono fioccate durante le riprese. Con un cast semi-sconosciuto si è ottenuto un risultato magnifico, la cui sincerità è disarmante. Al di là delle tendenziose accuse moralistiche (traviamento di giovani e fesserie del genere), Salò è un capolavoro del cinema estetico, arricchito da una colonna sonora di cui Ennio Morricone è stato il consulente. È sua l’idea di inserire un leit motiv come Son tanto triste, tipica canzone anni Quaranta, e qualche brano dei Carmina Burana di Carl Orff.

Ma non è solo estetica. Oltre allo scenario storico, il breve periodo della Repubblica Sociale Italiana, in cui il progetto dei quattro libertini non era certo irrealizzabile, il film calca la mano su alcuni temi cari a Sade, di cui vengono letteralmente riportati alcuni brani e dialoghi. Lo scopo è dare una forma concreta all’esercizio potere assoluto, che dispone dei corpi altrui, li mercifica, li umilia e li brutalizza secondo i suoi scopi irrazionali. Pasolini percepì la perdita di valori che aveva segnato gli Anni Settanta, in cui la politica del governo diede alla società italiana una struttura consumistica, e queste scene sono cariche del suo rammarico. Per dirla con il regista: "L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi 'diverso'. Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo."

Salò è un film controverso, non perfetto ed a tratti sbrigativo o monco, forse a causa della mancata supervisione di Pasolini alle ultime fasi del montaggio, poiché era già stato assassinato. In ogni caso merita tutta l’attenzione, se non altro per il suo coraggio e per la metafora stupefacente con cui rappresenta l’anarchia del potere, un tema così delicato da non poter essere inscenato senza ricorrere ai simboli.

Voto di gradimento: 9
Voto critico: ****

Per altre informazioni, rimando alla recensione del libro a questo link:
LE CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA di Donatien Alphonse François de Sade (Gurgaz)

Inviato il: 29/12/2008 23:03
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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Ne avevo solo sentito parlare di questo film, ora mi hai incuriosito con la tua recensione, vedrò di procurarmene una copia e vederlo.
Ho letto anche la tua recensione del libro, e credo che riuscire a valutare in modo oggettivo un racconto del genere, estrapolando tra l'altro valutazioni assolutamente condivisibili, sia veramente difficile: purtroppo però, credo che la maggior parte delle persone veda questo film di Pasolini e/o il libro di Sade come una mera manifestazione di sadismo e volgarità.

Inviato il: 30/12/2008 10:26
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Possano la dea Ishir e il dio Kai guidarmi in questo nuovo mondo....
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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Posso fare una domanda ingenua? Senza ironia nè intento polemico, sia chiaro (verrò magari tacciato d'essere perbenista o retrogrado, ma non m'importa, m'interessa capire).

Mi son sempre chiesto perchè una particolare forma di 'Genio' debba quasi immancabilmente venire espressa previo utilizzo d'immagini scabrose. Ho capito l'ermetico simbolismo, l'ardito filosofeggiare e la cupa disillusione, ma le scene di sesso esplicito, ad esempio, debbono essere per forza una costante? Dal mio personale punto di vista è ovvio che molta gente fraintenda il messaggio che si vuole esprimere: per dirla in termini spicci, c'è un Pasolini che mi parla dell'Infinito e lo fa mostrandomi un filmato di Max Hardcore (Google per chi non sa chi sia). Uno può rimanere perplesso, accidenti. Sa un po' di 'furbata', o (peggio) di scusa per bavosi e pervertiti vari ed eventuali, sulla falsariga di: "Vieni qui, bella bimba, ti parlerò di Amore e Psiche... ops, è caduta la saponetta, la puoi raccogliere?".
Capisco la libertà d'espressione e la volontà di raffigurare gli abissi più osceni dell'animo umano, ma è necessario mostrare proprio *tutto*? Dov'è il limite? Ne esiste uno?

Inviato il: 30/12/2008 10:52
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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=Dr.Scherzo= ha scritto:
Mi son sempre chiesto perchè una particolare forma di 'Genio' debba quasi immancabilmente venire espressa previo utilizzo d'immagini scabrose. Ho capito l'ermetico simbolismo, l'ardito filosofeggiare e la cupa disillusione, ma le scene di sesso esplicito, ad esempio, debbono essere per forza una costante?


