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Re: Articolo sul portale di Esaedro
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Grazie Xion.
Penso che la tua analisi centri effettivamente meglio la situazione, tra le considerazioni fatte precedentemente e messe in ordine.
La morte del mercato negli anni '90 è stata segnata anche da moltissime produzioni di scarsissima qualità (ufficiale e "meno ufficiale"). E' inutile negarlo.
Quando ho detto tonnellate di materiale, in effetti, intendevo solo ciò che ho potuto toccare con mano comprandolo successivamente in inglese quando internet ha permesso tutto ciò. Parlo di moltissimi moduli del D&D basico, ad esempio, tra i quali si trovano delle immonde schifezze e dei capolavori assoluti. E indipendentemente da questi valori la Editrice Giochi interruppe la traduzione e l'importazione del materiale per un'insensata legge di mercato.
Dico solo che per non perdere fette di appassionati compratori, i filoni e le saghe andrebbero seguite nella loro interezza per evitare la non-cultura del genere.
Considerei non per ultimo, anche il problema della lingua.
La lingua italiana per quanto sia meravigliosa, è talmente complessa e particolare da rendere i suoi fruitori bisognosi delle traduzioni. Non sono certo se il motivo sia la poca disponibilità all'esterofilia piuttosto che la difficoltà psicofisica ad imparare le lingue anglofone (utilizziamo aree del cervello diverse, ma non ne so molto a riguardo). E' assodato però che a tutt'oggi siamo uno dei paesi culturalmente evoluti che parla meno l'inglese con la necessità di avere le produzioni per forza tradotte (tempo che si aggiunge al tempo nel quadro che ci hai descritto).

Inviato il: 11/9/2007 16:00
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Re: Articolo sul portale di Esaedro
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Citazione:

Elrond ha scritto:

Grazie Xion.
Penso che la tua analisi centri effettivamente meglio la situazione, tra le considerazioni fatte precedentemente e messe in ordine.
La morte del mercato negli anni '90 è stata segnata anche da moltissime produzioni di scarsissima qualità (ufficiale e "meno ufficiale"). E' inutile negarlo.
Quando ho detto tonnellate di materiale, in effetti, intendevo solo ciò che ho potuto toccare con mano comprandolo successivamente in inglese quando internet ha permesso tutto ciò. Parlo di moltissimi moduli del D&D basico, ad esempio, tra i quali si trovano delle immonde schifezze e dei capolavori assoluti. E indipendentemente da questi valori la Editrice Giochi interruppe la traduzione e l'importazione del materiale per un'insensata legge di mercato.


Il problema, secondo me, è che i capolavori erano in numero davvero esiguo rispetto alla quantità di produzioni annuali. Sarebbe stato davvero difficile effettuare una valida scrematura su tutto il materiale, tantopiù che credo che la TSR chiedesse al suo concessionario (la EG) la traduzione di TUTTO, non solo di materiale "a scelta".
Inoltre per la EG D&D ed AD&D erano giochi un po' "diversi" rispetto ai loro standard. Stargli dietro come avrebbero meritato (e con una casa madre che di certo non aiutava) avrebbe probabilmente trasceso il loro abituale campo d'applicazione. Si sarebbero dovuti specializzare in GdR, e probabilmente non hanno voluto correre il rischio.
Oppure, più semplicemente, il calo delle vendite li ha scoraggiati a sufficienza da farli mollare.

Citazione:

Elrond ha scritto:

Dico solo che per non perdere fette di appassionati compratori, i filoni e le saghe andrebbero seguite nella loro interezza per evitare la non-cultura del genere.


D'accordissimo se questo significa non interrompere delle valide pubblicazioni in corso lasciando incompiuti degli ottimi lavori (vedi Misteri d'Oriente tra i LG).
Meno d'accordo se intendi continuare a pubblicare con costanza sostenendo un mercato che non da prodotti all'altezza, ma non credo tu intendessi questo.

