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LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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di Gore Verbinsk


Non è possibile imputare agli altri le proprie colpe, pertanto non posso lamentarmi dopo essere andato a vedere questo film. Però posso imprecare, maledire la pubblicità e i blockbuster, perché sono così astuti da riuscire ad accalappiare qualsiasi genere di spettatore. Nel mio caso, hanno gettato un’esca d’eccezione di nome Johnny Depp, nonché un primo film abbastanza gradevole dal titolo la maledizione della prima luna. Nonostante il trailer mostrasse abbastanza per dissuadermi, ho accettato di visionare questa palese operazione commerciale perché speravo che una bella storia, un po’ d’azione, qualche bravo attore e del sano umorismo mi avrebbero divertito. Al contrario, questo seguito è talmente eccessivo, lungo, prepotente, insulso, ridicolo e scarsamente ispirato da impedirmi di provare qualunque genere di soddisfazione.

La storia semplicemente non esiste. Will Turner (Orlando Bloom) e Elizabeth Swann (Keira Knightley) sono arrestati il giorno delle nozze dal consueto affarista inglese senza scrupoli, Lord Beckett (Tom Hollander); lo scopo è mandare Will sulle tracce del capitano Jack Sparrow (Johnny Depp) e recuperare la sua magica bussola. Sparrow, come al solito, è nei guai: l’immancabile ciurma di pirati maledetti, capitanata da Davy Jones (Bill Nighy), ha un conto in sospeso con lui; l’unica soluzione è trovare una chiave, che apre un forziere, al cui interno è custodito il cuore di capitan Jones. Avendo in pugno il capitano e il suo equipaggio di pirati-pesce (simile al bancone di una pescheria resuscitato in forma umanoide), è possibile anche disporre dell’arma segreta di Davy Jones: il Kraken, direttamente dalla mitologia vichinga. La caccia al forziere fantasma è aperta e c’è spazio davvero per tutto: l’isola dei cannibali (con tanto di scene dimentiche della forza di gravità), la strega voodoo di Monkey Island (Naomi Harris), battaglie navali ma non tra navi, combattimenti su ruote di mulino in corsa e grasse risate, raramente dettate dal divertimento.

Dopo due ore e mezza, in un’inutile maratona di mirabolanti effetti speciali ed azioni estreme, lo spettatore scopre che non c’è la fine. Arrivederci al terzo episodio, dove si suppone che tutte le domande riceveranno risposta! Ah sì? Non ci conterei, visto che in questo film non c’è trama e si assume che il pubblico accetti tutto “per fiducia”. Non si capisce un bel nulla, frastornati dai colori, da una colonna sonora assordante, dalla macchina da presa impazzita. E i dialoghi? Si dilungano per minuti, privi di qualsiasi scopo od ispirazione, incapaci di arricchire i personaggi, in gran parte presi dal primo film e gettati a capofitto in una storia senza né capo né coda. Tutti ricompaiono, nessuno escluso.

Con estremo rammarico, mi dichiaro deluso da J.Depp. Nel personaggio di capitan Sparrow è ancora a suo agio, tuttavia la povertà delle battute e la stupidità di molte situazioni gli impediscono di essere gradevole. Non che non sappia far divertire, anzi, le uniche risate genuine del film le devo a lui, però mi è sembrato così ripetitivo in certi punti che non ne potevo più di vederlo barcollare ed ammiccare. Nella scena dove approccia K.Knightley mi è parso a disagio, quasi forzato. In effetti, dal suo personaggio non mi aspettavo una simile caduta di stile. Che dire poi dell’insipido O.Bloom, dell’intraprendente ma inverosimile K.Knightley, del ridicolo T.Hollander e, in buona sostanza, di tutto il cast? Come fai a recitare bene se non c’è un copione, ma solo una serie di siparietti ad inframezzare le scene d’azione?

No, qui qualcuno mi prende in giro. Non si può scrivere una storia di due righe e sommergerla con una montagna di immondizia grafica, anche di qualità. Non si possono girare scene dove non si capisce quel che succede. Non si possono far improvvisare i dialoghi agli attori, con battute banali a ripetizione. Non si può violentare lo spettatore con una musica che devasta i timpani. Non si può proporre un film d’avventura dove non c’è una trama. Non si può fare un film d’avventura di due ore e mezza. Non si può credere che un film possa avere l’aspetto di un giro su una giostra di Gardaland. Non si possono spendere milioni di dollari per scenografie e trarne un’opera demenziale. Non si può rinchiudere un genio come J.Depp in un ruolo di maniera, al servizio del mercato e della moda, non importa quanti soldi gli si può offrire.

