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HANNIBAL LECTER --- di Peter Webber
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C’è chi odia i prequel per principio, ma io cerco sempre di attenuare i pregiudizi, anche quando sono del tutto ragionevoli come in questo caso. Hannibal Lecter va classificato tra quei tentativi mal riusciti ed intimamente inutili di approfondire una delle più fortunate figure del cinema moderno. Oggi per fortuna non si propongono più lavori raffazzonati, che sfruttano un nome per attirare l’attenzione e poi trascurano perfino le parti essenziali. In questo caso almeno c’è una discreta regia con una fotografia dignitosa.

Peccato che la sceneggiatura faccia acqua da tutte le parti e risulti inconsistente, esattamente come il nuovo romanzo di Thomas Harris. Pare che il papà di Hannibal abbia deciso di grattare il fondo del barile, improvvisando la più classica spiegazione per la follia del noto cannibale ed omicida: un’infanzia segnata da eventi terribili. Ma pensa un po’! Nessuno avrebbe mai pensato di percorrere questa strada! In Lituania la Seconda Guerra Mondiale sta terminando: i nazisti fuggono dall’Armata Rossa e nella ritirata ne combinano di cotte e di crude. Un gruppo di aspiranti SS, che al momento cerca solo di che nutrirsi, occupano il capanno da caccia dove Hannibal Lecter (Gaspard Urriel) si è nascosto con la sorellina Mischa, dopo la morte dei familiari. Ma chissà che cosa mangeranno per sopravvivere... 8 anni dopo Hannibal è un giovane taciturno, ospite non privilegiato del suo castello, trasformato in orfanotrofio dai sovietici. Una notte decide di fuggire e si reca in Francia, dove lo zio è morto ma ha lasciato una ricca ed affascinante vedova, Lady Murasaki (Gong Li). La zia si occupa del ragazzo e lo istruisce: assieme alla passione per la cucina, per lo studio della medicina e per le armi giapponesi, il buon Hannibal impazzisce allegramente. Un bel dì decide di ritrovare gli assassini di sua sorella (beh, si era capito no?) e a questo punto il film diventa una lunga, vuota ed inconsistente sarabanda di omicidi.

Oltre alla fotografia, bisogna dire che gli attori fanno un buon lavoro. Il giovane protagonista, per sua disgrazia, deve rivaleggiare con il mito di Anthony Hopkins e si capisce subito che è una battaglia persa in partenza. Sguardi di ghiaccio e sorrisi inquietanti non sono accompagnati da battute all’altezza del personaggio, perciò basta un’ora per essersi stancati di lui. Il film sopravvive grazie ai comprimari, che oltre alla sempre bella Gong Li annoverano anche l’ispettore Popil (Dominic West) e il cattivone di turno (Rhys Ifans). Purtroppo, nessuno riesce a mettere in difficoltà Hannibal e ad accrescere un po’ la tensione; d’altro canto, il serial killer non appare mai abbastanza sinistro e non c’è posto per un solo momento inquietante.

La colonna sonora di Shigeru Umegayashi e Ilan Eshkeri non è degna di nota, anche se c’è qualche scena ben girata in cui mi pare di ricordare qualche bel passaggio. In ogni caso, non è per la musica e la ripresa che sono andato a vedere Hannibal Lecter, bensì per provare qualche emozione. È in questo ambito che il film si rivela spaventosamente deficitario: chi ha interesse a vedere la “giusta vendetta” del protagonista, quando questi non perde un colpo, ha sempre tutto sotto controllo e passa da una citazione infelice all’altra?

Né horror, né thriller, Hannibal Lecter non è nulla più di un’operazione commerciale, destinata a smarrire rapidamente la retta via. La trama ha dei buchi tali da farci passare una portaerei, nonostante la considerevole durata del film (117 minuti), ma non è questo il vero problema. Gli autori hanno commesso l’ennesimo imperdonabile delitto: sacrificare un personaggio unico ed irripetibile per dargli un background convenzionale. Perché raccontare la genesi della follia di Lecter, che era così pura ed inquietante finché era velata di mistero? O meglio, perché cercare una qualche spiegazione? Non c’è nulla di più terrificante di chi uccide senza motivo, di chi è cannibale per vocazione; la psicologia di Hannibal perde qualsiasi tratto interessante se è nata in seguito a tragici eventi infantili. Spero che nessuno si sogni di proporre un altro film su questo personaggio.

Voto di gradimento: 4
Voto critico: **

Inviato il: 24/3/2007 12:32
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Re: HANNIBAL LECTER --- di Peter Webber
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Il problema è sempre quello: nel momento in cui si cerca di svelare il mistero, rendendolo tangibile, questo cessa d'affascinare. L'immaginazione umana è il propellente più devastante a dsposizione di chi narra una storia. E' sempre meglio celare il 'mostro', non farlo vedere fino al momento propizio, appunto per sfruttare al cento per cento la paure più intime di ogni singola persona.

Come soleva dire H.P. Lovecraft: "Il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell'ignoto".

Inviato il: 24/3/2007 14:33
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Re: HANNIBAL LECTER --- di Peter Webber
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Dopo l'orripilante Hannibal, non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello di andarmi a vedere questo prequel, e il doppio commento negativo non mi invoglia a cambiare idea.
Sfrutterò la mia nuova tessera di sconti al cineam in maniera più proficua.

Inviato il: 24/3/2007 18:21
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