Citazione:

Elrond ha scritto:

Considerei non per ultimo, anche il problema della lingua.
La lingua italiana per quanto sia meravigliosa, è talmente complessa e particolare da rendere i suoi fruitori bisognosi delle traduzioni. Non sono certo se il motivo sia la poca disponibilità all'esterofilia piuttosto che la difficoltà psicofisica ad imparare le lingue anglofone (utilizziamo aree del cervello diverse, ma non ne so molto a riguardo). E' assodato però che a tutt'oggi siamo uno dei paesi culturalmente evoluti che parla meno l'inglese con la necessità di avere le produzioni per forza tradotte (tempo che si aggiunge al tempo nel quadro che ci hai descritto).


Non sapevo che usassimo differenti aree del cervello per la lingua, molto curioso
Ma quello che dici è vero. Il problema, purtroppo, è aggravato da una situazione quasi monopolistica del mercato: l'80% dei giochi è un prodotto Made in USA, e gli statunitensi quasi RIFIUTANO i giochi esteri.
In un vecchio numero della rivista Kaos c'era una sorta di "guida alla sopravvivenza alla Gen Con", e tra le "cose da non fare" era esplicitamente indicato: - NON andate alla Gen Con per vendere i diritti di pubblicazione di giochi italiani. Gli americani non pubblicano NIENTE che non sia americano.
La situazione, allora, non si dev'essere evoluta poi molto.
Quindi si perde anche la possibilità di avere prodotti "nostrani" che si avvantaggerebbero di non necessitare di tempo aggiuntivo per le traduzioni.
Purtroppo, tra l'altro, quasi mai ho visto qualcuno considerare un pregio che i suoi soldi ed il suo tempo venissero spesi in un gioco italiano anzichè straniero...

Inviato il: 11/9/2007 16:15
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Re: Articolo sul portale di Esaedro
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Avete avviato una discussione molto interessante. Mi spiace non averla potuta seguire meglio, contribuendo passo passo.

Credo comunque che Xion, rispetto a me certamente più informato riguardo al mercato del fantasy passato e attuale, abbia riassunto la situazione nel modo migliore.

Librogames e GDR non hanno percorso un ciclo così singolare: il passare da periodi di crescita alla stasi fino al declino è insito nel tipo di economia che regge la società mondiale. Tutti gli articoli di commercio fanno questa fine, eccetto quelli tecnologici, perché il tipo di progresso attualmente intrapreso prevede un avanzamento della tecnologia tramite ricerca (essenzialmente americana e militare, che poi viene estesa a tutto il resto del mondo e delle applicazioni).

Stabilito questo io non fatico a capire perché librogames e GDR sono andati in crisi e faticano a risollevarsi, laddove non hanno saputo migrare su supporti digitali e multimediali. In sostanza hanno perso l'opportunità di rinnovarsi restando al passo coi tempi. Esistono però altri tipi di giochi, non multimediali, come le carte e i boardgame con le miniature: come ha detto Xion, questi non solo sopravvivono ma vendono sempre più grazie alla forza dell'immagine. Ma grafica sfavillante e miniature sempre più elaborate sono ancora una volta frutto della tecnologia... mentre in un librogame/GDR di tecnologia ce n'è poca. Può esserci ingegno, passione, stile, profondità di pensiero, creatività e anche veri e propri spunti geniali, ma oggi tutto questo pare non servire e non interessare. La domanda è perché?

Premetto che sono un emerito retrogrado e misoneista: ad esempio ascolto e compro solo CD perché "io sono nato nell’effimera epoca dei CD, quindi tenetevi i vostri mp3, i-pod e la robaccia senz'anima scaricata da Internet". Io non mi stancherei mai di leggere librogame di Steve Jackson e di giocare a D&D nel Granducato di Karameikos (peccato che ora non giochi più), però mi rendo conto che oggi come sempre è necessario “stare al passo coi tempi”. I librogame nei tempi d’oro erano una novità e per un po’ hanno saputo appassionare con uscite nuove e coinvolgenti. Il fenomeno non è certo durato poco, protraendosi per oltre un decennio. In fondo però non è stato proposto tutto il possibile: sono stati abbandonati progetti interessanti e alcune idee nemmeno prese in considerazione. A livello di proposte il genere avrebbe molto da offrire, ma il problema è: per chi?