Un collage di tutte le peggiori tendenze della moderna cinematografia, ritengo questo uno dei film più inguardabili che io abbia mai visto. L’unica nota di merito è che non si prende troppo sul serio, come i suoi colleghi King Arthur e Kingdom of Heaven, ma preferirei che mi tagliassero la lingua, piuttosto che ammettere che un simile delirio di forma, privo di sostanza, è apprezzabile solo per un piccolo dettaglio.

Voto gradimento: 1
Voto critico: *

Inviato il: 2/10/2006 1:07

Ultima modifica di lonewolf79 il 6/10/2006 2:13:53
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA --- di Gore Verbinski
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sbaglio o è la prima volta che una tua recensione ha voti molto bassi?

Inviato il: 2/10/2006 1:08
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA --- di Gore Verbinski
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Così bassi non li ho mai assegnati prima. Non mi diverto a stroncare i film, né lo considero un mio preciso dovere. Ciononostante ritengo che con la sopradescritta "opera" si siano varcati confini entro i quali non si può più parlare di cinema. Attenzione: c'è un seguito in arrivo, che senz'ombra di dubbio dovrà superare il secondo episodio per eccesso di stile, se di stile stiamo parlando. L'unica volta che mi sono così indignato era per Le Crociate (Kingdom of Heaven), però questo film risulta perfino difficile da guardare, intendo come atto fisico. Stanotte ho fatto perfino fatica ad addormentarmi, per quanto ero stordito dall'audio ed allucinato da una fast motion portata alle estreme conseguenze.

Sentendo la gente all'uscita che commentava compiaciuta lo spettacolo, mi sono convinto che ormai, davvero, la gente non riesce più a distinguere un film da un videogioco. Nemmeno la critica si salva, visto che ha l'ardire di spaccarsi in due su un prodotto insolente come questo.

Inviato il: 2/10/2006 11:07
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA --- di Gore Verbinski
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Penso che il giudizio così "estremo" sia dato più che altro dalla sensazione di sentirsi presi in giro, dal fatto che ci sia qualcosa di sbagliato nel fatto stesso che un film del genere sia stato realizzato. In questo caso l'1 diventa più simbolico che altro.
Una stroncatura del genere la darei tranquillamente a Troy, perchè secondo me un film del genere non dovrebbe nemmeno esistere. E non stiamo comunque parlando di un filmetto amatoriale, al quale se non altro va riconosciuto l'impegno di costumisti e scenografi. E'proprio l'onestà artistica a mancare, l'"anima" alla quale dovrebbe aggiungersi un "corpo". E in questi casi non si può nemmeno chiudere un occhio con la scusa di assistere consapevolmente a qualcosa che vuole fornire solo intrattenimento disimpegnato.
Ma ho parlato troppe volte in generale senza vedere i film....attendero di vederlo. Anzi,magari inizierò dal primo episodio, che non ho ancora visto.

Inviato il: 2/10/2006 17:58
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA --- di Gore Verbinski
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Figurati, un voto come 1 non ha un gran valore, poteva andare benissimo un 3, però non vorrei che qualcuno meno familiare con le mie valutazioni lo confondesse come un "male, ma non completamente". Come a scuola, che senso ha dare voti più bassi del 3? Che media devi avere per recuperarli? Da allora non mi pare utile usare simili voti, però ieri sera ero troppo in*****to.

Credevo che roba come Van Helsing fosse il massimo dell'assurdità dell'azione unita alla follia in fatto di trama e citazioni kitsch, ma stavolta siamo ben oltre quel limite. Troy lo ritengo indegno per la stupidissima riduzione che fa dell'Iliade, un poema simbolo della cultura europea e anche americana (da dove sono giunti?). Però a livello di azione, combattimenti et similia non lo ricordo così intollerabile, anzi, lo scontro Ettore-Achille mi era piaciuto, nonostante il ridicolo schema di eventi che lo circondava. Questi Pirati dei Caraibi (oddio! se c'è una sola isola di quelle riprese che fa parte delle Antille sarebbe già qualcosa) sembrano gli X-Men, solo che invece di uscire da un istituto sono scappati da un ospedale psichiatrico, perché hanno perso completamente la ragione.

Ne abbiamo già parlato... c'è una frangia di cinematografi impazziti, col pisello infilato nella Playstation (cito sempre questa battuta di Tarantino), che hanno stabilito che si può fare un film subissando lo spettatore di tonnellate di animazioni, suoni e colori. Non mi stupisce che il rincitrullimento conseguente renda opache le coscienze e remissivo il buon gusto.

