Sola, fissava il bianco vuoto.
Sterminato lucore sotto, nubi di pensieri fumosi sopra.
Stava immota, anziché correre come un tempo, la forza che dall’alto sempre la manovrava sembrava giacere sopita.
Era persa nelle nubi.
Lampi l’elettrizzavano, confini indistinti la smarrivano.
Fissando il chiaro deserto che non le rispondeva, muto, vide cadere una goccia, immane.
Cadde lontano da lei, facendo tremare il pallido suolo, increspando l’area desertica che aveva colpito.
La scossa le giunse e lei, finalmente, si mosse.

Con occhi ti osservo
che non han del mondo interesse alcuno
ardon la luce che ci separa
portando immagini che sogno.
V’è aria, fra noi,
che si scalda al pensiero
e giace vibrando
fin far tremare anche i corpi.
Non è tocco, contatto o pelle che freme,
solo aleggia
nel varco tra l’anime
desiderio che giunge ed unisce,
colma il vuoto,
da respiro.
E respiro te,
con corpo, mente ed anima

Vergate le ultime parole rimase a guardare, stupito.
Non se n’era accorto, ma la scrittura era giunta proprio sino a quella singola lacrima, che adesso sostituiva il punto al termine della riga.
Il piccolo circolo crespo sembrava sorridergli, adesso.
Lui sorrise di rimando, poi mise via il foglio.
















Piccola spiegazione:
E' un esperimento letterario nato da un momento di forte e non voluta improduttività. Ho voluto tentare la fusione dei tre "stili" che conosco: narrativo (l'ultima parte), poetico (la parte centrale) ed ibrido (la prima parte).
Avevo già, in passato scritto qualcosa usando lo stile narrativo e quello ibrido, ma non mi ero mai cimentato con qualcosa che avesse la pretesa di sembrar poesia.
Si vede, no?

Comments are welcome

Se ho ben capito, Bianco ha come argomento un attimo di improduttività letteraria. Carina l'idea e non male l'esecuzione. Ci vuole un po' per capire a che cosa ti riferisci, però le immagini hanno la loro efficacia. Bravo.

Non capisco perché il genere cambia tra la parte iniziale e quella finale (prima è una lei, poi è un lui). E' perché inizialmente ti riferisci alla pupilla dell'occhio (o, figurativamente, all'ispirazione) e poi passi allo scrittore?

Il soggetto femminile all'inizio sarebbe, nella mia mente, la punta della penna o la penna stessa.
La pupilla è un'interpretazione che non mi era mai venuta in mente, ma devo dire che ci sta Nell'ultima parte il soggetto è chi scrive.

Dato che non mi veniva in mente niente di concreto da scrivere ma solo brevi ispirazioni che poi si traducevano in un nulla di fatto (la forza che dall’alto sempre la manovrava sembrava giacere sopita. Era persa nelle nubi. Lampi l’elettrizzavano, confini indistinti la smarrivano.) ho immaginato cosa potesse vedere la punta della mia penna, abituata ad essere guidata velocemente su quel deserto bianco che è il foglio di carta.
La scossa le giunge dal tremito scatenato dalla lacrima quando cade sul foglio, in quel momento comincia la sua corsa.

In quel periodo volevo scrivere qualcosa alla mia ragazza, ma i momenti passati mi avevano mentalmente estenuato e non riuscivo ad essere in alcun modo produttivo.
Ho cercato di smuovermi un po', rinunciando al voler produrre qualcosa di piacevole e limitandomi ad un esercizio.

Questa tua spiegazione Xion fa vedere tutto da un'altra prospettiva! Complimenti.

Citazione:

Il guaio è che uno scritto, per quello che è il mio concetto di "godibilità di un brano", dovrebbe essere comprensibile anche senza una spiegazione dell'autore, dunque c'è indubbiamente qualcosa che non va.
Trattandosi di un esperimento non lo correggerò, dato che, alla fine, è servito al suo scopo.
Mi rendo, però, conto della mia necessità di essere più chiaro e meno criptico.

Affinché si capisca correttamente a che cosa ti riferisci è indispensabile rendere un po' più concreta la descrizione iniziale. Forse sarebbe sufficiente inserire qualche particolare che chiarisca in modo inequivocabile che ti stai riferendo ad una penna, sempre in stile "ibrido".

Per come stanno le cose adesso, è possibile equivocare. Infatti io ho pensato alla pupilla dell'occhio e a veder bene non c'è nessuna controindicazione, appunto perché le descrizioni che fai sono astratte ed applicabili a molte cose contemporaneamente.

A parte questo, è un bel guizzo d'ispirazione, soprattutto perché è giunto ad un giovane temporaneamente rimasto a corto d'idee.

Citazione:

Grazie del complimento, ma non ho fatto nient'altro che prendere quel che avevo in mente e tentare di scriverlo.
Nel caso specifico la mia mente era vuota, dunque ho preso "il vuoto" (inteso come mancanza di ispirazione) come argomento.
Ho solo trasformato uno stato della mia mente in un sostantivo, da lì è poi scaturito tutto

Grazie per i suggerimenti riguardo alle maggiori spiegazioni, cercherò senz'altro di tenerne di conto in quel che scriverò prossimamente.
D'altro canto ho notato che è piuttosto difficile scrivere qualcosa di sufficientemente chiaro in modo non palese. Ovvero (tento di spiegarmi meglio perchè mi ingarbuglio con le parole): scrivere un qualcosa che può sembrare vago ma che ad una lettura un po' più attenta contiene indizi che fanno raggiungere il pensiero originario di chi scrive.
Un po' come scrivere un rebus... è difficilissimo che riesca a risolverne uno, figuriamoci scriverlo

In ogni caso, dato che si tratta del mio primo esperimento coinvolgente lo stile "poetico" mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, dov'è che qualcosa non va e cosa. Ah, magari anche qualche consiglio su come migliorarlo.
Anche sugli altri "stili" fate pure tutti i commenti che volete, se c'è modo di migliorare mi fa sempre piacere