E qui ritorno alla mia domanda iniziale: chi leggerebbe un librogame oggi? Si registra un costante calo d’interesse per ciò che è “umanistico”, secondo la tendenza inaugurata nel XX secolo: arti figurative, letteratura, filosofia sono coltivate da poche persone, spesso racchiuse in nicchie sociali che mi danno l’impressione di essere “ghetti in cui si entra volontariamente” (siano queste università o circoli culturali), mentre ciò che interessa la massa e le persone “che contano” è la tecnologia. E rispetto al progresso tecnologico cos’è un librogame? Un oggetto del passato, che si può anche passare in formato digitale e riempire di frizzi e di lazzi (rendendolo ridicolo), ma senza modificarne la natura. Si tratta allora di un prodotto per pochi, siano essi nostalgici legati a ricordi d’infanzia, oppure giovani con inclinazione naturale a cercare ciò che è particolare e non omologato.

Mi rispondo dunque da solo: la E.Elle ritiene che i librogame possano vendere abbastanza (ma non certo fare faville) grazie agli appassionati che oggi sono cresciuti, ma che sono stati segnati nel profondo dai librogame. Chi i librogame non li conosce, invece, non li scoprirà se non per puro caso e perché possiede una predisposizione alla ricerca. Si tratta di poche persone. Purtroppo non c’è nessun motivo per aspettarsi un vero “ritorno dei librogame”; si tratta più che altro di “revival”.

Inviato il: 13/9/2007 0:45
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Re: Articolo sul portale di Esaedro
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Citazione:

Gurgaz ha scritto:
...Esistono però altri tipi di giochi, non multimediali, come le carte e i boardgame con le miniature: come ha detto Xion, questi non solo sopravvivono ma vendono sempre più grazie alla forza dell'immagine. Ma grafica sfavillante e miniature sempre più elaborate sono ancora una volta frutto della tecnologia...


Non intendevo esattamente questo.
Quello che intendevo io (principalmente riferito ai giochi di carte, quelli di miniature hanno un'evoluzione differente) è che i GCC (Magic in primis) si rinnovano non solo graficamente (che non è poco, ma nemmeno tutto), ma anche per quello che riguarda le meccaniche di gioco. Questo serve a far sì che i giocatori non si annoino (tranne qualcuno restio ad abbandonare le abitudini) e che si mantengano sempre esaltati dal gioco, oltretutto continuando a comprare i nuovi prodotti.
Questo funziona, è un dato di fatto.

Le miniature funzionano in modo diverso (purtroppo). I principali giochi di miniature hanno via via abbassato il target, per cercare di espandere il proprio mercato: le due prove più eclatanti sono la costante semplificazione del regolamento di Warhammer ed il passaggio alla plastica predipinta per quella (ormai ex) fornace di capolavori che è la Rackham di Confrontation.
Questa, però, non è un'evoluzione, ma un'involuzione, ed è semplicemente il sintomo di un mercato che non sta mostrando i suoi momenti migliori.
Il motivo di questa differenza è anche abbastanza semplice: i giochi di carte possono avere una doppia chiave di interpretazione/gioco, i giochi di miniature no.
Mentre a Magic può giocare (divertendosi e godendosi appieno il prodotto) sia un bambino che un adulto, ai giochi di miniature la partecipazione (ed il godimento del gioco) per i bambini, che magari non assimilano tutte le regole, soprattutto le più complesse, è assai minore.
E mentre Magic può rinnovarsi dando qualcosa di nuovo che accontenta i bambini ed i grandi, i giochi di miniature se accontentano i bambini scontentano i grandi, e viceversa.
Le miniature più belle possono essere un qualcosa che attira tutti, ma non in modo eguale: al bambino la miniatura bellissima interessa certo meno che ad un adulto che, magari, ci mette anche l'interesse modellistico/di pittura.
La differenza, purtroppo, è profonda.

Citazione:

Gurgaz ha scritto:
Premetto che sono un emerito retrogrado e misoneista...


Ecco, ora mi tocca andare a ricercare "misoneista" sul vocabolario...