Beh, qui Pasolini (o meglio, gli sceneggiatori Citti e Avati) si è ispirato ad un romanzo esistente, non certo tra i più "sobri" i circolazione, e ne ha tratto un racconto metaforico. Però faccio molta fatica a paragonare sia il sesso esplicito che la violenza di Salò a qualsiasi film horror di oggi. Quel che viene mostrato qui è estremamente forte e disturbante, più per l'antimoralità dei personaggi che per le immagini in sé. A parte un sacco di nudità, non c'è nulla che puoi vedere su un filmetto Hardcore o Softcore; è l'atmosfera che è soffocante, proprio perché molto fedele ed attinente al libro di Sade. Nei film horror odierni si ha tanto sangue, l'immancabile nudo gratuito, mentre qui noto diversi tentativi di ingentilire il tutto, in particolare la concentrazione sulle sofferenze delle vittime, che in Sade sono oggetti mentre in Pasolini sono i protagonisti principali. Anche le scene di tortura, prive di audio e viste attraverso un binocolo, sono rese più sopportabili, pur rimanendo qualcosa di orribile come è giusto che sia.

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=Dr.Scherzo= ha scritto:
Dal mio personale punto di vista è ovvio che molta gente fraintenda il messaggio che si vuole esprimere: per dirla in termini spicci, c'è un Pasolini che mi parla dell'Infinito e lo fa mostrandomi un filmato di Max Hardcore (Google per chi non sa chi sia). Uno può rimanere perplesso, accidenti. Sa un po' di 'furbata', o (peggio) di scusa per bavosi e pervertiti vari ed eventuali, sulla falsariga di: "Vieni qui, bella bimba, ti parlerò di Amore e Psiche... ops, è caduta la saponetta, la puoi raccogliere?".
Capisco la libertà d'espressione e la volontà di raffigurare gli abissi più osceni dell'animo umano, ma è necessario mostrare proprio *tutto*? Dov'è il limite? Ne esiste uno?


Ribadisco una cosa detta in recensione: girare certe scene non è stata una bazzecola. E' stato pesantissimo per regista ed attori, quindi non si può considerare una furbata. Non si lavora il triplo e non ci si spinge in campi dove si sa già di venir fraintesi, se il tuo scopo è "sfruttare lo shock delle immagini" o "attirare i bavosi e i pervertiti". Sono quegli horror esagerati di oggi, spesso piuttosto vacui, a fare delle immagini scioccanti l'unica ragion d'essere, mentre la seconda categoria è quella del porno. Questo film non è pornografico, né tantomeno erotico. E' scabroso e fa star male sul serio, almeno la prima volta che lo si vede.

C'è un limite a quel che può venir mostrato, e questo sta proprio nel modo e nel contesto. Di certo i romanzi di Sade questi limiti li superano volutamente, perché non c'è nessun ambito della perversione che non venga raschiato fino al fondo del barile. Pasolini è l'unico che è riuscito a fare un film su Sade che non sia un porno oppure un'emerita scemenza, che non considera neanche lontanamente i temi ed i contenuti della produzione dell'autore. Questo gli è riuscito perché ha lavorato molto, perché ha tagliato moltissimo e tuttavia ha trasferito nel film lo spirito delle Centoventi Giornate (il contrario di quel che ha fatto Peter Jackson con LOTR). Purtroppo questo basta ed avanza per scandalizzare, in quanto il pensiero di Sade è, di per sé, scandaloso perché contrario a tutto quel che si è abituati a credere. Ma questo è uno dei principali motivi per cui suscita curiosità ed interesse, che va ben oltre la semplice narrazione di atti sessuali e violenti che oltrepassano ogni confine di morbosità.

Inviato il: 30/12/2008 12:59
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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Probabilmente è come dici tu. Anzi, conoscendoti, sono sicuro che sia così :) Di certo non è un film che, attualmente, mi sentirei di guardare.

Solo una postilla: quel legame tra "Genio & Scene di sesso esplicito" di cui faccio menzione non è naturalmente riferito agli horror odierni - che son ben poca cosa, bensì a tutto un malizioso genere di opere che definirei "intellettual-chic", che si compiace di rappresentare la realtà in ogni suo più scabroso aspetto nascondendosi dietro l'attenuante dell'Arte; questo non tanto perchè chi le crea ci crede davvero, ma spesso per dimostrare che 'loro' sono degli Illuminati che vivono al di sopra delle convenzioni, giustificando così ogni 'maialata' (scusate il francesismo) ivi contenuta.

Inviato il: 30/12/2008 13:44
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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=Dr.Scherzo= ha scritto:
Probabilmente è come dici tu. Anzi, conoscendoti, sono sicuro che sia così :) Di certo non è un film che, attualmente, mi sentirei di guardare.


In effetti non è un film che si guarda volentieri, su questo puoi stare sicuro. Per fortuna che l'ho visto quasi due mesi fa, così ho potuto affrontare serenamente il Natale.

