Dragonheart fa parte di quella manciata di titoli cari ai cultori del fantasy, da sempre ansiosi di essere presi in considerazione dai produttori e puntualmente delusi. Curiosamente, la famiglia De Laurentiis è stata per lunghi anni un piccolo faro di speranza, poiché grazie al suo interesse sono stati prodotti molti film divenuti presto dei cult, anche se non sempre hanno brillato per qualità.

Questa è certamente una delle produzioni migliori, uscita a metà degli Anni Novanta, un’epoca di stenti per il genere. In pratica è una fiaba, che inizia nel 984 d.C. nel regno di un re sanguinario. Il sovrano ha un figlio, Einon (David Thewlis), cresciuto da un mentore di nobili ideali, Bowen (Dennis Quaid), ultimo seguace dell’Antico Codice di Re Artù, una regola cavalleresca che impone al combattente bontà e rettitudine. Il tiranno è ucciso mentre tenta di sedare una rivolta e Einon resta mortalmente ferito. Per salvarlo, la regina Aislinn (Julie Christie) ricorre all’aiuto di un drago (Sean Connery); Einon giura di essere un sovrano giusto, così la creatura ancestrale acconsente a donargli metà del proprio cuore, risanandolo e legando la sua vita alla propria. Purtroppo, Einon tradisce le attese e si rivela un despota peggiore del padre. Addolorato, Bowen lo abbandona e diventa uno spietato cacciatore di draghi, nella speranza di ritrovare quello che ritiene responsabile del “cambiamento” del suo pupillo. Dodici anni dopo, si imbatte nell’ultimo drago rimasto sulla terra, ma non riesce ad avere la meglio. La bestia non sembra malintenzionata e Bowen stringe con lui un accordo: fingere più volte di ucciderlo ed intascare la ricompensa. Tra i due si crea un rapporto di fratellanza, che non s’incrina nemmeno quando il drago svela di essere proprio quello odiato dal guerriero. Anzi, il loro sodalizio sarà il punto di partenza per guidare il popolo alla riscossa contro il malvagio signore, assieme alla bella Kara (Dina Meyer) e all’intraprendente Fratello Gilbert (Pete Postlethwaite).

La lunghezza del riassunto, che esaurisce a malapena i punti essenziali, è un buon indice della ricchezza della trama. Non è soltanto una storia bella ed articolata, scritta appositamente per il cinema da P.R. Johnson, ma è anche presentata con un ritmo adeguato a renderla comprensibile e coinvolgente. La regia di Rob Cohen è giudiziosa e non lascia nulla al caso: basti vedere quanto il casting e la ripresa siano avveduti e curati. Il film è girato in Slovacchia e la produzione ha richiesto due anni e mezzo, necessari a dare il tempo alla Industrial Light & Magic di elaborare il personaggio in computer graphic.

Le scene con il drago sono il clou del film. Draco fu il primo personaggio cinematografico interamente generato al computer, ma continua a fare un’ottima figura. I movimenti della creatura e le espressioni facciali, modellate sulla gestualità di S.Connery, sono ancora oggi motivo di meraviglia e dovrebbero servire d’esempio per chi si cimenta in simili creazioni. Per il resto, Dragonheart ricorre ancora a trucchi artigianali per sostenere il computer, come una mascella meccanica con lingua semovente per la scena nella bocca, il tutto opera del sempre geniale Kit West. L’unico difetto da segnalare è qualche set dall’aspetto troppo finto.

Buona la sceneggiatura e bravo l’intero cast, formato da attori di talento come Quaid, Thewlis e Postlethwaite. Dato il tono fiabesco della vicenda, molti di loro recitano parti convenzionali, però si riconosce uno sforzo per dare unicità e colore ai vari personaggi. I dialoghi migliori sono appannaggio di Bowen e del drago, in inglese impersonato da un suadente S.Connery, in italiano egregiamente doppiato da G.Proietti (anche se la voce mi farà sempre sorridere). Un piccolo capolavoro la colonna sonora di Randy Edelman, i cui brani sottolineano al meglio i punti salienti del film e spesso toccano il cuore.