Citazione:

Gurgaz ha scritto:
E rispetto al progresso tecnologico cos’è un librogame? Un oggetto del passato, che si può anche passare in formato digitale e riempire di frizzi e di lazzi (rendendolo ridicolo), ma senza modificarne la natura. Si tratta allora di un prodotto per pochi, siano essi nostalgici legati a ricordi d’infanzia, oppure giovani con inclinazione naturale a cercare ciò che è particolare e non omologato.


Beh, forse non è proprio detto. É certo che i librogames sono un prodotto "del passato" e non proprio all'avanguardia nel mercato moderno, ma ci sono tanti prodotti venduti oggi che hanno "affinità" con i librogames.
Abbiamo già parlato di videogiochi ed altro che possa aiutare i librogames (e da essi farsi, seppur in minima parte, aiutare) a risalire la china, ma se nessuno tenta di sicuro il successo non si raggiunge.
Per carità, c'è comunque il rischio di non raggiungerlo, pur tentando, ma allo stato attuale delle cose...

Inviato il: 13/9/2007 12:38
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Re: Articolo sul portale di Esaedro
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Anche solo per ottenere una piccola verità sulle questioni che abbiamo avviato è giusto, come fate, basarsi sui numeri e sulle vicende che li hanno prodotti. Quel che è vero è vero e innegabile, esaminando statisticamente nascita, vita e declino del fenomeno librogame e gioco di ruolo.
Del resto le abitudini e le capacità di ognuno sono per forza figlie del tempo, e risulta facile capire come le generazioni di oggi siano poco disposte a vivere le esperienze più faticose quando potrebbero averle tutte con un semplice click (e molta meno fatica). Se non con rare eccezioni, pochi di noi oggi sono disposti a fare nobilissimi ma faticosissimi lavori come l'operaio o il panettiere, quando comodamente seduti ad una scrivania abbiamo la potenziale possibilità di avere "tutto". Allo stesso modo le nuove generazioni non si sognerebbero mai di accedere alla conoscenza e all'esperienza (di gioco soprattutto) con la fatica dello sfogliare un libro e leggerlo. Per lo meno, sempre di meno.
Teniamo conto che la nostra realtà sociale ormai basa quasi ogni cosa, sempre di più, sulla cultura del potere economico e quindi di conseguenza, dell'immagine. Questo con un breve percorso, ha portato per forza, una politica dei prodotti, oltre che una "non" cultura delle proposte, sempre meno educativa e pedagogica.
E' chiaro che alcune fasce non siano così compromesse per loro stessa natura, soprattutto la letteratura per fortuna.
Negli ultimi anni, vedi cartoni animati, librogame, fumetto, gioco di ruolo, giocattoli, centinaia di nostalgici hanno creato un nuovo movimento, che rispolvera e insegue tutte quelle fasce abbandonate, dimenticate, bistrattate.
Questo secondo me è stato un evento fisiologico, dovuto alla necessità di riavere, rivalutare e riassaporare una serie di fenomeni ludico-sociali che si sono persi, ma che insiti nella natura umana sono necessari, indistinguibili e imperdibili.
Non credo sia solo una convinzione romantica, sono davvero certo (basandomi sulle esperienze che ho avuto in questi diversi ambiti) che, d'accordo il fascino di un videogame in multiplayer, ma lo stare seduti a un tavolo insieme a degli amici leggendo le evocative parole di uno scritto, sia qualcosa di invalicabile da qualsiasi innovazione tecnologica, perchè proprio dell'essere umano e della sua intellettualità.
Non sono ottimista affatto, perchè di base manca l'educazione a questo tipo di esperienze ludiche, in un paese sempre più stranito da una classe dirigente allo sbando.
Bisognerebbe comunque che gli editori e gli importatori capissero il tipo di discorso da portare avanti per essere ripagati se non altro da appassionati fidelizzati: cercare i prodotti di qualità e perseverare nel rispettarli. Seguendo per intero le serie, senza snaturarle o cambiarle, adattandole con criterio a quello che è il vero mercato (che non è quello dei grandi numeri e dei soldi facili).

Inviato il: 13/9/2007 12:42
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