La maledizione della prima luna è un film passabile, un intrattenimento leggero ma abbastanza meritevole, mentre questo è l'oppio dei popoli, in mancanza della religione.

Inviato il: 2/10/2006 18:18
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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L'unico motivo per cui riporto in auge questo thread è comunicarvi che "Pirates of the Caribbean: Dead Man's Chest" ha incassato una spropositata quantità di soldi: si parla di 421 milioni di dollari in America, quota che per il momento lo colloca al 6° posto della classifica degli incassi di tutti i tempi. In Italia, paese in cui le rendite per i film sono assai più moderate, circa 20 milioni di euro; il pubblico è 1/6 di quello USA, ma gli incassi non seguono tale proporzione, per fortuna.

Io trovo sinceramente pazzesco questo risultato e non gli so dare una spiegazione, nemmeno considerando la pubblicità capillare e martellante che è stata fatta. Ma da quando in qua un seguito ottiene un successo di pubblico così incredibile? Non è mai accaduto, né per Star Wars, né per Matrix... beh, è accaduto con Shrek. Il terzo film promette incassi ancora più stratosferici, ma spero che non superi quello Star Wars del 1977 che resiste inossidabile al secondo posto. Io il terzo non lo andrò a vedere nemmeno gratis.

Inviato il: 22/10/2006 13:38
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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non sarà un film con la EFFE maiuscola, ma sicuramente fa passare in allegria un paio d'ore.
direi che il film rispetta in pieno le premesse iniziali.
ovvio che chi va a vederlo cercando altro ne rimarrà deluso.

i già citati King Arthur o Le Crociate non hanno proprio nulla a che vedere con questo film. sono film che si rivolgono a pubblici differenti, con finalità differenti e tipologia completamente diversa di film.
almeno questa è la mia impressione.

mi sono divertito a guardarlo nonostante le sciocchezze presenti. forse è anche meglio del primo episodio.
aspetto il terzo sperando in una conclusione degna.

Inviato il: 22/10/2006 16:44
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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Io sono il primo a riconoscere che ciascun genere di film va guardato con un atteggiamento diverso, perché quello che in certi generi è inaccettabile diventa del tutto normale in altri. Ho sempre sostenuto che se il realismo non è una premessa si può anche fare a meno di commentare le assurdità. Infatti, non ho citato una singola assurdità del film, eccetto quella davvero macroscopica della ruota. Oltretutto, quella scena non riuscivo a guardarla fisicamente, tanto le immagini erano, per così dire, incasinate.

Può darsi che io sia rimasto indietro, che il cinema abbia raggiunto capacità di espressione che io non riesco a comprendere, mentre un pubblico con meno pregiudizi è perfettamente in grado di farlo. Però non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che, quando nessuno ha consapevolezza di quali sono i limiti del buon gusto in una certa forma d'arte, quella stessa forma è in fase di declino.

Per chi ha pazienza, riporto un brano che ho letto pochi giorni fa sul Don Chisciotte, in cui si parla delle commedie in voga in Spagna al tempo di Cervantes. Fate le debite sostituzioni e vedrete che è un discorso che può funzionare perfettamente per film come Dead Man's Chest.

