La Stirpe di Dragonspear è il "classico" librogame di AD&D. La prima lettura lascia solo marginalmente perplessi perché si raggiunge una conclusione rapida e sottotono della storia (ignorando ovviamente una morte istantanea dovuta ad un tiro fallito, in cui avevo investito addirittura 2 punti di Esperienza, ma quando si impongono tiri vita/morte non ci son santi). Poi si passa alla seconda lettura, alla ricerca di altre strade più stimolanti. Il grande difetto di questo librogame salta fuori dalle successive letture, per cui si raggiunge sempre il medesimo finale ma con personaggi diversi (gli elfi selvaggi, Eltan e Moruene, Braggi). Cosa discrimina queste possibilità? Il caso. I tiri non sono certo dei più bilanciati: in particolare sembra che l'autore sia convinto che il personaggio abbia sempre lo stesso valore per tutte le Caratteristiche, mentre invece sono stati specificati punteggi base ben diversi. Ne risulta che la Combattività e la Condizione Fisica richiedono lanci spropositati per avere successo (10 o più). Per quanto riguarda la narrazione, non è malvagia ma non è entusiasmante come in altri librogame della serie, ad esempio il 4, il 12 e il 15.

Una curiosità: Kelson Darktreader è un PG ranger e si capisce dal fatto che combatte con due armi e dalla sua professione. I traduttori hanno però ritenuto opportuno definirlo "esploratore", in disaccordo con il nr.1 in cui si manteneva il termine inglese e tipico del GDR. Col senno di poi, sono d'accordo con Galbardi e Accurso: si poteva ben evitare di lasciare la parola "ranger" nel D&D italiano!

Altre simpatiche traduzioni trovate nei librogame AD&D:

Nel 15 Flavio Gregori parla di "forme elementari" (elemental forms); certo che le creature elementali erano la bestia nera dei traduttori di librogame!
Il mostro "beholder" è stato tradotto come "spettatore"; se proprio non si poteva lasciare così, almeno si usi un termine meno compromesso con altri ambiti ("osservatore", per esempio).
I "planes" sono tradotti come "livelli", invece che come piani (dimensionali).

Mi pare di aver già detto la mia sulla stirpe dei dragonspear e sulla serie advanced D&D in qualche altro topic, però spenderò giusto qualche parolina perchè questo librogame è uno dei più brutti che ho letto fin'ora.

La trama è patetica: sei Kelson Darktreader, un mezz'elfo imbronciato con il mondo e le palle che ti girano a 360° di inner turbolence e non puoi fare a meno di criticare e rompere i coglioni alla gente che ti sta attorno.
E perchè?

Semplice, sei un mezz'elfo del cavolo, mal considerato dagli elfi, che non ti vogliono fra loro - fra l'altro l'unico che avrebbe potuto inserirti in quel mondo, tuo padre, è morto... - e gli uomini ti reputano uno scherzo della natura...o forse era il contrario???
Cmq questo ti dà il diritto di fare il cacciatore saccente, paccoso e musone, e soprattutto di far morire le guardie che ti sono state affidate (dopo una serie di paragrafi in cui non fai che lamentarti di loro) e di rimanere in vita con qualche senso di colpa in più!!!
Ma va là Kelson! meno seghe e più fatti!

E poi i disegni fanno schifo...

Vabbé, dai, è l'interpretazione più banale che D&D suggerisce per il personaggio mezzelfo e Steve Perrin ha scelto di dedicarle tutto un librogame.

C'è da aggiungere che io non conosco nulla di Forgotten Realms, sebbene in vita mia abbia letto da molte parti i nomi Dragonspear, Daggerford e Waterdeep. Quest'ultima era la città da cui prendevano il via le avventure del gioco per computer Eye of the Beholder. Leggendo questo librogame non ho notato nulla di distintivo, se non la presenza di popoli barbari dai nomi abbastanza idioti e dei demoni, creature polimorfe al servizio delle forze del male. Per il resto mi sembra un D&D piuttosto generico: qualcuno saprebbe aggiungere qualcosa?

Oggi ho letto per la prima volta La Resa dei Conti. Non male, di primo acchito sembra migliore di La Maledizione del Lupo Mannaro, almeno come struttura La trama è discreta ed il testo piacevole, ma non esaltante come nel nr.12. Per avere le idee chiare devo esplorare altre possibilità. Per esempio, vorrei sapere dove si trovano i tre oggetti magici segnati sul registro!

Citazione:
Sono piuttosto ben nascosti

Citazione:

Dai tiri di dado, prevalentemente. Trovare Boggle e i cavernicoli di Lorkt non è affatto scontato, mentre le Boccette sono sia dalla strega che nella torre del palazzo.

Curiosamente, al primo tentativo sono riuscito ad evitare tutti questi eventi, perdendomi le parti migliori del libro.

Il finale lo trovo molto sottotono rispetto a quel che si poteva immaginare. L'unico che vale la pena di essere letto è quello in cui si usa la Canna Sputafuoco, un oggettino procurato da Boggle in uno dei suoi viaggi transmondani. Fenomenale la frase "sulla canna leggi i nomi dei maghi che hanno incantato questo potentissimo oggetto: Smith & Wesson". Lì mi sono davvero aperto in due dalle risate.

E' un libro migliore del 12 dal punto di vista strutturale, leggermente diverso nella narrativa, decisamente punitivo nei lanci. Credo sia impossibile finirlo onestamente. Ho giocato 4 volte e sarei morto almeno 2 volte a partita. Ci sono troppi lanci vita/morte per portare a casa la pelle. Un'altra opera ben scritta che vale la lettura. La lettura e basta.

Lo stesso dicasi per le Ombre di Nordmaar. Un'ottima storia, narrativamente ineccepibile, demenziale dal punto di vista del gioco. Ritenta dall'inizio e buona fortuna? Ma figuriamoci! Quando avrò provato anche il secondo percorso, deciderò se devo considerare questo librogame alla stregua de "la Prova" o se premiare la sua superiore qualità letteraria.

Per EGO: il proverbio "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco" è abitualmente utilizzato dalle mie parti.

Purtroppo l'unico librogame in cui non ho trovato problemi di gioco è La Città Scomparsa, per cui è l'unico che si prenderà un 8 nelle mie recensioni.

Bene, si aprano le danze. Comincio con le recensioni.

Non si faranno sconti

sul 18 non hai detto niente

Citazione:

Ne ho parlato due post prima, se leggi bene.