Citazione:

=Dr.Scherzo= ha scritto:
Solo una postilla: quel legame tra "Genio & Scene di sesso esplicito" di cui faccio menzione non è naturalmente riferito agli horror odierni - che son ben poca cosa, bensì a tutto un malizioso genere di opere che definirei "intellettual-chic", che si compiace di rappresentare la realtà in ogni suo più scabroso aspetto nascondendosi dietro l'attenuante dell'Arte; questo non tanto perchè chi le crea ci crede davvero, ma spesso per dimostrare che 'loro' sono degli Illuminati che vivono al di sopra delle convenzioni, giustificando così ogni 'maialata' (scusate il francesismo) ivi contenuta.


Mi viene in mente "The Dreamers" di Bertolucci, ma è solo un esempio. Quel genere di film di solito lo giudico proprio come fai tu... non mi piacciono quei nudi estetici, o quelle raffigurazioni molto spinte dell'intimità che qualche autore usa a profusione e ritiene chissà perché artistiche.

Quindi sono d'accordo con te, ma ribadisco che il film in questione non rientra, secondo me, nell'intellettual-chic che hai ben delineato. E' troppo pesante, cattivo, disperato e rivoltante per appartenere alla categoria, e soprattutto è molto ispirato dalla sua fonte. Credo però che se tu lo guardassi, non avendo particolare familiarità con le tematiche di Sade, resteresti disgustato e basta. Ti chiederesti il perché di tante cose orribili messe insieme, perché sembra che il regista voglia creare un mondo inesistente solo per disturbare lo spettatore. Non è tanto la bruttezza di quanto mostrato a turbare, quanto la sua verosimiglianza. Quattro gerarchi fascisti, così come quattro personaggi molto potenti di qualsiasi epoca, avrebbero potuto organizzare qualcosa del genere; l'idea fa paura, lo svolgimento pure, ed il tutto è una metafora elegante del potere e delle sue imposizioni generalizzate. Difficile da cogliere, se non facendo profonda attenzione alle battute che i quattro cattivoni si scambiano durante il film.

Inviato il: 30/12/2008 17:14
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Re: SALO', O LE 120 GIORNATE DI SODOMA --- di Pier Paolo Pasolini
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Rileggendo quanto scritto da Gurgaz m'è balenata in testa questa riflessione (che tra l'altro forse ho già espresso in precedenza, non ricordo): un'idea, qualsiasi essa sia, rimane originale finchè viene padroneggiata da chi per primo l'ha partorita. Nel momento stesso in cui passa ad un altro, cessa di essere "pura" e diviene "interpretabile", e dunque diversa.

Mica per cattiveria o stupidità, eh? Solo che, se teniamo conto che ogni persona è un universo differente, beh, le cose vengono viste da ognuno in una maniera del tutto soggettiva e personale. Per dire, se qui a Milano parlo di "pizza", io intendo la classica margherita; ho scoperto che a Roma, invece, può indicare anche la focaccia rossa (che per me non è pizza).
Molto dipende dalla comunicazione, da ciò che vogliamo dire e da quel che recepiscono gli altri.
Usando un esempio estremamente più elevato (forse fin troppo), il messaggio di Gesù in principio ha avuto una precisa applicazione ed ha seguito una determinata via; nel corso dei secoli, però, è stato rimaneggiato, ritoccato, rimodellato a seconda del periodo ed a seconda di *CHI* lo aveva tra le mani (santi, fanatici, saggi, folli, Papi & antipapi, etc... nessuno di loro, comunque, era il Cristo).

Ora, senza voler paragonare Pasolini a Gesù ( ), è possibile anche che questo strano personaggio sia stato sovente frainteso e malinterpretato dai suoi stessi ammiratori, da quegli intellettualoidi che 'se la tirano' così tanto? Pasolini, girando questo film, voleva comunicare qualcosa di talmente complicato che magari persino gli 'intellettual-chic' à la The Dreamers, che probabilmente si ritengono unici depositari delle verità pasoliniane, han travisato. Lui mostrava sofferenza, loro han cercato di capire, non ci son riusciti appieno e si son buttati sul sesso spinto "artistico" (del tipo "mi faccio fotografare davanti ad una libreria francese mentre copulo con indosso un maglione a collo alto nero e con la sigaretta in bocca mentre scruto l'infinito").

Chi lo sa cosa abbiamo realmente capito di un uomo che, da quel che leggo, appare così tormentato? Forse era un pervertito, come dicono alcuni, o forse era solo triste.
Non conoscendolo quasi per nulla, mi astengo dal commentare ulteriormente o dall'esprimere più approfonditi giudizi. Ringrazio comunque Gurgaz per l'interessante conversazione. :)

Inviato il: 30/12/2008 21:18

Ultima modifica di =Dr.Scherzo= il 31/12/2008 12:20:16
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