l discorso del curato sulla commedia

“Lei ha toccato un argomento, signor canonico” – disse a questo punto il curato – “che ha ridestato in me un’antica avversione che ho per le commedie ora in voga, pari a quella che provo per i libri di cavalleria; perché, mentre la commedia dovrebbe essere, come pare a Tullio, lo specchio della vita umana, l’esempio dei costumi e l’immagine della verità, quelle che ora si rappresentano son specchi di assurdità, esempi di scempiaggini e immagini di lascivia. Perché, ci può essere mai, nel campo di cui ci occupiamo, un’assurdità più grande di quella d’un bambino che esce in fasciole nella prima scena del primo atto, e nella seconda vien fuori già uomo con tanto di barba? O più di rappresentarci un vecchio coraggioso e un giovanotto vigliacco, un lacché che fa concioni, un paggio che dà consigli, un re bracciante e una regina sguattera? E che dire dell’osservanza dei tempi in cui possono o potrebbero accadere le azioni che rappresentano, se ho assistito a una commedia che il primo atto iniziava in Europa, il secondo in Asia e il terzo finì in Africa; e se fosse stata di quattro atti, il quarto si sarebbe concluso in America, sicché si sarebbe svolta in tutt’e quattro le parti del mondo?
(...)
E mentre la commedia è fondata su fatti immaginari, le si attribuiscono verità storiche e vi si inseriscono pezzi di altri fatti successi a differenti persone ed epoche, e tutto questo, non già per un’apparenza di verosimiglianza, ma per grossolani errori, assolutamente imperdonabili? E il guaio è che ci sono ignoranti i quali dicono che questo va benissimo, e che tutto il resto significa andar cercando il pelo nell’uovo. E che dire poi se passiamo ai drammi sacri? Quanti miracoli falsi vi si fingono, quante cose apocrife o malamente intese, e miracoli di un santo attribuiti ad un altro! E non si peritano di far miracoli anche nelle commedie profane, senza nessun rispetto né altra considerazione all’infuori di quella che pare a loro che lì ci può star bene quel tal miracolo o quella tale apparizione, come la chiamano loro, perché la gente ignorante rimanga colpita e vada a vedere la commedia; e tutto ciò va a detrimento della verità e a scapito della storia, nonché ad onta dell’intelligenza spagnola, perché gli stranieri, che invece osservano con rigore le norme della commedia, vedendo le assurdità e le scempiaggini di quelle che facciamo noi, ci considerano barbari ed ignoranti. Né vale a sufficiente discolpa dire che il fine principale che gli stati bene ordinati perseguono permettendo che si facciano pubbliche commedie è quello di intrattenere il popolo con qualche onesto svago, e distrarlo a volte da quei malumori che sogliono essere generati dall’ozio; e che, dal momento che questo lo si ottiene con qualsiasi commedia, buona o cattiva, non è il caso di porre delle norme e di costringere quelli che le compongono e le rappresentano a farle come si dovrebbe fare, visto che, come dicevo, con tutte quante si ottiene lo scopo che con esse si persegue. Al che risponderei che questo scopo lo si conseguirebbe assai meglio, senza possibilità di paragone, con le buone commedie, anziché con quell’altre; perché, dopo aver ascoltato una commedia intelligente e ben coordinata, lo spettatore ne uscirebbe divertito dalla comicità, ammaestrato dalle verità, meravigliato dagli avvenimenti, messo in guardia dagli inganni, impratichito con gli esempi, adirato contro il vizio e innamorato della virtù; poiché tutti questi sono i sentimenti che deve suscitare una buona commedia nell’animo di chi la ascolta, per rozzo o balordo che sia, ed è assolutamente impossibile che non diverta e intrattenga, che non appaghi e accontenti molto di più una commedia che abbia in sé tutte queste qualità che non una che ne sia sfornita, come ne son sfornite per lo più quelle che di solito ora si rappresentano. E di questo non hanno colpa gli autori che le compongono, perché ce ne sono di quelli che riconoscono molto bene qual è il loro errore, e sanno benissimo quello che devono fare; ma poiché le commedie son diventate mercanzia da vendere, dicono, ed è la verità, che gli attori non gliele comprerebbero se non fossero di quel genere; e quindi l’autore cerca di adattarsi a quello che gli chiede l’attore che dovrà pagare la sua opera”.

Da “Don Chisciotte della Mancia” di M. de Cervantes

Inviato il: 22/10/2006 19:56
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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e chi li stabilisce i limiti del buon gusto?
anche per me ci sono un sacco di film che hanno incassato carrettate di soldi eppure non li trovo gradevoli.

e tanti altri che gente dice esser porcherie e invece a me piacciono.

chi o cosa stabilisce cosa è o non è un buon film?
secondo me l'arte è soggettiva e tale rimarrà sempre. in virtù di questo possiamo darne giudizi personali che però non possono includere un concetto oggettivo della stessa.

Inviato il: 22/10/2006 22:18
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Re: LA MALEDIZIONE DEL FORZIERE FANTASMA ---Recensione di Gurgaz
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L'idea che l'arte sia soggettiva è un concetto moderno, che fino ad un secolo fa nessuno si sarebbe sognato di professare. Il discorso che fai, Llukas, è perfettamente condivisibile, solamente mi pare che tu faccia confusione tra opinione e sostanza.

E' chiaro che ciascuno possiede un'opinione diversa, frutto della sua diversa sensibilità ed esperienza. Questo perché tutto ciò che percepiamo, tra cui anche l'Arte, è filtrato attraverso i sensi e compreso da ogni persona a suo modo. Però la sostanza delle cose non cambia, perché quella non dipende dalla sensazione.