Un film estremamente solido, senza sorprese o colpi di scena incredibili, eppure mi piacerebbe vedere più spesso opere fantasy con la dignità artistica di Dragonheart. Oggi i registi che si compromettono con tale genere non capiscono che è più importante raccontare bene una bella storia, piuttosto che ricoprire di pixel il mondo reale e trasformarlo in un universo immaginario. Le tecniche moderne di elaborazione grafica offrono possibilità incredibili, ma queste sono un'arma a doppio taglio. Occorre aver pensato PRIMA ai tratti essenziali del film (scrittura, sceneggiatura, cast, ripresa) e POI accendere il computer, altrimenti ci si troverà a ricucire alla bell’è meglio una serie di frame d’animazione. Il risultato non può che essere pessimo; dal canto suo, questo film costituisce un ottimo esempio di lavoro capillare ed organizzato, in grado di stimolare la dedizione delle persone coinvolte. Questo è il segreto per un film fantasy ben fatto e destinato al successo.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****

Pur non trovandolo un capolavoro, ricordo sempre con piacere questo film. Mi è sempre piaciuto per la semplicitä e la mancanza di pretese, se paragonato ai film fantasy attuali, che lo rendono più simile a quanto si vedeva negli anni'80.
Una storia carina e coinvolgente, coadiuvata da effetti e costumi di prim'ordine anche a distanza di 10 anni.

Sicuramente il miglior film di Rob Cohen (e non ci vuole molto), prima che si mettesse a girare vaccate con Vin Diesel.

Non l'ho mai considerato un capolavoro, forse per la storia non proprio originale.
Oggi, però, lo riguarderei volentieri e credo che lo giudicherei in maniera meno presuntuosa di quando l'ho visto per la prima volta.

Oggi probabilmente mi accorgerei che questo film fa vedere un impegno che non si vede più.

Inoltre ha ben detto Gurgaz. E' una favola, non deve per forza essere originale, basta che giunga al cuore ed alla fantasia.
E direi che ci riesce perfettamente.

Mi sono guardato il "making of" sul DVD e in effetti stupisce il gran lavoro che c'è dietro. Solo per le animazioni del drago, allora, ci sono voluti 13 mesi! Nel frattempo Cohen era a Cinecittà per girare un altro film, Daylight con S.Stallone (non credo di averlo visto) e regolarmente si sentiva in radioconferenza con la IL&M. Il regista si è davvero impegnato di persona affinché il drago riuscisse gradevole e convincente; in effetti, il successo era legato soprattutto a tale personaggio. Qualche poveraccio ha dovuto visualizzarsi tutti i film di Sean Connery e registrare degli spezzoni, in cui l'attore appariva nelle sue tipiche gestualità. Si sono create così delle "categorie": arrabbiato, posato, sentenzioso, preoccupato, seducente, ecc... In base a questo enorme materiale, la IL&M ha realizzato Draco.

Per risparmiare un po' sulle location, il film è stato girato in Slovacchia, ma devo dire che gli esterni sono tutti ben fatti. Qualche scena in set pare un po' finta, oggi.

L'ho rivisto (in inglese) giovedì sera e la sera dopo avrei visto Eragon. A questo punto, è d'obbligo una riflessione iniziata dall'amico che mi ha accompagnato al cinema. Un bambino, o un ragazzino, che vede Eragon che idea si può fare di un drago? Che è una bestia telepatica, che nel giro di tre minuti passa da cucciolo a bestia supergigante, che si cavalca in spregio della gravità e che si approccia come se fosse Ilaria d'Amico? Non lo so, da quel film il drago non esce particolarmente nobilitato. Se io volessi spiegare a un bambino cos'è un drago, gli farei vedere un film come Dragonheart, che non solo è fatto meglio ma offre un'immagine dignitosa dei draghi. E anche un piccolo insegnamento morale, per quanto scontato.

Citazione:

Meglio per te.
Purtroppo ricordo di esserlo addirittura andato a vedere al cinema: una cagata tremenda!

Questo è forse il film che ho visto di più in assoluto. Forse una decina di volte come minimo. Non so perchè ma mi è piaciuto molto, forse ora che sono più grande lo apprezzerei meno, ma rimane sempre molto piacevole da vedere. Un 8 pieno!

Il primo Dragonheart, sebbene effettivamamente non sia niente di eccezionale, mi è piaciuto tantissimo, e mi piace tutt'ora!

Riguardo al seguito...beh...questo film è una cagata pazzesca! [cit.]

Ahhh, Dragonheart 2! Un vero capolavoro!

Il momento migliore è quando il drago, mentre cerca di imparare a sputare fiamme, tira una scatarrata gigante in faccia a uno di quegli pseudo-personaggi che popolano questa storia strampalata... Il vecchietto cinese, la ragazza delle arti marziali, l'uomo che si trasforma in drago... (un attore pessimo, come l'animazione del drago malvagio) davvero intollerabile.

Quello è un film da 1 secco, una schifezza totale.

Manco sapevo che ne esistesse un seguito.
Ed immagino che la citazione da Fantozzi di MetalDave sia la più adeguata.

Citazione:

Se non ricordo male il cattivone si tramuta in un drago baffuto...


Citazione:

A quello già scritto aggiungi che i draghi sono grossi come poni (anche il cattivone), che se non sbaglio oltre allo scatarro partono anche scoreggie e che misteriosamente il draghetto buono soffia anche gelo...