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THE AVIATOR --- di Martin Scorsese
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Da Povoletto (UD)
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Sinceramente mi aspettavo molto di più dal film che nel 2004 ha spartito gli Oscar con Million Dollar Baby, a scapito di Alexander. Ricevere premi di questa importanza dovrebbe implicare come minimo la coerenza e l’equilibrio interno dell’opera, invece The Aviator mi è parso confuso in più punti. Incoraggiato dalle recenti esperienze con Scorsese e Di Caprio, ho deciso di dedicare una serata alla visione di questo filmone da 169 minuti.

È la storia di Howard Hughes (Leonardo Di Caprio), una figura emblematica della società americana, della sua libertà e delle sue contraddizioni. Rimasto orfano a 18 anni ed erede milionario, il giovane insegue sogni costosissimi e vi impiega tutte le sue forze. Il primo è la produzione del film Angeli dell’Inferno (1930), pellicola leggendaria per le spettacolari riprese dei combattimenti aerei. Il secondo è la realizzazione dell’aereo più veloce. La vita di Hughes oscilla tra la passione per il cinema e quella per gli aerei, che si incarica personalmente di progettare e finanziare. A Hollywood la fa da padrone, ottenendo le attenzioni delle dive più famose, in particolare Katharine Hepburn (Cate Blanchett) con la quale ha una storia importante. Nel frattempo, acquisisce la compagnia aerea TWA, si propone di realizzare aerei passeggeri e di diventare il leader dei voli transatlantici. Ma Hughes ha anche molti lati oscuri: oltre ad essere un playboy e uno spendaccione, è affetto da una forma acuta di germofobia, che lo mette pesantemente a disagio in mezzo alla gente. Il personaggio è colpito da numerose sventure: la Hepburn lo abbandona, resta parzialmente invalido dopo un terribile incidente aereo e l’esercito rinuncia a finanziare i suoi progetti. Schiacciato dalla propaganda sfavorevole del senatore Brewster (Alan Alda), un burattino nelle mani di Juan Trippe (Alec Baldwin), leader della rivale Pan American Airlines, Howard Hughes riesce temporaneamente a risollevarsi ed a realizzare il prototipo dell’aereo più grande del mondo. Da quel punto in poi la sua vita è un lento ed inesorabile declino, ma il film evidentemente non poteva durare di più.

A mio parere, già così è fin troppo lungo e nell’ultima ora decisamente noioso. Sebbene le vicende di questo ambizioso e prodigo nababbo siano uniche ed irripetibili, non è facile sorbirsi le reiterate scene di pazzia, per quanto Di Caprio si cali benissimo nella parte del folle. Dopo la gradevole parentesi con C.Blanchett, che non somiglia per nulla alla Hepburn ma che si distingue per un’interpretazione coi fiocchi, la storia di Hughes diventa gradualmente meno coinvolgente, perché in fondo si tratta del solito schema: degrado, disgrazia e rinascita finale dell’eroe. Se, infine, la posta in palio è l’esclusiva sui voli transatlantici, si capisce che non c’è più molto materiale per un film. Lo testimonia la necessità di introdurre personaggi di contorno come Ava Gardner (Kate Beckinsale) o il professore meteorologo (Ian Holm), che non fanno altro che allungare la minestra. Di certo il cast è composto da ottimi attori e le prestazioni sono eccellenti, così come i dialoghi, tuttavia questo film manca di ritmo e di profondità espressiva.

Ci sono effetti speciali ottimi e realistici, sempre utili per stupire il pubblico quando si è incapaci di appassionarlo. C’è una colonna sonora da antologia, opera di Howard Shore. C’è un’attenta ricostruzione del periodo storico, nonostante tutto sembri troppo nuovo e ben fatto, rispetto a quello che probabilmente si poteva fare all’epoca. Nel complesso, c’è stato un grande investimento per ottenere il meglio: bravi interpreti, abili tecnici, un compositore d’eccezione, eccellenti costumi e scenografie.

Ciò che manca, secondo il mio umile giudizio, è una bella storia da raccontare, con i giusti equilibri di azione, pensiero e riflessione. The Aviator tende a passare da acuti incredibili a momenti terribilmente piatti, in cui si invoca a gran voce la fine della storia. Invece il film continua, raggiungendo faticosamente il lieto fine che nessuno si aspettava, anche perché chi conosce la storia di Howard Hughes sa che il visionario magnate si spegnerà lentamente e nella sofferenza. Quest’opera di Scorsese non è certo da buttare, ma non incontra affatto il mio gusto, perché è discontinua, priva di un punto di vista preciso e soprattutto troppo lunga. Guarda caso, critiche molto simili a queste furono mosse ad Alexander e decretarono la sua esclusione degli Oscar.

Voto di gradimento: 6
Voto critico: ***

Inviato il: 24/3/2007 12:20
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