Il problema delle forme di arte moderna, dal cinema (che è una delle più giovani) alle arti figurative tradizionali, è aver sommerso la propria sostanza con una marea di concetti ed elucubrazioni fantasiose. Al di là dell'opinione, non ho mai sentito dire a nessuno che i quadri di Raffaello fanno schifo, mentre quelli astratti di Mondrian svelano i misteri più reconditi dell'universo. Sono due modi completamente diversi di intendere l'arte pittorica, sebbene siano entrambi degni di attenzione. Il fatto che davanti a Raffaello la maggioranza sia d'accordo nel ritenerlo un grande artista, mentre molti si dichiarano confusi dall'Astrattismo, dipende da quanto la sostanza nel primo sia chiara e visibile, mentre quella del secondo sia più indefinita e necessiti di una spiegazione per essere colta.

Insomma, il pittore classico riteneva necessario riprodurre accuratamente la realtà nel modo più bello e magnifico possibile, ma in questo concetto di bello e magnifico non c'è nulla di soggettivo. Tutti scorgono la finezza delle pennellate e la maestria nell'utilizzare i colori e i giochi di luce ed ombra; questo avviene perché la sua arte è in perfetta linea e somiglianza con la percezione, perciò quello che raffigura non può essere straniante o fastidioso, ancor più se sostenuto da una tecnica sopraffina. Invece, il pittore moderno non si preoccupa più di raffigurare la realtà, ma preferisce usare gli stessi strumenti per suggerire emozioni mediate, o per raffigurare ciò che non può essere visto. Per questo è così difficile capire ed apprezzare i suoi quadri, perché la loro sostanza è scarna e flebile, sepolta sotto una spessa scorza di pensieri e ragionamenti che il singolo non sa ripetere da solo.

Cosa c'entra questo col cinema? Adesso rigiro l'esempio con i film. Un film come Dead Man's Chest è, per quanto sembri impossibile, quanto di più astratto possa esistere: togli tutti gli effetti speciali, le scene d'azione e le battutacce... cosa resta? Poco, una storia scarnissima senza alcun contatto né con la realtà storica, né con quella fantastica, dove nessuno si comporta in maniera sensata, se confrontato con gli schemi a cui la vita ci ha abituati. Quanto di più straniante ed incomprensibile possa esserci, insomma. Il suo predecessore, anche se non è il miglior esempio da addurre, aveva una storia semplice ma non astratta, così come erano plausibili i tempi e l'azione che vi aveva luogo. E' questo che ha fatto la fortuna del primo film, e in buona sostanza anche del secondo, non certo gli effetti speciali.

L'esteriorità è quello che lo spettatore ricorda di un film, perché è ciò che solletica maggiormente i sensi; però, quello che colpisce veramente è la sostanza ed è quella che distingue ciò che è buono da ciò che non lo è. La divergenza di opinione nasce proprio dall'incapacità di accordarsi sulla sostanza. Quando ciò accade, e con i film odierni è sempre più frequente, significa che si è travalicato il segno, ossia che si è resa la sostanza troppo difficile da comprendere (spesso, la si è ridotta al lumicino) perché sepolta da mille dettagli insignificanti.

Nessuno può capire dove stia esattamente il limite, ma quando c'è così tanta discordia non c'è dubbio che è stato oltrepassato. A mio avviso, l'Arte non è quindi soggettiva, ma quanto di più oggettivo ci possa essere, mentre soggettiva è la sua percezione. Spero che dall'esempio si sia potuto capire che l'Arte (cioè la sua sostanza) non coincide con la percezione dell'Arte (che è opinione), altrimenti tutto è capolavoro e tutto è crosta allo stesso tempo, e non servirebbero gli odiosi critici d'Arte e nemmeno i musei, perché nulla sarebbe degno od indegno di trovarvi posto.

Mi auguro che tutta questa pappardella non ti abbia confuso, se hai avuto la cortesia di leggerla. Non mi sento in dovere di farti cambiare idea, né sul film né tantomeno su quello che pensi dell'Arte; volevo più che altro che fosse chiaro il mio punto di vista, che non è uno sterile inveire contro il (secondo me) cattivo cinema. Da molto tempo ci vado con le migliori intenzioni, sperando sempre di divertirmi o di essere stimolato in qualche maniera. Con questo film ci ho provato, ma proprio non ci sono riuscito, perché mi hanno disturbato le varie cose che ho elencato tra un post e l'altro. Le mie aspettative erano: avventura fantasy-comica, con azione divertente ed entusiasmante, in un'atmosfera genuinamente avventurosa. Per qualcuno, queste stesse pretese sono state pienamente soddisfatte, per me assolutamente no. Da questo, mi sono sentito stimolato ad una discussione di più ampio respiro, perché le opinioni mi interessano fino ad un certo punto; preferisco cercare i motivi del contrasto.

Inviato il: 23/10/2006 17:39
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